Persiste un'ingiustizia sociale, per cui ad alcuni bambini è concesso sognare l'arrivo della Befana e tanti doni, mentre tale cosa è preclusa ad altri, che per giunta si convincono di essere stati puniti.
"Alla Befana " è una poesia di Gianni Rodari, un po' magica, un po' denuncia sociale.
È un appello, un invito che il “bambino” Rodari, in prima persona, lancia alla “Vecchietta” chiedendo di avere in occasione dell’Epifania il meritato dono...
ALLA BEFANA
Mi hanno detto, cara Befana,
che tu riempi la calza di lana,
che tutti i bimbi, se stanno buoni,
da te ricevono ricchi doni.
Io buono sono sempre stato
ma un dono mai me l’hai portato.
Anche quest’anno nel calendario
tu passi proprio in perfetto orario,
ma ho paura, poveretto,
che tu viaggi in treno diretto:
un treno che salta tante stazioni
dove ci sono bimbi buoni.
Io questa lettera ti ho mandato
per farti prendere l’accelerato!
O cara Befana, prendi un trenino
che fermi a casa d’ogni bambino,
che fermi alle case dei poveretti
con tanti doni e tanti confetti.
La conclusione della poesia non lascia spazio all’interpretazione.
"O cara Befana, prendi un trenino
che fermi a casa d’ogni bambino,
che fermi alle case dei poveretti
con tanti doni e tanti confetti"
La nostra società troppo presa a guardare la futile apparenza, sta dimenticando le cose che contano veramente.
Ci sono bimbi che neanche sanno esista, ma sono puniti ogni giorno, solo perché sono nati dalla parte sbagliata del mondo.
RispondiEliminaDove non passa nessun trenino. :(