"... per non finire mai di essere" - RACCONTA LA TUA STORIA |
Di conseguenza alcuni hanno raccontato la propria "storia", altri no...
Quella di stasera è la storia di Enzo, da poco entrato a far parte del gruppo... Lui si è subito raccontato, con dovizia di particolari ed intensità emotiva. Nessuno gliel'aveva chiesto... poi, anche invitato da me, ha inviato il Suo racconto, ridotto in sintesi ma con le emozioni intatte...
LA MIA STORIA (Cancro di frontiera)
Anche a me la sorte aveva riservato che il 22 marzo del 1993 ricevessi un ospite non desiderato, IL CANCRO, che dopo aver bussato alla mia porta si era accomodato nel salotto buono di casa mia, e mi avrebbe tenuto "compagnia" per oltre 10 anni.
Per diverso tempo mi sono chiesto, non avendo tra l'altro ereditarietà di alcun tipo, "Perchè proprio a me", parafrasando un celebre tema letterario, ma l'unica risposta che sono stato capace di darmi è stata " e perchè anche non a me"?
Il Cancro nasce sempre da banalità trascurate, da diagnosi superficiali, dall'uso di frasi tipo "è un disturbo di poco conto, tanto adesso mi passerà", ebbene nel mio caso mai ero stato così previdente e tempestivo, sia pure appartenendo ad un'epoca in cui il fenomeno si pensava riguardasse pochi, poichè ognuno di noi giocava ad escludersi quasi per diritto naturale.
Il Cancro a quei tempi era un'eco lontana, soprattutto nel mezzogiorno d'Italia, un venticello la cui brezza nemmeno ci sfiorava, era come se il problema non ci riguardasse, tanto ci ritenevamo forti ed inviolabili.
E invece fu l'inizio di un dramma "esclusivamente personale", mai condiviso, sempre e solo di mia proprietà, che ha tormentato il mio corpo e la mia mente, rimanendo ancora oggi rintanato in un angolo buio della mia natura che essendo selvaggia e primitiva ne è riuscita a domare gli istinti, ma mai a debellarlo completamente.
Un dramma vissuto tra sospetti, diagnosi, esami, certezze, ansie, paure terribili che non riguardarono solo la lettura dei referti e il loro contenuto, ma si insediarono nella mia mente anche grazie agli atteggiamenti dell'epoca, culturalmente inaccettabili, quali sguardi bassi e sfuggenti, spiegazioni non date, o se date spudoratamente false, commiserazione e vergogna, etichette, frasi pesanti e irrispettose del significato della stessa malattia, silenzi, brevi commenti fatti in disparte ai familiari... tutti aspetti questi che per fortuna oggi risultano in gran parte sfatati.
E così venni sottoposto a gastrectomia sub totale ed a 1 mese di degenza ospedaliera in un piccolo e fatiscente ospedale di provincia, in cui quella pratica altamente chirurgica non era per niente in uso, visto che la maggior parte delle patologie presenti erano ernie, appendici, ed altri malanni di poco conto.
La diagnosi di CARCINOMA DELLE CELLULE A CASTONE INFILTRATO NELLA SOTTOMUCOSA mi costrinse dopo 4 mesi dall'intervento a sottopormi a 6 cicli di chemioterapia tradizionale che per quella struttura era da scoop giornalistico tanto era inusuale.
Solo in quel momento conobbi veramente "il CANCRO" e tutte le sue perfide aberrazioni, la sua violenza, la mia ribellione, la sua emarginazione, il mio rifiuto a sottomettermi, la carne straziata, la mente devastata, i pianti dirotti, la mia solitudine, il suo tentativo di spaccarmi le vene pur di annientarmi, la mia capacità di mangiare comunque durante i trattamenti.
Resistetti anche grazie a Frank un mio amico di sventura, che dal letto di fianco al mio, mi lanciava scarpe e bestemmie se manifestavo cedimenti. Lui era il fautore della "lotta per la sopravvivenza", niente lo scalfiva, aveva una forza mentale mostruosa da cui giorno per giorno attingevo a piene mani.
Solo in quel momento, osservai e capii la società dell'epoca, un ghetto di morale bigotta e preoccupata che quel problema non riguardasse loro ma altri, fingendosi falsamente dispiaciuti e commiserevoli, ma ben lieti che quella "peste bubbonica" fosse di nostra esclusiva pertinenza.
