C'ha tenuto davvero il nuovo oncologo del reparto a presentarsi ad un'assemblea più vasta oltre ai pazienti ereditati dal Suo predecessore. Giovane, sorridente e rassicurante ha esordito dichiarandosi ex paziente oncologico, ai cui genitori era stato dichiarato non ci fosse più nulla da fare per lui quando aveva appena 18 anni. Fortunatamente così non andò, e ora era lì a raccontarsi.
Si sottoponeva ancora alla radioterapia, quando di nascosto prese il treno e partì alla volta di Bologna. Lì avrebbe studiato per diventare un medico, quel genere di medico che curasse le malattie erroneamente definite senza speranza. E così fece e realizzò il primo dei Suoi 3 obiettivi.
Già, perché pur nella precarietà di un futuro del tutto incerto, si prefisse anche di avere un giorno una famiglia e di poter tornare nella Sua terra a lavorare.
Qualcuno aveva giudicato strana e anche un po' folle quest'ultima decisione, come un tornare sui propri passi, abbandonare una realtà in cui tutto funzionava alla perfezione per ritrovarsi al contrario nel caos della completa disorganizzazione.
"... perché non è che al Nord sono tutti dei fenomeni, io stesso non mi reputo tale, solo che tutto funziona come deve. Ecco, sono tornato per portare qui ciò che ho imparato, e non solo. Vorrei poter in empatia condividere la gioia di tornare ad emozionarsi. Non dare niente per scontato o normale, considerare ogni fatto, evento all'apparenza insignificante come un piccolo miracolo...".
Non so perché... o forse no, lo so bene... ho preso subito ad emozionarmi ascoltando quel breve discorso, semplice e di una chiarezza che apre la mente e conforta l'animo. Sarà perché in automatico quando ci coglie quest'accidente, diventiamo "privilegiati da una marcia in più", sarà che forzatamente in pausa abbiamo tanto tempo per scoprire e capire, imparare e cambiare.
Insomma una meraviglia questo nuovo dottore, che vuole migliorare l'accoglienza, rendere meno pesanti le attese, regalare sorrisi ed abbracci. Cose che farebbero il dolore più leggero, e della solitudine solo un ricordo.
Per curare la Malattia si parte dal basso e si comincia dalla Mente. In piena visione olistica del tutto.
(continua...)
Si sottoponeva ancora alla radioterapia, quando di nascosto prese il treno e partì alla volta di Bologna. Lì avrebbe studiato per diventare un medico, quel genere di medico che curasse le malattie erroneamente definite senza speranza. E così fece e realizzò il primo dei Suoi 3 obiettivi.
Già, perché pur nella precarietà di un futuro del tutto incerto, si prefisse anche di avere un giorno una famiglia e di poter tornare nella Sua terra a lavorare.
Qualcuno aveva giudicato strana e anche un po' folle quest'ultima decisione, come un tornare sui propri passi, abbandonare una realtà in cui tutto funzionava alla perfezione per ritrovarsi al contrario nel caos della completa disorganizzazione.
"... perché non è che al Nord sono tutti dei fenomeni, io stesso non mi reputo tale, solo che tutto funziona come deve. Ecco, sono tornato per portare qui ciò che ho imparato, e non solo. Vorrei poter in empatia condividere la gioia di tornare ad emozionarsi. Non dare niente per scontato o normale, considerare ogni fatto, evento all'apparenza insignificante come un piccolo miracolo...".
Non so perché... o forse no, lo so bene... ho preso subito ad emozionarmi ascoltando quel breve discorso, semplice e di una chiarezza che apre la mente e conforta l'animo. Sarà perché in automatico quando ci coglie quest'accidente, diventiamo "privilegiati da una marcia in più", sarà che forzatamente in pausa abbiamo tanto tempo per scoprire e capire, imparare e cambiare.
Insomma una meraviglia questo nuovo dottore, che vuole migliorare l'accoglienza, rendere meno pesanti le attese, regalare sorrisi ed abbracci. Cose che farebbero il dolore più leggero, e della solitudine solo un ricordo.
Per curare la Malattia si parte dal basso e si comincia dalla Mente. In piena visione olistica del tutto.
(continua...)
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