Non sempre si può... essere espliciti, anche se un tempo lo sono stata perchè pensavo fosse un bene... una qualità essere chiari nell'esprimere ciò che si prova.
Era passato poco più di un mese dall'intervento, quando tre anni fa questo blog vide la luce. Ero ancora in terapia ma la gioia per l'essermi liberata di un peso... e che peso, era così grande che venni presa da una sorta di frenesia, voglia di condividere... forse per liberarmi ancora di "qualcosa", rimasuglio dell'angoscia latente. Cominciai a raccontare di me, immediatamente prima della malattia e in quella fase che ancora stavo vivendo. Per mia natura non ho mai amato "essere protagonista", in quell'occasione mi trovavo ad esserlo mio malgrado e se nella vita non potevo rifiutare quel "ruolo", nella "scrittura" almeno avrei voluto ridimensionarlo. Di quella "storia" così decisi di non essere l'unico personaggio principale, e Tutti quelli che la vivevano con me sarebbero diventati coprotagonisti. Era giusto e poi anche un modo per ringraziare Chi mi stava curando e nello stesso tempo mettere in luce "quelli che contano", ovvero le persone, gli Amici che facevano il mio stesso percorso.
IO non ero anonima, e neanche le mie emozioni... anche attraverso un "quasi nome" mi si identificava benissimo ed io volevo questo perchè ero persona reale desiderosa di comunicare e superare un momento critico della propria vita... perciò dovevo essere attendibile. Seguendo quest'idea, pur nel rispetto della privacy mi comportai allo stesso modo quando parlavo dei... coprotagonisti. Fui fedele in tutto, i nomi erano solo quelli di battesimo, ma i dialoghi, perfino qualche voce dialettale, le lacrime, la rabbia... le parole di conforto, incoraggiamento da parte di medici e infermiere... TUTTO... c'era proprio Tutto. Quando rileggevo ciò che avevo scritto mi emozionavo ancora di più... restavo quasi senza respiro.
Poi... un "bel giorno" alcune situazioni m'impedirono di andare oltre e cambiai così se non argomenti... stile.
I "nomi di battesimo" diventarono "giri poetici", e il "descrivere emozioni"... ahimè, formulare "pensieri divaganti che si fissano nella realtà". Quest'ultima definizione me l'ha offerta un Amico su un piatto d'argento, forse non intenzionalmente ma Lo ringrazio lo stesso.
Risultato... sono diventata più "ermetica", comprende in pieno ciò che scrivo solo Chi conosce me ed il contesto... Chi sa riconoscersi in quella sofferenza.
Ammetto che un po' mi dispiace sentirmi dire che sono prolissa, divagante a tratti incomprensibile però... si trattava di fare una scelta... chiudere baracca e burattini, gettare la spugna o pur con qualche accorgimento, "continuare a...".
Ho preferito la seconda e non me ne pento... nonostante tutto.
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