Tutto cominciò da un acquario. L'inquietudine e il dubbio, l'affanno e la certezza. E poi la risalita.
No... non sono più ermetica di certe volte, solo ho ripreso dall'inizio. Chi mi conosce nella realtà o anche legge le mie righe da un bel po', sa che cosa intendo. Era inevitabile. Quando si torna a parlare di emozioni dopo aver spostato da sé analisi e discussione, bisogna riprendere il filo o la "maglia sospesa" perché il tutto proceda.
Perché allora l'acquario? Fu sei anni fa il primo, forse goffo e vano tentativo di dare una spiegazione a come mi sentivo. Sedici giorni dopo la risposta arrivò da sé, e fu quella immaginata, temuta e scacciata più volte. Cercai di mettere la testa sotto la sabbia, raccontai bugie ad altri e a me stessa. Indugiai, inventando scuse. La Paura, subdola e lusinghiera mi fece credere che tutto sarebbe passato così come era venuto. Un sogno, anzi un incubo che avrei dimenticato.
Passavo molto tempo a guardare attraverso il vetro di quell'acquario, ci vedevo riflessa la mia speranza. Quel lento fluire di vita mi rasserenava, l'assenza di suoni mi faceva da scudo, la luce del giorno addolciva i colori con una diffusa tonalità di verde. I momenti trascorsi nell' immobilità mi illudevano che fossi serena, poi bastava uscire da quella stanza perché il buio più cupo prendesse animo e mente.
Nel dubbio e nell'indecisione stare fermi, focalizzarsi su pensiero e azione che fanno da "rifugio" non conviene. Perché a tratti prenderà l'ansia e l'angoscia, e sarà un "finto movimento", avanti e indietro come su una sedia a dondolo.
Perché proprio oggi questi pensieri...? Stamane avrei voluto essere al posto di qualcuno perché non fosse più su quella sedia a dondolo. Stasera poi, sono entrata in un negozio di acquari. Sarà stato anche un segno, magari no... comunque sono tornati a riaffacciarsi così quei "miei ricordi".
No... non sono più ermetica di certe volte, solo ho ripreso dall'inizio. Chi mi conosce nella realtà o anche legge le mie righe da un bel po', sa che cosa intendo. Era inevitabile. Quando si torna a parlare di emozioni dopo aver spostato da sé analisi e discussione, bisogna riprendere il filo o la "maglia sospesa" perché il tutto proceda.
Perché allora l'acquario? Fu sei anni fa il primo, forse goffo e vano tentativo di dare una spiegazione a come mi sentivo. Sedici giorni dopo la risposta arrivò da sé, e fu quella immaginata, temuta e scacciata più volte. Cercai di mettere la testa sotto la sabbia, raccontai bugie ad altri e a me stessa. Indugiai, inventando scuse. La Paura, subdola e lusinghiera mi fece credere che tutto sarebbe passato così come era venuto. Un sogno, anzi un incubo che avrei dimenticato.
Passavo molto tempo a guardare attraverso il vetro di quell'acquario, ci vedevo riflessa la mia speranza. Quel lento fluire di vita mi rasserenava, l'assenza di suoni mi faceva da scudo, la luce del giorno addolciva i colori con una diffusa tonalità di verde. I momenti trascorsi nell' immobilità mi illudevano che fossi serena, poi bastava uscire da quella stanza perché il buio più cupo prendesse animo e mente.
Nel dubbio e nell'indecisione stare fermi, focalizzarsi su pensiero e azione che fanno da "rifugio" non conviene. Perché a tratti prenderà l'ansia e l'angoscia, e sarà un "finto movimento", avanti e indietro come su una sedia a dondolo.
Perché proprio oggi questi pensieri...? Stamane avrei voluto essere al posto di qualcuno perché non fosse più su quella sedia a dondolo. Stasera poi, sono entrata in un negozio di acquari. Sarà stato anche un segno, magari no... comunque sono tornati a riaffacciarsi così quei "miei ricordi".
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