E mi torna in mente lei... e quel modo tutto suo di accettare uno strano amore e ancor di più, ricambiarlo.
Lo raccontava con una naturalezza tale da farlo sembrare dignitosamente normale.
Era fiera di sé, di come sapeva destreggiarsi.
Se la cavava sempre e andava alla grande, raccontava la sua storia e portava sempre sottobraccio una cartellina colorata.
Mi serve per portare sempre appresso la mia storia precisa... diceva... così se qualcuno la vuole sapere o mi chiede qualcosa tengo subito pronta la risposta.
Tutti la guardavano meravigliati e divertiti, e in un certo senso era contenta che finalmente si accorgessero di lei e di quanto fosse importante. Finalmente almeno la malattia le stava regalando la dignità di "persona"
Quel giorno che la incontrai, era passato del tempo, pareva fosse più serena nonostante il luogo e la situazione.
Sperava che da quel giorno in poi le fossero risparmiate un po' di botte e concesso il lusso di rifiutarsi quando non ne aveva voglia.
Ogni anno, in questa giornata mi ricordo di lei, Anna. Una figura emblematica di un certo tipo di violenza perpetrata ai danni di una donna. Quasi non evidente, ma forse proprio per questo più subdola. La donna considerata "un passo indietro" all'uomo, la donna zittita e costretta sempre. Retaggio culturale di antica memoria.
Stare al proprio posto, non esulare dagli ambiti assegnati... ma quali sarebbero poi questi e Chi mai li avrebbe decretati?
Il 25 novembre è la giornata contro ogni tipo di violenza sulla donna. Fu istituita nel 1999 per ricordare l' assassinio delle tre sorelle Mirabal. Erano colpevoli di aver voluto contrastare con i compagni la dittatura di Rafael Leónidas Trujillo nella Repubblica Dominicana. Avevano un nome in codice, Mariposas, farfalle.
Le farfalle hanno vita breve durante la quale non smettono però mai di volare.
Le tre sorelle Mirabal quel giorno vennero meno solo fisicamente, e ogni anno si librano ancora in aria libere, lontano dal loro Paese, simbolo di tutte le donne che vengono umiliate e maltrattate... uccise.
Lo raccontava con una naturalezza tale da farlo sembrare dignitosamente normale.
Era fiera di sé, di come sapeva destreggiarsi.
Se la cavava sempre e andava alla grande, raccontava la sua storia e portava sempre sottobraccio una cartellina colorata.
Mi serve per portare sempre appresso la mia storia precisa... diceva... così se qualcuno la vuole sapere o mi chiede qualcosa tengo subito pronta la risposta.
Tutti la guardavano meravigliati e divertiti, e in un certo senso era contenta che finalmente si accorgessero di lei e di quanto fosse importante. Finalmente almeno la malattia le stava regalando la dignità di "persona"
Quel giorno che la incontrai, era passato del tempo, pareva fosse più serena nonostante il luogo e la situazione.
Sperava che da quel giorno in poi le fossero risparmiate un po' di botte e concesso il lusso di rifiutarsi quando non ne aveva voglia.
Ogni anno, in questa giornata mi ricordo di lei, Anna. Una figura emblematica di un certo tipo di violenza perpetrata ai danni di una donna. Quasi non evidente, ma forse proprio per questo più subdola. La donna considerata "un passo indietro" all'uomo, la donna zittita e costretta sempre. Retaggio culturale di antica memoria.
Stare al proprio posto, non esulare dagli ambiti assegnati... ma quali sarebbero poi questi e Chi mai li avrebbe decretati?
Il 25 novembre è la giornata contro ogni tipo di violenza sulla donna. Fu istituita nel 1999 per ricordare l' assassinio delle tre sorelle Mirabal. Erano colpevoli di aver voluto contrastare con i compagni la dittatura di Rafael Leónidas Trujillo nella Repubblica Dominicana. Avevano un nome in codice, Mariposas, farfalle.
Le farfalle hanno vita breve durante la quale non smettono però mai di volare.
Le tre sorelle Mirabal quel giorno vennero meno solo fisicamente, e ogni anno si librano ancora in aria libere, lontano dal loro Paese, simbolo di tutte le donne che vengono umiliate e maltrattate... uccise.
Cavolo, questo post è MIO! E si chiama pure Anna come me. Baciobacio cara <3
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