mercoledì 18 maggio 2016

SE SIAMO L'UNO DI FRONTE ALL'ALTRO...


Significa che abbiamo sentito il forte bisogno di comunicare, che è diverso dall'informare. Anche se entrambe le cose vanno fatte in modo appropriato, ché l'informazione non arrivi errata o distorta, e ciò che si vuol trasmettere, comunicando, possa saziare un bisogno.
Informare è veicolare messaggi in parole. Comunicare è oltre il messaggio, far passare anche un supplemento d'anima.
Come tutte le azioni che riguardano l'essere umano, anche per queste alla base c'è un'etica. L'interagire va fatto nel rispetto pieno e reciproco della libertà e sensibilità. Le informazioni, soprattutto tramite web, vengano fornite dopo attente verifiche, non sia preso tutto per oro colato e si cerchi di porre un freno alla pericolosa tendenza di... "googlerarsi" , neologismo che bene la interpreta.
Nel campo medico, in particolare quello oncologico, ho sentito da un medico... non tutto si può dire a Tutti, e d'altra parte alcuni non vogliono nemmeno sapere per vivere in serenità il percorso senza ansie aggiuntive che non approdano a nulla.
E poi c'è il comunicare, e qui davvero è indispensabile stare l'uno di fronte all'altro, perché il primo "imput" lo dà lo sguardo, quale "parola" iniziale di un lungo discorso, fatto di sorrisi che in certi momenti potrebbero mancare ed è pure normale, disponibilità sempre, ed affettuosità espresse sotto forma di premura e gesti.
Anche il silenzio è una forma coraggiosa di comunicazione, ma deve esserci complicità di pensiero e grande e profonda conoscenza. Non devono generarsi equivoci e incomprensioni, ed ogni tanto non guasta una verifica o un bel confronto.
Scambiarsi un gesto d'affetto, accompagnato da poche semplici e sincere parole, è alla base di un dialogo che può durare una vita intera. Fino a quando basterà tenere stretta una mano, e in silenzio solo guardarsi.

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