Non sempre se resto in silenzio è perché mi mancano le parole, ce le avrei e pure giuste, solo non è quello il momento. A volte tacere è l'unica proposta ed anche risposta.
Quando di fronte hai la paura sotto le mentite spoglie di incertezza, la sfiducia che rasenta di nuovo la rabbia, che potresti mai dire? Parole di compassione sgomenterebbero, altre intese a sdrammatizzare risulterebbero ipocrite, banali... inutili. Meglio il silenzio allora, e una carezza prolungata su un braccio o un lieve tocco sul viso.
Stamattina mi è andata così, poi piano piano la conversazione a tema, dal solito tema è scivolata nel guardare foto dal telefonino... la mia cagnolina, io a 25 anni, la mia mamma. L'attenzione da sé, senza volere è stata stornata, spostandosi su altro che non riguardava, ma metteva in rilievo aspetti di vita serena, più o meno, e in epoche diverse. Un po' di fiducia è tornata, due fiocchi di tenerezza dalle diverse tonalità di rosa l'hanno suggellata. E dietro di me un timido sorriso, meglio di come era iniziata, comunque meglio di niente.
Poche parole quindi, e tanto silenzio, eppure sono tornata a casa assordata. Sono certe situazioni che fanno rumore, e ad un certo punto pure se ormai sono abituata, sento il bisogno di appartarmi in me stessa, un po' come succedeva quando facevo chemio anch'io e nel pomeriggio mi chiudevo in camera, con gli occhi chiusi, una tuta pulita, sdraiata su lenzuola profumate di fresco, Era un modo per riprendermi, vivendo il silenzio che ricarica per un'altra prova, la successiva.
Continuo a dire che questa scelta che non fu del tutto mia, è terapia per l'anima, infusioni di emozioni contrastanti con effetti collaterali che da disagi diventano vere opportunità di crescita. Questa vita mia appare sempre più come una scommessa. Da quando per me arrivò la svolta decisiva, e poi il riscatto, la voglia di vivere e ricominciare.
Quando di fronte hai la paura sotto le mentite spoglie di incertezza, la sfiducia che rasenta di nuovo la rabbia, che potresti mai dire? Parole di compassione sgomenterebbero, altre intese a sdrammatizzare risulterebbero ipocrite, banali... inutili. Meglio il silenzio allora, e una carezza prolungata su un braccio o un lieve tocco sul viso.
Stamattina mi è andata così, poi piano piano la conversazione a tema, dal solito tema è scivolata nel guardare foto dal telefonino... la mia cagnolina, io a 25 anni, la mia mamma. L'attenzione da sé, senza volere è stata stornata, spostandosi su altro che non riguardava, ma metteva in rilievo aspetti di vita serena, più o meno, e in epoche diverse. Un po' di fiducia è tornata, due fiocchi di tenerezza dalle diverse tonalità di rosa l'hanno suggellata. E dietro di me un timido sorriso, meglio di come era iniziata, comunque meglio di niente.
Poche parole quindi, e tanto silenzio, eppure sono tornata a casa assordata. Sono certe situazioni che fanno rumore, e ad un certo punto pure se ormai sono abituata, sento il bisogno di appartarmi in me stessa, un po' come succedeva quando facevo chemio anch'io e nel pomeriggio mi chiudevo in camera, con gli occhi chiusi, una tuta pulita, sdraiata su lenzuola profumate di fresco, Era un modo per riprendermi, vivendo il silenzio che ricarica per un'altra prova, la successiva.
Continuo a dire che questa scelta che non fu del tutto mia, è terapia per l'anima, infusioni di emozioni contrastanti con effetti collaterali che da disagi diventano vere opportunità di crescita. Questa vita mia appare sempre più come una scommessa. Da quando per me arrivò la svolta decisiva, e poi il riscatto, la voglia di vivere e ricominciare.
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