Un gruppo che si impegna a 360° per il benessere del paziente oncologico e la sua famiglia. E le nostre "uscite"sono intese anche in tal senso, perché siano condivisione di emozioni e arricchimento a tutti i livelli.
Prima di giungere nel cuore di Orsara, quindi tappa a TORRE GUEVARA.
Un antico palazzo nel mezzo di un'ampia area rurale, dal nobile passato scritto sulle sue stesse pietre. Il tempo e i disastri naturali hanno lasciato i segni, infatti la costruzione porta quelli del terremoto del 1930 e del sisma del 1961, quando le scosse fecero crollare parzialmente le coperture dell'edificio. In seguito è rimasto del tutto inagibile dopo il terremoto del 1980.
L'ultimo sisma, quello del 2002, non sembra invece aver danneggiato ulteriormente la dimora dei Guevara.
Il palazzo di Torre Guevara è sito nella piana compresa tra i due affluenti Sannoro e Lavella, a nord del torrente Cervaro, in territorio di Orsara di Puglia. La costruzione rientrava nell’elenco delle dimore reali della corte aragonese. Il palazzo è eretto sul versante nord della conca attraversata dal torrente Cervaro, in un’area ricca di cacciagione. La zona, oltre a fornire relax ai vari feudatari e regnanti di passaggio, veniva utilizzata per il ripopolamento faunistico.
Torre Guevara è una struttura che ha trecento anni di storia. Il palazzo fu eretto nel 1680. I Guevara, signori di Bovino, acquisirono il Territorio di Orsara di Puglia e decisero di regalarsi un edificio degno della loro dinastia. Fu Giovanni, quinto duca di Bovino, a far costruire Torre Guevara, per i soggiorni di caccia nel territorio di Montellare. Fece erigere l’imponente edificio nel cuore stesso di un’area geografica delimitata a nord dall’antica città di Troia, a sud-ovest di Orsara, a sud di Bovino e ad est di Castelluccio dei Sauri. Una zona ricca di cacciagione, immersa nel verde e nella poesia di un paesaggio dolce come le linee delle colline daune. Il Palazzo di Torre Guevara fu utilizzato come sontuosa tenuta di caccia. Ospitò re e regine.
Una storia ricca di fascino, dunque la cui memoria degli antichi fasti sprona a riportare come in un museo bellezze artistiche e culturali.
Dopo la sosta a Torre Guevara, eccoci ad Orsara, dove solo pochi giorni fa, ad Ognissanti il cuore del paese ha "preso fuoco". Nessuna paura... è tutto ancora lì, vetusto e suggestivo.
Al rintocco della Chiesa Madre, gli oltre 100 covoni di legna preparati in ogni piazza e strada si sono trasformati in altrettanti falò da cui altissime fiamme e scintille hanno illuminato a giorno la notte più lunga e luminosa dell'anno. E' il momento che gli orsaresi dedicano da tempo immemore alla celebrazione dei “Fucacoste e cocce priatorje” (Falò e teste del purgatorio). Il fuoco, la condivisione del cibo, gli spettacoli musicali e le performance degli artisti di strada sono solo alcuni degli elementi che fanno di questo evento uno dei più attesi dell’anno.
A poche ore dall’evento, le famiglie cercano di accaparrarsi le zucche migliori per i propri bambini. Sono i più piccoli, con l’aiuto di nonni e genitori, a intagliare queste grandi “mongolfiere” color arancio per renderle “umane” e adeguarle a ospitare un lume al loro interno. Affinché la festa sia perfetta, occorre accatastare per tempo tutto il legname necessario a preparare un falò che faccia invidia a quello del vicino. E poi non bisogna dimenticare vino, carne, pane, patate e dolci tipici, cioè tutte le pietanze e gli ingredienti che saranno consumati quando, in ogni stradina del borgo, si terrà un banchetto a base di piatti “poveri” ma gustosi e in tutto il paese saranno esposte centinaia di zucche lavorate in modo creativo e illuminate al loro interno. Orsara si trasforma così in un luogo magico. Davanti all’uscio di ogni abitazione si vedono grandi tavolate. Si mangia per strada, in una grande comunione collettiva che riempie il borgo di voci, risate, musica e allegria. E poi c’è il mistero di una notte che sembra davvero fare abbracciare due mondi. L'uno materiale e visibile, l'altro ultraterreno e impalpabile, ma pieno di suggestioni. La tradizione vuole che le anime del Purgatorio (Cocce priatorije) possano purificarsi attraverso il fuoco e trovare la via del Paradiso, che viene indicata loro dai lumi nascosti dentro le zucche.
