Il tempo passa e vado temprandomi, ma un'ovvia fragilità fa sì che nel cuore lascino il segno emozioni fortissime che si susseguono al ritmo del quotidiano.
Nell'ambito familiare vicende o condizioni d'animo dei miei cari vengono da me vissute con un'intensità tale da sentirmene quasi responsabile, riguardo quelli poi che percorrono la mia stessa difficile strada, una forte empatia mi permette di essere con loro sempre, quasi a voler non dico dimezzare, ma almeno ridurne in parte la sofferenza. Per questo motivo a volte la partecipazione è così sentita da far venir meno le parole e da non riuscire ad esprimere, raccontando, tutto ciò che provo, un misto di rabbia, di dolore, d'incomprensione e... di tanto altro ancora, le parole non basterebbero.
Oggi è una di quelle volte, il senso d'impotenza non mi abbandona, mi sento un po' una sopravvissuta con un carico sulle spalle troppo pesante, vorrei dar forza, coraggio a chi mi è molto vicino, conforto e rassegnazione a chi in me ha trovato un'oasi, ma non posso, lo vorrei tanto ma forse, credo di esserlo e non ne sono capace o non ne ho i mezzi.
Tuttavia non posso concludere questa mia giornata senza cercare di "sviscerare" ciò che ho dentro, non riuscirei a riposare, a prender fiato.
Ripercorro il mio vissuto, però non mi spingo tanto lontano... ho timore di scavarmi troppo dentro e magari soffrire anche di più, ricordando tanto tempo sprecato a "rincorrere farfalle" per poi chiuderle in un barattolo di vetro.
Mi fermo così alla sera prima della dimissione dall'ospedale dopo la mastectomia. Non chiedetemi perché proprio quel giorno... non saprei rispondere.
"Domani torni a casa", "E i drenaggi?"... fu questa la mia risposta immediata. Quanto fastidio mi avevano dato quei tre benedetti drenaggi. "Vedremo... forse uno te lo porti a casa".
Benissimo, pensai, questo ci mancava, anche il souvenir... però, pazienza, tanto... tornavo a casa. Il peggio era alle spalle, il tumore non c'era più ed ora per me era tutto in ripresa. La sera cominciai ad organizzarmi per il rientro del giorno dopo, preparai il borsone con cura e mentre riponevo ogni cosa rivivevo istante dopo istante quell'ultima settimana, la decisiva. Ero molto emozionata. Lasciai da parte gli indumenti che avrei indossato, prima di tutti il mio reggiseno ad olio o gel che dir si voglia, poi una sistematina alle ciocche della parrucca, e infine un profondo respiro per prendere coraggio. Me ne serviva davvero tanto per ricominciare a vivere, per poter archiviare quella brutta avventura.
Mi prese però all'improvviso uno strano "turbamento"...
Lo volevo poi veramente, volevo dimenticare quei brutti mesi? Forse avrei voluto ricordarli in un modo diverso, senza paure e con la consapevolezza di una nuova forza. Presi sonno molto tardi come alla vigilia di un esame, di una partenza o dell'andare in sposa, perché quel ritorno a casa, timidamente sperato, sarebbe stato un vero e proprio evento.
Aprii gli occhi all'ultimo del mese di giugno e diedi il buongiorno ad una nuova vita, ad un'altra possibilità offertami dal buon Dio, non l'avrei certo sprecata. Feci colazione, poi mi chiamarono per levar via due dei tre drenaggi e il resto della fasciatura.
La ferita ormai in via di cicatrizzazione vide la luce. Fui tentata di darle una rapida occhiata, ma mi trattenni... a casa sarebbe stato meglio.
Voltavo della mia "storia" una pagina dolorosa ma significativa... ce ne sarebbero state altre come "intermezzo", lasciate bianche volutamente per prendere respiro... prima di ricominciare.
Era tempo finalmente di dare la libertà a quelle "antiche farfalle".
Nell'ambito familiare vicende o condizioni d'animo dei miei cari vengono da me vissute con un'intensità tale da sentirmene quasi responsabile, riguardo quelli poi che percorrono la mia stessa difficile strada, una forte empatia mi permette di essere con loro sempre, quasi a voler non dico dimezzare, ma almeno ridurne in parte la sofferenza. Per questo motivo a volte la partecipazione è così sentita da far venir meno le parole e da non riuscire ad esprimere, raccontando, tutto ciò che provo, un misto di rabbia, di dolore, d'incomprensione e... di tanto altro ancora, le parole non basterebbero.
Oggi è una di quelle volte, il senso d'impotenza non mi abbandona, mi sento un po' una sopravvissuta con un carico sulle spalle troppo pesante, vorrei dar forza, coraggio a chi mi è molto vicino, conforto e rassegnazione a chi in me ha trovato un'oasi, ma non posso, lo vorrei tanto ma forse, credo di esserlo e non ne sono capace o non ne ho i mezzi.
