La "storia" è più o meno la stessa... non è sfogo di animo esacerbato ma osservazione della mera realtà. Anche perché Enne e Sua moglie, Gi sono persone amabilissime e pacate, non recriminano né rimproverano alcuno, non si piangono addosso. Sono sul percorso e pur consapevoli di queste e altre difficoltà, sereni e decisi guardano alla meta.
E' una recidiva per Lui, e a Lei ogni tanto vengono gli occhi lucidi, ma niente di che, tanto da confondersi con l' "umore da sorriso".
L'apparenza inganna, dice e poi riprende il suo discorso... dove eravamo rimasti? In realtà l'ultima volta non avevamo neppure incominciato, ma al momento di salutarci Enne mi aveva dato appuntamento con la promessa di raccontare un piccolo miracolo, quasi una chiamata per Lui soltanto, poco prima di ammalarsi.
La prima volta non aveva voluto accompagnare Sua moglie a Medjugorje, Lei poi non era riuscita a partire più per un disguido... e la seconda volta non aveva detto di no. Tutto ciò sempre prima di ammalarsi.
Così era successo... e un tumore particolare e raro l'aveva colpito. La prima volta e poi un'altra ancora, ma insieme erano e sono sereni. La Fede e la speranza non li abbandonano, e Lui ricorda sempre quel raggio di sole che non l'ha abbagliato. Avrà pure un significato un "fenomeno" del genere...
Intanto l'ansia è dominata, senza aver mai conosciuto angoscia e panico. Un solo cruccio, la sensazione a volte di essere su uno spazio esiguo, di fronte ad uno scoglio fermo lì che ti impedisce di guardare oltre.
E' l'insensibilità e la grettezza d'animo della gente, non tutta ma di "certa gente".
Prima comincia il "gran rumore"... Tutti vogliono sapere, Tutti vogliono essere vicini. Si allarmano, si informano... pressano per sapere di più, alcuni realmente sinceri altri meno. Curiosità e compassione che per gran parte nascondono ben altro... e se fosse capitato a me, se capitasse? Intanto non mi è successo, e poi dovrebbe... e perché proprio a me?
Intanto il tempo è trascorso e l'"Amico col brutto male" dopo l'intervento chirurgico si sottopone alle terapie previste dal protocollo. Sono lunghe, interminabili a volte devastanti... e il "gran rumore" comincia a scemare, può far paura vedere una testa senza capelli, fa impressione una maschera che simula la Vita. Si scansano le occasioni.
Quando non si può fare a meno, si finge di non guardare, di non dare importanza, oppure... si apre la "fiera delle parole inutili".
Ma insomma quando passa?
Ancora non passa?
Ma guarda un po', poverino... passerà?
E a un certo punto quasi Tutti si nascondono... per non essere travolti... "perché è giusto che ognuno si viva tranquillo la Sua ultima spiaggia". Forse.
Che "comoda supponenza"! Magari è proprio il contrario... magari quello "spazio" verrebbe da dividerlo con qualcuno, forse meno codardo... che non temesse di affogare in quello stesso mare.
Enne racconta e si duole perché si sente emarginato, guardato con sospetto. Atavico retaggio di stampo medievale per una malattia che si dice voler sfatare e poi non si ha il coraggio di affrontare nemmeno alla lontana.
Racconta e si rammarica, poi ricorda... quel raggio di sole che non volle fargli male.
E' una recidiva per Lui, e a Lei ogni tanto vengono gli occhi lucidi, ma niente di che, tanto da confondersi con l' "umore da sorriso".
L'apparenza inganna, dice e poi riprende il suo discorso... dove eravamo rimasti? In realtà l'ultima volta non avevamo neppure incominciato, ma al momento di salutarci Enne mi aveva dato appuntamento con la promessa di raccontare un piccolo miracolo, quasi una chiamata per Lui soltanto, poco prima di ammalarsi.
La prima volta non aveva voluto accompagnare Sua moglie a Medjugorje, Lei poi non era riuscita a partire più per un disguido... e la seconda volta non aveva detto di no. Tutto ciò sempre prima di ammalarsi.
Così era successo... e un tumore particolare e raro l'aveva colpito. La prima volta e poi un'altra ancora, ma insieme erano e sono sereni. La Fede e la speranza non li abbandonano, e Lui ricorda sempre quel raggio di sole che non l'ha abbagliato. Avrà pure un significato un "fenomeno" del genere...
Intanto l'ansia è dominata, senza aver mai conosciuto angoscia e panico. Un solo cruccio, la sensazione a volte di essere su uno spazio esiguo, di fronte ad uno scoglio fermo lì che ti impedisce di guardare oltre.
E' l'insensibilità e la grettezza d'animo della gente, non tutta ma di "certa gente".
Prima comincia il "gran rumore"... Tutti vogliono sapere, Tutti vogliono essere vicini. Si allarmano, si informano... pressano per sapere di più, alcuni realmente sinceri altri meno. Curiosità e compassione che per gran parte nascondono ben altro... e se fosse capitato a me, se capitasse? Intanto non mi è successo, e poi dovrebbe... e perché proprio a me?
Intanto il tempo è trascorso e l'"Amico col brutto male" dopo l'intervento chirurgico si sottopone alle terapie previste dal protocollo. Sono lunghe, interminabili a volte devastanti... e il "gran rumore" comincia a scemare, può far paura vedere una testa senza capelli, fa impressione una maschera che simula la Vita. Si scansano le occasioni.
Quando non si può fare a meno, si finge di non guardare, di non dare importanza, oppure... si apre la "fiera delle parole inutili".
Ma insomma quando passa?
Ancora non passa?
Ma guarda un po', poverino... passerà?
E a un certo punto quasi Tutti si nascondono... per non essere travolti... "perché è giusto che ognuno si viva tranquillo la Sua ultima spiaggia". Forse.
Che "comoda supponenza"! Magari è proprio il contrario... magari quello "spazio" verrebbe da dividerlo con qualcuno, forse meno codardo... che non temesse di affogare in quello stesso mare.
Enne racconta e si duole perché si sente emarginato, guardato con sospetto. Atavico retaggio di stampo medievale per una malattia che si dice voler sfatare e poi non si ha il coraggio di affrontare nemmeno alla lontana.
Racconta e si rammarica, poi ricorda... quel raggio di sole che non volle fargli male.
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