Emoticon heart
E' stata una giornata all'insegna del "pensiero che sorride". Ho cominciato a condividerne di buon mattino, a parlarne e a scriverne pure. Domani, ultimo incontro dell'anno per il GAMA, quindi una scatola piena di fiocchetti rossi e blu... ci si congeda per questi mesi estivi, non si può che con il "sorriso".
E pensando pensando, sono tornata indietro nel tempo, ma proprio tanto... a quando ero bambina, praticamente negli anni '60. Era l'epoca di Carosello, il siparietto felice di pochi sketch pubblicitari, che precedeva l'inizio dei programmi veri e propri.
In una di quelle scenette leggere si reclamizzava la marca di un dentifricio, protagonista era una bellissima attrice dal sorriso stupendo, che terminava con la domanda... ho detto qualcosa che non va? E allora le si rispondeva in coro... con quel sorriso puoi dire ciò che vuoi.
Perché questo ricordo...?
Ho pensato a quante occasioni per spiegarsi nonché farsi capire, perde qualcuno solo perché sembra indossare forzatamente una maschera che appare essere sempre quella... con gli angoli della bocca impietosamente in giù. Ne consegue che anche il bello, il buono, il piacevole di cui dice non lo è del tutto. Diventa precario, anzi assolutamente breve e passeggero che non fai in tempo a crederci e non c'è più. Pensi allora... l'avrà detto per dire ma forse non è mai stato, e quindi delusione, stizza prendono il sopravvento a discapito della forza di qualsiasi legame o relazione.
Ho avuto, cioè ho ancora un padre che non sorride molto, ora... un tempo, ancora meno. C'ho sofferto per questo, e aspettavo con ansia la vigilia di Natale e la lettura della letterina "sotto il piatto" per ricevere in regalo un Suo sorriso.
Tant'è comunque, inutile un ricordo che bene non fa, e meglio è pensare a come per me sia cambiata la vita da quando ho preso a sorridere, prima per necessità e poi per virtù che è diventata mia.
Bellissima non mi sono mai considerata, forse graziosa, ma molto incideva la ritrosia a mostrarmi contenta. Un viso sempre pensieroso pur in assenza di seri problemi, parevo scontrosa e poco incline a socializzare. Era timidezza è vero, ma pure scarso esercizio dei muscoli facciali.
La malattia venne, e mi portò il sorriso. Non lo fece intenzionalmente, così una distrazione per lei segnò la fine, per me invece un "nuovo inizio".
Un sorriso motivato dal trascorrere del tempo e dalle belle esperienze di vita che faccio ogni giorno. Non me ne separo mai, lo adotto con Tutti e mi sta bene in qualsiasi situazione. Giusto qualche ritocco.
E pensando pensando, sono tornata indietro nel tempo, ma proprio tanto... a quando ero bambina, praticamente negli anni '60. Era l'epoca di Carosello, il siparietto felice di pochi sketch pubblicitari, che precedeva l'inizio dei programmi veri e propri.
In una di quelle scenette leggere si reclamizzava la marca di un dentifricio, protagonista era una bellissima attrice dal sorriso stupendo, che terminava con la domanda... ho detto qualcosa che non va? E allora le si rispondeva in coro... con quel sorriso puoi dire ciò che vuoi.
Perché questo ricordo...?
Ho pensato a quante occasioni per spiegarsi nonché farsi capire, perde qualcuno solo perché sembra indossare forzatamente una maschera che appare essere sempre quella... con gli angoli della bocca impietosamente in giù. Ne consegue che anche il bello, il buono, il piacevole di cui dice non lo è del tutto. Diventa precario, anzi assolutamente breve e passeggero che non fai in tempo a crederci e non c'è più. Pensi allora... l'avrà detto per dire ma forse non è mai stato, e quindi delusione, stizza prendono il sopravvento a discapito della forza di qualsiasi legame o relazione.
Ho avuto, cioè ho ancora un padre che non sorride molto, ora... un tempo, ancora meno. C'ho sofferto per questo, e aspettavo con ansia la vigilia di Natale e la lettura della letterina "sotto il piatto" per ricevere in regalo un Suo sorriso.
Tant'è comunque, inutile un ricordo che bene non fa, e meglio è pensare a come per me sia cambiata la vita da quando ho preso a sorridere, prima per necessità e poi per virtù che è diventata mia.
Bellissima non mi sono mai considerata, forse graziosa, ma molto incideva la ritrosia a mostrarmi contenta. Un viso sempre pensieroso pur in assenza di seri problemi, parevo scontrosa e poco incline a socializzare. Era timidezza è vero, ma pure scarso esercizio dei muscoli facciali.
La malattia venne, e mi portò il sorriso. Non lo fece intenzionalmente, così una distrazione per lei segnò la fine, per me invece un "nuovo inizio".
Un sorriso motivato dal trascorrere del tempo e dalle belle esperienze di vita che faccio ogni giorno. Non me ne separo mai, lo adotto con Tutti e mi sta bene in qualsiasi situazione. Giusto qualche ritocco.
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