Tuttavia non posso concludere questa mia giornata senza cercare di "sviscerare" ciò che ho dentro, non riuscirei a riposare, a prender fiato.
Ripercorro il mio vissuto, però non mi spingo tanto lontano... ho timore di scavarmi troppo dentro e magari soffrire anche di più, ricordando tanto tempo sprecato a "rincorrere farfalle" per poi chiuderle in un barattolo di vetro.
Mi fermo così alla sera prima della dimissione dall'ospedale dopo la mastectomia. Non chiedetemi perché proprio quel giorno... non saprei rispondere.
"Domani torni a casa", "E i drenaggi?"... fu questa la mia risposta immediata. Quanto fastidio mi avevano dato quei tre benedetti drenaggi. "Vedremo... forse uno te lo porti a casa".
Benissimo, pensai, questo ci mancava, anche il souvenir... però, pazienza, tanto... tornavo a casa. Il peggio era alle spalle, il tumore non c'era più ed ora per me era tutto in ripresa. La sera cominciai ad organizzarmi per il rientro del giorno dopo, preparai il borsone con cura e mentre riponevo ogni cosa rivivevo istante dopo istante quell'ultima settimana, la decisiva. Ero molto emozionata. Lasciai da parte gli indumenti che avrei indossato, prima di tutti il mio reggiseno ad olio o gel che dir si voglia, poi una sistematina alle ciocche della parrucca, e infine un profondo respiro per prendere coraggio. Me ne serviva davvero tanto per ricominciare a vivere, per poter archiviare quella brutta avventura.
Mi prese però all'improvviso uno strano "turbamento"...
Lo volevo poi veramente, volevo dimenticare quei brutti mesi? Forse avrei voluto ricordarli in un modo diverso, senza paure e con la consapevolezza di una nuova forza. Presi sonno molto tardi come alla vigilia di un esame, di una partenza o dell'andare in sposa, perché quel ritorno a casa, timidamente sperato, sarebbe stato un vero e proprio evento.
Aprii gli occhi all'ultimo del mese di giugno e diedi il buongiorno ad una nuova vita, ad un'altra possibilità offertami dal buon Dio, non l'avrei certo sprecata. Feci colazione, poi mi chiamarono per levar via due dei tre drenaggi e il resto della fasciatura.
La ferita ormai in via di cicatrizzazione vide la luce. Fui tentata di darle una rapida occhiata, ma mi trattenni... a casa sarebbe stato meglio.
Voltavo della mia "storia" una pagina dolorosa ma significativa... ce ne sarebbero state altre come "intermezzo", lasciate bianche volutamente per prendere respiro... prima di ricominciare.
Era tempo finalmente di dare la libertà a quelle "antiche farfalle".
Mary cara, capisco che non si può dimenticare, cerca di dividere "il grosso carico" in scatole più piccole e comode da trasportare... Gira questa pagina e lasciati il passato alle spalle.
RispondiEliminaBuona settimana mia cara Amica, un abbraccio affettuoso.
Cara, Tu sai bene che l'ho fatto già da tempo, e il mio andare adesso non è gravoso come potrebbe sembrare. Essere empaticamente in sintonia con Chi sta facendo quel percorso che un tempo fu anche il mio, riduce i miei pensieri negativi, perché sono obsoleti e non c'è più tanto spazio per loro.
EliminaUn carissimo abbraccio...
Mary
non si può dimenticare l'esperienza del cancro, lo so che io sono ancora troppo dentro a questa vicenda , ma sono anche convinta che il ricordo sarà meno doloroso, ma non svanirà neppure col tempo
RispondiEliminaun abbraccio
Annamaria
Ciao, Annamaria... certo che il ricordo diventa meno doloroso, ma quando guardi le cicatrici la Mente si fa traditrice... e fa sentire il dolore, vivo e pure diffuso.
EliminaLa Mente fa guarire o ammalare. Sta a Noi, anche se facile non è, stabilire l'equilibrio benefico. Ricambio forte l'abbraccio.
Mary
Si anche io volevo dire più o meno le cose dette dalle amiche prima di me, so che è difficilissimo, per il lavoro che svolgo, ma tenta di appannare questa porta ... tutto passa e il tempo tutto cancella ma non certo questi particolari momenti vissuti, ma tenta, un sorriso
RispondiEliminaCaro massimo... la porta è socchiusa perché possa entrare sempre quel raggio di luce ad illuminare il buio che va e viene, portato dai pensieri e qualche volta pure dai ricordi. Il sorriso però non manca mai... è quel famoso "spicchio di sole" donato e da donare.
EliminaGrazie...
Mary
Penso che un'esperienza del genere ti accompagni per tutti i giorni, anche se i ricordi verranno vissuti via via con spirito diverso.
RispondiEliminaBuona settimana, Mary, a presto.
lellina... che dire?
EliminaCentrato in pieno... come sempre.
Un abbraccio.
Mary