Se dicessi che va sempre tutto bene, ditemi... sarei credibile?
Mi pare di sentire qualcuno che quasi sussurrando avanza un timido "forse", poi qualcun'altro prendere coraggio... certo che no! E infatti...
Infatti c'è che stasera mi fa male il braccio. Il destro, per la precisione, l'omologo della mammella che non c'è più.
Ti sarai stancata... ed è sempre il "timido" di prima a parlare.
Ma no, chissà che cosa ti passa per la testa. Sicuramente starai somatizzando. Conclude quella parte di me che mette in dubbio ogni cosa.
Il fatto è che mi duole il braccio destro, quello che sta all'opposto del Cuore, e quindi credo che stavolta abbia ragione. Perché non è un dolore propriamente fisico quello che si oppone al "sentimento", nasce da una situazione, o una qualsiasi probabile carenza.
Questa storia del braccio nella mia vita ha origine antica. Cominciò come "fanalino" d'allarme quando non avevo ancora tre anni. Mia madre entrò in clinica per partorire, e per tutto il tempo che ci restò a me fece male il braccio. Addirittura me lo appesero al collo, perché mi dava così tanto dolore da non poterlo muovere.
Che cosa mi faceva soffrire? Non vedevo la mamma in giro per casa a sfaccendare, non la sentivo cantare di buon mattino. Questo l'ho capito ora. All'epoca quel malessere era un "capriccio", l'espressione di un Cuore bambino che sentiva una mancanza.
Arrivò l'adolescenza con relativo conflitto generazionale. Adoravo mia madre, di Lei ammiravo quello che io non ero. Ed ecco di nuovo il braccio destro che doleva. Cercai di reagire, ribellandomi. Arrivai a dire che mia madre non mi capiva, e volevo trovare rifugio presso la "figura paterna". Cosa per molti versi impossibile e ingiusta nei confronti di mia madre.
E intanto il dolore era per il senso di inadeguatezza che non trovava risposta.
Anche stasera il braccio destro fa male. E' vero che ha lavorato un po' più del solito, e non potrebbe permetterselo, ma di altra fatica si tratta. Ho cercato, scrutato, scavato dentro me stessa. Alla fine ho stentato a riconoscermi in un ruolo. Una ricerca sofferta ed un dolore reale.
Mi pare di sentire qualcuno che quasi sussurrando avanza un timido "forse", poi qualcun'altro prendere coraggio... certo che no! E infatti...
Infatti c'è che stasera mi fa male il braccio. Il destro, per la precisione, l'omologo della mammella che non c'è più.
Ti sarai stancata... ed è sempre il "timido" di prima a parlare.
Ma no, chissà che cosa ti passa per la testa. Sicuramente starai somatizzando. Conclude quella parte di me che mette in dubbio ogni cosa.
Il fatto è che mi duole il braccio destro, quello che sta all'opposto del Cuore, e quindi credo che stavolta abbia ragione. Perché non è un dolore propriamente fisico quello che si oppone al "sentimento", nasce da una situazione, o una qualsiasi probabile carenza.
Questa storia del braccio nella mia vita ha origine antica. Cominciò come "fanalino" d'allarme quando non avevo ancora tre anni. Mia madre entrò in clinica per partorire, e per tutto il tempo che ci restò a me fece male il braccio. Addirittura me lo appesero al collo, perché mi dava così tanto dolore da non poterlo muovere.
Che cosa mi faceva soffrire? Non vedevo la mamma in giro per casa a sfaccendare, non la sentivo cantare di buon mattino. Questo l'ho capito ora. All'epoca quel malessere era un "capriccio", l'espressione di un Cuore bambino che sentiva una mancanza.
Arrivò l'adolescenza con relativo conflitto generazionale. Adoravo mia madre, di Lei ammiravo quello che io non ero. Ed ecco di nuovo il braccio destro che doleva. Cercai di reagire, ribellandomi. Arrivai a dire che mia madre non mi capiva, e volevo trovare rifugio presso la "figura paterna". Cosa per molti versi impossibile e ingiusta nei confronti di mia madre.
E intanto il dolore era per il senso di inadeguatezza che non trovava risposta.
Anche stasera il braccio destro fa male. E' vero che ha lavorato un po' più del solito, e non potrebbe permetterselo, ma di altra fatica si tratta. Ho cercato, scrutato, scavato dentro me stessa. Alla fine ho stentato a riconoscermi in un ruolo. Una ricerca sofferta ed un dolore reale.
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