Stasera altro incontro del gruppo GAMA, solite intense emozioni per me, l'Amica accanto, il "simpaticone" seduto alle spalle e forse qualche altro che affannosamente cerca di risalire la china.
Non è per Tutti uguale... i più, probabilmente quelli che cercano spiegazioni altrove senza guardarsi dentro, vivono l'incontro per imparare, sapere e non per risolvere. Anche questo ci sta, e non è neppure criticabile, però quanto è difficile sentirsi un tutt'uno, convincersi che il senso di "appartenenza" al gruppo sia bene comune. Bisognerebbe essere solidali nel dare risposte concrete, adesione massiccia alle proposte ed iniziative, cercare di capire pur "in punta di piedi" dove è la sofferenza, quale è la sua natura, portare "solatio", ovvero conforto giacché se c'è dolore per il corpo soffre anche la psiche, ed è di più semplice risoluzione il male fisico che quello provato dall'animo.
Il malato, spesso, si chiude in se stesso, isolandosi in un profondo silenzio, in una solitudine dal risvolto non solo psicologico, ma anche relazionale. Egli ha bisogno di sentirsi accompagnato da persone che si prendono cura delle sue emozioni, del suo spirito e al tempo stesso del suo corpo, affinché possa affrontare serenamente, secondo i suoi modi e desideri, l'esperienza della malattia. Nel suo phatos ha bisogno di essere ascoltato, ha bisogno di atteggiamenti di valorizzazione e di accoglienza. Ed è importante che sia un’accettazione incondizionata.
Tutto questo ho imparato a percepirlo, e affinché ognuno possa sentirsi pienamente a proprio agio, credo sia opportuno prendersi cura del singolo... in quel singolo momento. Non è un gioco di parole e mi spiego meglio facendo riferimento al concetto di "famiglia".
Capita che un componente, soprattutto uno dei figli attraversi un periodo poco felice per un motivo qualsiasi... in questo caso come ci si comporta? L'attenzione, le cure, ogni energia saranno concentrate perché passi il momento e il soggetto non si senta solo e in un certo senso, abbandonato.
In un gruppo di mutuo-aiuto dovrebbe essere altrettanto. Stare accanto alla "creatura", soccorrerla nel bisogno... camminare insieme "sotto la pioggia" perché il conforto sia proprio nel toccare la mano dell'altro e sentirla fradicia della stessa acqua.
Non è per Tutti uguale... i più, probabilmente quelli che cercano spiegazioni altrove senza guardarsi dentro, vivono l'incontro per imparare, sapere e non per risolvere. Anche questo ci sta, e non è neppure criticabile, però quanto è difficile sentirsi un tutt'uno, convincersi che il senso di "appartenenza" al gruppo sia bene comune. Bisognerebbe essere solidali nel dare risposte concrete, adesione massiccia alle proposte ed iniziative, cercare di capire pur "in punta di piedi" dove è la sofferenza, quale è la sua natura, portare "solatio", ovvero conforto giacché se c'è dolore per il corpo soffre anche la psiche, ed è di più semplice risoluzione il male fisico che quello provato dall'animo.
Il malato, spesso, si chiude in se stesso, isolandosi in un profondo silenzio, in una solitudine dal risvolto non solo psicologico, ma anche relazionale. Egli ha bisogno di sentirsi accompagnato da persone che si prendono cura delle sue emozioni, del suo spirito e al tempo stesso del suo corpo, affinché possa affrontare serenamente, secondo i suoi modi e desideri, l'esperienza della malattia. Nel suo phatos ha bisogno di essere ascoltato, ha bisogno di atteggiamenti di valorizzazione e di accoglienza. Ed è importante che sia un’accettazione incondizionata.
Tutto questo ho imparato a percepirlo, e affinché ognuno possa sentirsi pienamente a proprio agio, credo sia opportuno prendersi cura del singolo... in quel singolo momento. Non è un gioco di parole e mi spiego meglio facendo riferimento al concetto di "famiglia".
Capita che un componente, soprattutto uno dei figli attraversi un periodo poco felice per un motivo qualsiasi... in questo caso come ci si comporta? L'attenzione, le cure, ogni energia saranno concentrate perché passi il momento e il soggetto non si senta solo e in un certo senso, abbandonato.
In un gruppo di mutuo-aiuto dovrebbe essere altrettanto. Stare accanto alla "creatura", soccorrerla nel bisogno... camminare insieme "sotto la pioggia" perché il conforto sia proprio nel toccare la mano dell'altro e sentirla fradicia della stessa acqua.
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