Correva l'anno del "meglio a lui che a me", frase emblematica che racchiudeva la grettezza e l'ignoranza dell'epoca al cospetto dei tempi in cui viviamo, in cui il fenomeno si aggrega e si confronta, in cui il concetto supera gli egoismi individuali ponendo al centro la colletività e i suoi fini (... anche se non sempre è così)
Ho passato 12 anni interminabili di "passionale rapporto con la malattia", si perchè ho anche avuto modo di amare una donna che mi ha aiutato a superarla, in cui le attese erano sempre proporzionali alle paure, ma a poco a poco ho avuto la fortuna e il piacere di rivedere l'alba di "un nuovo giorno", un giorno in cui con profonda commozione quei piccoli e spericolati medici di frontiera mi hanno dichiarato "GUARITO", con una cerimonia con tanto di torta che simboleggiava tutta la loro soddisfazione.
Gli altri 10 anni li ho passati, per scelta personale, come se la guarigione non mi avesse toccato, tra controlli e reminiscenze di paure di un protocollo che non mi appartiene più, soprattutto la paura di essere guarito... che ti rende di nuovo solo!
Da guarito parziale, a guarito totale, da lungo degente a lungo sopravvivente, il mio caso non fa più notizia, ha bruciato tutte le tappe della carriera CANCRO, tanto da non essere nemmeno preso in considerazione durante i dibattiti sui forum, poichè ritenuto troppo datato in relazione alle problematiche attuali.
In poche parole, la mia opinione non fa più testo, il CANCRO è affamato di carne fresca, di un vecchio scarpone come me non sa che farsene, anche se io potrei raccontare tutti... i suoi punti deboli che in rapporto ai miei, che erano ben poca cosa, potrebbero renderlo forse più umano.
Quante volte mi sono sentito dire "POTRAI MORIRE DI QUALSIASI ALTRA COSA, MA NON DI CANCRO", non mi sono mai fidato di quelli (i medici) che raccontavano questa filastrocca, mi suonava uguale a quella già sentita 21 anni fa "CARO GIOVANE, NELLA SFORTUNA SEI STATO FORTUNATO".
- Enzo Santorsola -
Poco c'è da aggiungere a ciò che ha scritto l'Amico Enzo... può esserci prova più tangibile di speranza che non resta tale e si realizza?
Credo di no... o meglio ci sono decine, addirittura centinaia di testimonianze come queste... è il "bilancio passivo" che il CANCRO fa di sè e dei suoi insuccessi. Quando la vittoria è finalmente "Nostra".
N.B. Invia la Tua storia all'indirizzo e-mail: continuarea@virgilio.it - racconta la tua storia
... E SCOPRI CHE NON SOLO A TE E' STATO DETTO COSI'
Per quello che può valere.. Il tuo ed il vostro condividere ha riportato speranza e serenità.. I tuoi consigli sono stati preziosi.. Hai contribuito a spezzare il muro del silenzio.. Vi siete donati e mi avete fatto tornare il sorriso.. Sei andato oltre la rabbia e la solitudine, hai saputo tendere la mano.. Mi hai aiutato a comprendere un pochino di più perché hai condiviso.. Ti e vi ringrazio anime belle!!:)
RispondiEliminaElena
Cara Elena... quello che dici a commento vale e anche molto.
EliminaL'intento della condivisione è proprio questo... aiutare a capire e capirsi, diventare attivi per rendere un percorso meno difficile e soffrire meno. Perchè è vero che si soffre meno se guardi in faccia la realtà, la vivi consapevolmente e nello stesso tempo guardi al futuro con fiducia.
Condividere vuol dire mettere a disposizione la propria esperienza, cioè... donarsi, ed essere generosi fa bene prima a se stessi.
Grazie per tutto e un abbraccio...
Mary
Questa è la Elena che mi ha scritto su FB? Credo di sì... Scusa Mary se rubo il tuo spazio, ma sul mio blog gli anonimi non possono commentare.
RispondiEliminaGrazie. Un doppio abbraccio.
Questa è la Elena che mi ha scritto su FB? Credo di sì... Scusa Mary se rubo il tuo spazio, ma sul mio blog gli anonimi non possono commentare.
RispondiEliminaGrazie. Un doppio abbraccio.
Si sono io :)beh io non posso che ringraziare voi;) mi rendo anonima perché non ho un profilo da poter utilizzare qui:)
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