Una delle poche fra le persone incontrate che sia riuscita a farmi piangere. Ana. Sdraiata su un fianco, gustava il suo panino. Se lo gustava proprio con soddisfazione...
Vuoi una caramella?
Si, grazie...
Come ti chiami...? Ana.
Dai tratti somatici e dall'italiano tutto suo ho capito che era una straniera. Mi sono allontanata per consentirle di finire. Qualche parola scambiata con le altre due compagne di stanza e poi...
Grazie per la caramella, eh...?!
E stavo per uscire, quando non so perché qualcosa mi ha riportato indietro, forse un'espressione gentile. Certo, una bella frase da parte sua...
Sei stata brava a darmi la caramella.
Perché? E' solo una caramella. Se non rendiamo dolci questi momenti, che cosa resta? So quanto si soffre e quanto possano pesare certe giornate trascorse qui.
Tu... sai? Come... sai? Perché sai?
E le ho raccontato il come e il perché. Da lì è stato tutt'uno che fosse lei a dire di sé.
Una storia dolorosa ma pure di gioie condivise e felicità finalmente conquistata. Un passato con un uomo del suo paese, manesco e ubriacone da cui non si era separata per amore della figlia. Poi, una volta che questa si era sposata, preso il coraggio a due mani era fuggita e di lui non aveva saputo più niente fino a qualche tempo fa, quando aveva appreso che era morto. Da cinque anni vive con un altro uomo di altra nazionalità, ne è diventata la moglie e con lui sta condividendo l'esperienza del tumore...
E' una persona speciale. Un gran lavoratore, mi ama e mi rispetta, io non pensavo... non ero abituata... pensa...
Ti voglio raccontare che cosa è successo quando mi sono caduti i capelli. Io li avevo lunghi, molto lunghi. La dottoressa mi aveva avvertito e consigliato di tagliarli, io ho detto... no. Guarda che poi piangi. Io ho detto, no. Così una sera, dopo la doccia ho cominciato ad asciugarmi la testa, e all'improvviso sono venuti via tutti insieme quelli centrali, come fosse una parte dello scalpo. Io non ho pianto, ma avevo voglia di gridare e mi sentivo un fuoco salire verso la faccia. L'urlo si smorzò in gola, mio marito mi sentì lo stesso e arrivò di corsa. Che succede... ? Mi guardò e fu lui a piangere mentre mi accarezzava la testa. Poi, asciugandosi le lacrime, andò a recuperare un bustone che contenesse i capelli raccolti dal pavimento. Lui li raccolse. Insieme superammo quel momento.
Solo quel giorno l'ho caricato di un peso, poi ho voluto essere da sola per tutto. Coi medici, con i miei problemi. Io devo vivere la malattia. La supererò, e se non sarà così vuol dire che per me doveva andare così. Si muore una sola volta, così come si vive una volta sola. Non si può stare a piangere per una cosa tanto naturale. Sono giovane, ma succede anche a quelli più giovani di me... e allora?
Ana parlava, ed io ascoltavo e sentivo un nodo stringermi in gola. Certi incontri lasciano senza parole. Sono lezioni di vita. Ed io sto imparando ad esistere.
Vuoi una caramella?
Si, grazie...
Come ti chiami...? Ana.
Dai tratti somatici e dall'italiano tutto suo ho capito che era una straniera. Mi sono allontanata per consentirle di finire. Qualche parola scambiata con le altre due compagne di stanza e poi...
Grazie per la caramella, eh...?!
E stavo per uscire, quando non so perché qualcosa mi ha riportato indietro, forse un'espressione gentile. Certo, una bella frase da parte sua...
Sei stata brava a darmi la caramella.
Perché? E' solo una caramella. Se non rendiamo dolci questi momenti, che cosa resta? So quanto si soffre e quanto possano pesare certe giornate trascorse qui.
Tu... sai? Come... sai? Perché sai?
E le ho raccontato il come e il perché. Da lì è stato tutt'uno che fosse lei a dire di sé.
Una storia dolorosa ma pure di gioie condivise e felicità finalmente conquistata. Un passato con un uomo del suo paese, manesco e ubriacone da cui non si era separata per amore della figlia. Poi, una volta che questa si era sposata, preso il coraggio a due mani era fuggita e di lui non aveva saputo più niente fino a qualche tempo fa, quando aveva appreso che era morto. Da cinque anni vive con un altro uomo di altra nazionalità, ne è diventata la moglie e con lui sta condividendo l'esperienza del tumore...
E' una persona speciale. Un gran lavoratore, mi ama e mi rispetta, io non pensavo... non ero abituata... pensa...
Ti voglio raccontare che cosa è successo quando mi sono caduti i capelli. Io li avevo lunghi, molto lunghi. La dottoressa mi aveva avvertito e consigliato di tagliarli, io ho detto... no. Guarda che poi piangi. Io ho detto, no. Così una sera, dopo la doccia ho cominciato ad asciugarmi la testa, e all'improvviso sono venuti via tutti insieme quelli centrali, come fosse una parte dello scalpo. Io non ho pianto, ma avevo voglia di gridare e mi sentivo un fuoco salire verso la faccia. L'urlo si smorzò in gola, mio marito mi sentì lo stesso e arrivò di corsa. Che succede... ? Mi guardò e fu lui a piangere mentre mi accarezzava la testa. Poi, asciugandosi le lacrime, andò a recuperare un bustone che contenesse i capelli raccolti dal pavimento. Lui li raccolse. Insieme superammo quel momento.
Solo quel giorno l'ho caricato di un peso, poi ho voluto essere da sola per tutto. Coi medici, con i miei problemi. Io devo vivere la malattia. La supererò, e se non sarà così vuol dire che per me doveva andare così. Si muore una sola volta, così come si vive una volta sola. Non si può stare a piangere per una cosa tanto naturale. Sono giovane, ma succede anche a quelli più giovani di me... e allora?
Ana parlava, ed io ascoltavo e sentivo un nodo stringermi in gola. Certi incontri lasciano senza parole. Sono lezioni di vita. Ed io sto imparando ad esistere.
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