Il primo giorno del primo mese del nuovo anno è terminato.
Le feste stanno scivolando via, molto più veloci di granelli di sabbia in una clessidra.
I giorni fanno presto a passare, e non si fa in tempo a realizzare ciò che si vive, anche ad abituarsi, che piomba addosso la quotidianità di sempre.
Tra due giorni partirà anche mia figlia, e passeranno mesi prima che io possa rivederla.
Ogni volta è un rinnovato disagio, un senso vago di perdita, vorrei resistere al magone che mi sale in gola ma è sempre tanto, troppo difficile. Pazienza, devo avere pazienza con me stessa, devo ancora una volta sintonizzare la mente e il cuore.
Intanto com'è andata oggi...?
Ospite a pranzo e pensieri in successione.
Non ho cercato di affogare la mia ansia per i prossimi controlli, tanto non serve... ho sorriso ai molti messaggi augurali. Si ristabilisce un equilibrio di vita, e il pensiero che 364 giorni separano dal prossimo Capodanno dona la meravigliosa sensazione di una strada più lunga. Come morire e poi rinascere.
E a me resta questo... e non è poco, la certezza di mani da stringere e di un percorso non sempre facile, ma almeno sereno, lungo o breve che sia.
Ormai siamo già al giorno dopo, una normalità sui generis e il desiderio di ricominciare.
Che cosa mi resterà di queste feste?
Perché no...?
Un immaginario sondaggio.
Quasi alla fine acquista punti il presepe, ne perde un po' l'albero. Forza della tradizione, virtù della cristianità che vede nel memoriale ricostruito un segno di eternità. Dopo l'Epifania si smorzeranno le luci, ma tutto sarà lì, come il primo giorno di quel primo anno che si decise fosse così. Perpetuo.
La tradizione resiste, il pensiero mentre si rimette tutto a posto va al momento in cui tutto si accenderà di nuovo, con rinnovata gioia e magari voglia di sistemarlo sempre meglio, il presepe. (quest'anno pù bello di sempre..) ;)
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