E’ la festa della luce, dunque, non quella delle tenebre.
(continua...)
Prima di giungere nel cuore di Orsara, quindi tappa a TORRE GUEVARA.
Un antico palazzo nel mezzo di un'ampia area rurale, dal nobile passato scritto sulle sue stesse pietre. Il tempo e i disastri naturali hanno lasciato i segni, infatti la costruzione porta quelli del terremoto del 1930 e del sisma del 1961, quando le scosse fecero crollare parzialmente le coperture dell'edificio. In seguito è rimasto del tutto inagibile dopo il terremoto del 1980.
L'ultimo sisma, quello del 2002, non sembra invece aver danneggiato ulteriormente la dimora dei Guevara.
Il palazzo di Torre Guevara è sito nella piana compresa tra i due affluenti Sannoro e Lavella, a nord del torrente Cervaro, in territorio di Orsara di Puglia. La costruzione rientrava nell’elenco delle dimore reali della corte aragonese. Il palazzo è eretto sul versante nord della conca attraversata dal torrente Cervaro, in un’area ricca di cacciagione. La zona, oltre a fornire relax ai vari feudatari e regnanti di passaggio, veniva utilizzata per il ripopolamento faunistico.
Torre Guevara è una struttura che ha trecento anni di storia. Il palazzo fu eretto nel 1680. I Guevara, signori di Bovino, acquisirono il Territorio di Orsara di Puglia e decisero di regalarsi un edificio degno della loro dinastia. Fu Giovanni, quinto duca di Bovino, a far costruire Torre Guevara, per i soggiorni di caccia nel territorio di Montellare. Fece erigere l’imponente edificio nel cuore stesso di un’area geografica delimitata a nord dall’antica città di Troia, a sud-ovest di Orsara, a sud di Bovino e ad est di Castelluccio dei Sauri. Una zona ricca di cacciagione, immersa nel verde e nella poesia di un paesaggio dolce come le linee delle colline daune. Il Palazzo di Torre Guevara fu utilizzato come sontuosa tenuta di caccia. Ospitò re e regine.
Una storia ricca di fascino, dunque la cui memoria degli antichi fasti sprona a riportare come in un museo bellezze artistiche e culturali.
Dopo la sosta a Torre Guevara, eccoci ad Orsara, dove solo pochi giorni fa, ad Ognissanti il cuore del paese ha "preso fuoco". Nessuna paura... è tutto ancora lì, vetusto e suggestivo.
Al rintocco della Chiesa Madre, gli oltre 100 covoni di legna preparati in ogni piazza e strada si sono trasformati in altrettanti falò da cui altissime fiamme e scintille hanno illuminato a giorno la notte più lunga e luminosa dell'anno. E' il momento che gli orsaresi dedicano da tempo immemore alla celebrazione dei “Fucacoste e cocce priatorje” (Falò e teste del purgatorio). Il fuoco, la condivisione del cibo, gli spettacoli musicali e le performance degli artisti di strada sono solo alcuni degli elementi che fanno di questo evento uno dei più attesi dell’anno.
A poche ore dall’evento, le famiglie cercano di accaparrarsi le zucche migliori per i propri bambini. Sono i più piccoli, con l’aiuto di nonni e genitori, a intagliare queste grandi “mongolfiere” color arancio per renderle “umane” e adeguarle a ospitare un lume al loro interno. Affinché la festa sia perfetta, occorre accatastare per tempo tutto il legname necessario a preparare un falò che faccia invidia a quello del vicino. E poi non bisogna dimenticare vino, carne, pane, patate e dolci tipici, cioè tutte le pietanze e gli ingredienti che saranno consumati quando, in ogni stradina del borgo, si terrà un banchetto a base di piatti “poveri” ma gustosi e in tutto il paese saranno esposte centinaia di zucche lavorate in modo creativo e illuminate al loro interno. Orsara si trasforma così in un luogo magico. Davanti all’uscio di ogni abitazione si vedono grandi tavolate. Si mangia per strada, in una grande comunione collettiva che riempie il borgo di voci, risate, musica e allegria. E poi c’è il mistero di una notte che sembra davvero fare abbracciare due mondi. L'uno materiale e visibile, l'altro ultraterreno e impalpabile, ma pieno di suggestioni. La tradizione vuole che le anime del Purgatorio (Cocce priatorije) possano purificarsi attraverso il fuoco e trovare la via del Paradiso, che viene indicata loro dai lumi nascosti dentro le zucche.
E’ la festa della luce, dunque, non quella delle tenebre.
(continua...)
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