Emoticon heart
Umile e con una grande capacità di adattamento... mi sono ritrovata così.
Umile nella giusta misura, perché lo ero anche prima ma in modo eccessivo, tanto da destabilizzarmi e soffrire di inadeguatezza.
L'adattamento al contrario fu cosa nuova, piacevolmente accolta da Chi era intorno e pure da me, che imparavo ad accettare ogni giorno con l'aspettativa della novità.
Le certezze nel tempo, i ritmi sempre precisi... le giornate scandite dagli impegni non cambiavano mai. E come avrebbero potuto se non lo avessi deciso io? Ed io non volevo. Tutto mi stava stretto, eppure il cambiamento mi faceva paura. Percorrevo sempre la medesima strada nello stesso modo, senza essere costretta da alcuno se non da me stessa.
Ero fissa, piantata come un fiore di campo che non si accorge del benefico sole diretto. Lo dà per scontato perché ne conosce solo la breve assenza di qualche ora.
Ad un certo punto per me arrivò il "buio" e la notte fu un po' più lunga del solito. Tutto cambiò forzatamente, e finii in uno "spazio ristretto" dove pensai sarei durata per poco...
Quel poco avrei voluto godermelo tutto, e presi a cercare la "luce viva" ma tanti furono i momenti di penombra. Almeno all'inizio, il tempo di adattarmi.
Poi si aprirono spiragli di speranza e cominciai a guardare meglio in quello spazio ristretto...
Tanti "fiori recisi" come me. Insieme prendevamo animo per dare il meglio, e dell'esistenza coglievamo altrettanto.
Cosa strana era... e lo è ancora... che in tutto quel marasma di eventi e conseguenze, la meraviglia di continuare a... esserci si accompagnava sempre alla piena e serena consapevolezza del contrario. Faceva meno paura perché era vivere in modo autentico.
Passato quel tempo di sofferenza e turbamento, ma comunque di "forte crescita", ora l'Umiltà mi sembra un privilegio, e l'essermi adattata un modo tranquillo per pensare ad altro, lasciare qualche segno e non essere dimenticata.
Sfiorita si, ma non del tutto appassita.
Umile nella giusta misura, perché lo ero anche prima ma in modo eccessivo, tanto da destabilizzarmi e soffrire di inadeguatezza.
L'adattamento al contrario fu cosa nuova, piacevolmente accolta da Chi era intorno e pure da me, che imparavo ad accettare ogni giorno con l'aspettativa della novità.
Le certezze nel tempo, i ritmi sempre precisi... le giornate scandite dagli impegni non cambiavano mai. E come avrebbero potuto se non lo avessi deciso io? Ed io non volevo. Tutto mi stava stretto, eppure il cambiamento mi faceva paura. Percorrevo sempre la medesima strada nello stesso modo, senza essere costretta da alcuno se non da me stessa.
Ero fissa, piantata come un fiore di campo che non si accorge del benefico sole diretto. Lo dà per scontato perché ne conosce solo la breve assenza di qualche ora.
Ad un certo punto per me arrivò il "buio" e la notte fu un po' più lunga del solito. Tutto cambiò forzatamente, e finii in uno "spazio ristretto" dove pensai sarei durata per poco...
Quel poco avrei voluto godermelo tutto, e presi a cercare la "luce viva" ma tanti furono i momenti di penombra. Almeno all'inizio, il tempo di adattarmi.
Poi si aprirono spiragli di speranza e cominciai a guardare meglio in quello spazio ristretto...
Tanti "fiori recisi" come me. Insieme prendevamo animo per dare il meglio, e dell'esistenza coglievamo altrettanto.
Cosa strana era... e lo è ancora... che in tutto quel marasma di eventi e conseguenze, la meraviglia di continuare a... esserci si accompagnava sempre alla piena e serena consapevolezza del contrario. Faceva meno paura perché era vivere in modo autentico.
Passato quel tempo di sofferenza e turbamento, ma comunque di "forte crescita", ora l'Umiltà mi sembra un privilegio, e l'essermi adattata un modo tranquillo per pensare ad altro, lasciare qualche segno e non essere dimenticata.
Sfiorita si, ma non del tutto appassita.
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