Trascorsa è un'altra domenica nella dualità dell'approccio al mio tempo. Tempo libero da una parte e impegnato dall'altra. Attivamente, con la presenza fisica non sono in ospedale per tre giorni di fila, lo sono invece a casa dove il restare sola coi pensieri antichi che prepotentemente si fanno strada, fanno emergere la parte di me che vorrei dimenticare, del tutto archiviata. Mi chiedo perché se ho remore con l'evento, lotto con forza per mettere in un canto quella che fu la mia esistenza per tanti anni. Mi rispondo subito, non mi accettavo o meglio non accettavo la situazione in quel momento e con tale modalità. E di sicuro mi difettava del tutto la volontà che fosse diversa, perché non ne ero consapevole. Ora è diverso, eppure faccio fatica ancora perché caratterialmente non ho mai posto me stessa al centro della "mia attenzione".
La notte scorsa... completamente in bianco, oggi... in casa, frastornata e stanca comunque in attività perché "dovevo". Silenziosa e di cattivo umore al mattino, nel pomeriggio con ritrovata vitalità ed anche più paziente per merito di un paio di telefonate che mi hanno riportato a quel "senso" che sento mio ma ogni tanto perdo e scordo. Ma come sono allora in realtà? Immediata ancora una volta è la risposta. Sono quella che desidero essere, e per cui mi adopero con ogni energia. Nella dualità del mio essere, la parte che "nutro".
Ricordo che tempo fa lessi una leggenda che spiega bene questa dinamica presente nell'uomo, ne restai affascinata...
La notte scorsa... completamente in bianco, oggi... in casa, frastornata e stanca comunque in attività perché "dovevo". Silenziosa e di cattivo umore al mattino, nel pomeriggio con ritrovata vitalità ed anche più paziente per merito di un paio di telefonate che mi hanno riportato a quel "senso" che sento mio ma ogni tanto perdo e scordo. Ma come sono allora in realtà? Immediata ancora una volta è la risposta. Sono quella che desidero essere, e per cui mi adopero con ogni energia. Nella dualità del mio essere, la parte che "nutro".
Ricordo che tempo fa lessi una leggenda che spiega bene questa dinamica presente nell'uomo, ne restai affascinata...
Leggenda Cherokee dei due lupi
Un anziano Cherokee stava raccontando al nipote la propria vita.
“C’è una guerra dentro di me. E’ una lotta molto dura tra due lupi. Uno è cattivo, ha molte colpe, prova risentimento verso il prossimo, è indulgente con se stesso, bugiardo e con un orgoglio finto. L’altro invece è buono, è la gioia, la compassione, l’umiltà, la benevolenza e la verità. La stessa lotta che c’è dentro di me adesso c’è anche dentro di te, e c’è in ogni persona”. Il nipote guarda il nonno e con gli occhi pieni di paura gli chiede, ” Dimmi nonno, quale di questi due vince?”, e il nonno gli risponde, “Quello che nutri”.
Questa leggenda descrive bene l’esperienza che ognuno di noi può avere su di sé, spesso siamo attraversati da profondi conflitti interni o siamo pieni di risentimento rispetto alla nostra esperienza passata. Questa realtà non viene negata. Ma si sceglie di nutrire gli aspetti positivi della propria personalità, le emozioni di compassione, saggezza, umiltà e benevolenza che appartengono alle emozioni sociali positive.
La chiave di questo processo è la consapevolezza non giudicante della presenza di entrambi, e una accettazione che permette di aprire la porta all’emergere dei sentimenti positivi, senza negare la presenza di elementi negativi.
Da una leggenda il chiarimento di uno stato d'animo altalenante ma persistente. La consapevolezza serena porterà ad accettare quei momenti negativi, che la volontà tramite l'azione, cercherà di ridurre al minimo per un accettabile cambiamento.
“C’è una guerra dentro di me. E’ una lotta molto dura tra due lupi. Uno è cattivo, ha molte colpe, prova risentimento verso il prossimo, è indulgente con se stesso, bugiardo e con un orgoglio finto. L’altro invece è buono, è la gioia, la compassione, l’umiltà, la benevolenza e la verità. La stessa lotta che c’è dentro di me adesso c’è anche dentro di te, e c’è in ogni persona”. Il nipote guarda il nonno e con gli occhi pieni di paura gli chiede, ” Dimmi nonno, quale di questi due vince?”, e il nonno gli risponde, “Quello che nutri”.
Questa leggenda descrive bene l’esperienza che ognuno di noi può avere su di sé, spesso siamo attraversati da profondi conflitti interni o siamo pieni di risentimento rispetto alla nostra esperienza passata. Questa realtà non viene negata. Ma si sceglie di nutrire gli aspetti positivi della propria personalità, le emozioni di compassione, saggezza, umiltà e benevolenza che appartengono alle emozioni sociali positive.
La chiave di questo processo è la consapevolezza non giudicante della presenza di entrambi, e una accettazione che permette di aprire la porta all’emergere dei sentimenti positivi, senza negare la presenza di elementi negativi.
Da una leggenda il chiarimento di uno stato d'animo altalenante ma persistente. La consapevolezza serena porterà ad accettare quei momenti negativi, che la volontà tramite l'azione, cercherà di ridurre al minimo per un accettabile cambiamento.
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