giovedì 21 novembre 2013

Uno "shampoo" ogni tanto

"... per non finire mai di essere" -  RACCONTA LA TUA STORIA
Abbiamo mai pensato a quanto sia difficile il ruolo di Chi è vicino a una qualsiasi persona che sta male, con particolare riferimento a un paziente oncologico?


"Mi chiamo Ida e voglio raccontare la mia storia. Veramente non è proprio la mia, io la vivo di riflesso perché a star male è mio marito.
Da due anni ha un tumore polmonare, ora aggravato da metastasi epatiche. Inizialmente sembrava che tutto dovesse mettersi al meglio, dopo l'intervento che fortunatamente fu possibile, ci assicurarono che la strada per la guarigione sarebbe stata liscia e senza particolari problemi. Si sottopose a 8 cicli di chemio e a delle sedute di radioterapia, dopo fu la volta dei controlli. E fu lì che avemmo la mazzata più grossa, perché c'eravamo illusi e per questo la delusione fu assai grande. Anche l'altro polmone era stato aggredito dal male e in più erano presenti anche delle metastasi al fegato. La terapia, che praticamente mai fu interrotta, continua ancora oggi.
Mio marito, un omone grande e grosso cui mi ero sempre appoggiata, è molto cambiato... apparentemente minimizza ciò che ha, legge e s'informa, è vero... ma in fondo ha una grande paura. Molte volte l'ho visto piangere. Qualche settimana fa ha perfino detto che non vuol morire prima del matrimonio di Nostra figlia... ci tiene tanto ad accompagnarla all'altare, ed io forse maldestramente per consolarlo ho detto che potrei morire anch'io prima, per qualsiasi accidenti o malanno... alla fine ci siamo ritrovati entrambi come due fontane. E' molto dura davvero.
Lavoro ancora ma cerco di non lasciarlo a lungo da solo, lo accompagno in ospedale e dove Lui vuole. Qualcuno della famiglia ha suggerito che io non lavorassi più, invece credo di doverlo fare per me e soprattutto per lui, il mio lavoro è una "terapia" per lui, così è costretto per le piccole cose a badare a se stesso, non può permettersi il lusso di lasciarsi andare...gli preparo quello che serve, al resto "deve" pensarci da solo. Qualche volta si ribella, quando faccio tardi per esempio o non vuole che io esca. A volte per un'intera settimana non fa che lamentarsi... allora telefono a Nostra figlia che vive fuori città e Le dico di chiamare suo padre... che c'ha bisogno di uno... shampoo, una lavata di testa insomma. Per lui, questa ogni volta è una terapia d'urto, un richiamo alla ragione... una sferzata di coraggio. Mia figlia non vorrebbe, le sembra di trattare suo padre come un bambino, ma in verità lui ora è come un bambino. Ha bisogno di tanto affetto in più ma anche di fermezza, assecondarlo in ogni momento non buono servirebbe a smorzare qualsiasi tentativo che fa per restare a galla e non affondare. Non è affatto giusto. D'altra parte soffriamo anche noi quando ci vediamo costrette a sostenere una parte che non vorremmo.
Comunque è così e così riusciamo ad andare avanti... tra un sorriso, parecchie lacrime e uno... shampoo ogni tanto.
Ringrazio per l'attenzione e spero che la "nostra storia" possa essere di aiuto per qualcun altro... per non considerarsi magari un po' strano nell'atteggiamento verso la malattia... per non sentirsi solo."
  - Ida -

Succede molto spesso purtroppo che Chi soffre finisce col diventare egoista quasi senza volerlo, e non tiene conto del difficile ruolo e della notevole sofferenza delle persone che sono accanto. Tormentate, impotenti... continuamente preda di scrupoli di coscienza ed errori di valutazione.
Sono troppo duro... o eccessivamente compassionevole? Do un'ulteriore sofferenza o alimento il piangersi addosso? Eppure io l'amo, e questo dovrebbe bastare per la scelta giusta... ma ho anche paura di perdere questo mio amore, punto di riferimento... questo mio tutto. E allora?
Qualcuno va avanti seguendo il momento, facendo d'istinto la scelta giorno per giorno... un altro per paura o codardia, finanche scappa... poi c'è pure, è incredibile ma assolutamente vero...Chi avrebbe preferito essere al posto di quella persona cara che vede stare male.
Assolutamente convinto che essendo solo la propria, la sofferenza avrebbe pesato meno.

N.B. Invia la Tua "storia" all'indirizzo e-mail: continuarea@virgilio.it - "... per non finire mai di essere" - racconta la Tua storia.
GLI "ATTEGGIAMENTI" CHE ACCOMPAGNANO L'AVVENTURA DELLA MALATTIA SONO MOLTO MENO STRANI E PARTICOLARI DI QUELLO CHE SI PENSA...
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2 commenti:

  1. La mia mamma si chiamava Ida e ho letto ancora più attentamente questo racconto, mia cara Mary.... sono senza parole!!! Sento che la vita è molto dura, e la salute è la cosa più preziosa che abbiamo. Un abbraccio, buon fine settimana.

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    1. E' così, Ale cara... la salute, la Vita stessa sono doni da custodire e preservare in ogni modo o maniera.
      Di racconti simili ne ascolto tanti quasi ogni giorno e ogni volta sento che ricaricano la mia volontà di continuare per questa stessa strada.
      Ti Voglio Bene...
      Mary

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