E al solito ce ne metto di tempo ogni volta prima di arrivare a destinazione. Oggi ho battuto il mio record... 45 minuti, dal cancello al "camice". Sinteticamente parlando, facendo il sunto stringato di quella che ormai è diventata consuetudine.
Stamattina ho incontrato nell'ordine, l'operatore socio sanitario che per primo sei anni fa aprì una porta che diventò ben presto nel mio immaginario, quella della possibilità, della cura e della salvezza, poi un'Amica delle prime, Donata... acciaccata e mai sconfitta, e ancora ancora altri finché sono arrivata al... camice.
Il camice, già... ne parlo e mi viene da sorridere. Le prime volte veramente, ridevo proprio perché mi sentivo in maschera, un po' a disagio quasi da voler passare inosservata, non dico poi quando erroneamente mi chiamavano, dottoressa. Prego... rispondevo se prima non avevo fatto in tempo a svoltare un angolo o entrare in una stanza... non facciamo scherzi. E diventavo seria, manco mi avessero offeso. Se ne accorgevano, si scusavano ed io mi sentivo in colpa per aver esagerato nel mostrare la volontà di non fregiarmi di un titolo non mio.
Così è... difficile trovare un equilibrio, c'è Chi mostra di essere troppo, e pure Chi ostenta di essere troppo poco o addirittura nessuno.
Va be, poco importa nello specifico, camice o meno conta alla fine ciò che si è sotto quella sorta di divisa che può voler dire tutto o niente, al massimo serve a dare un'identità. Sempre che non la confondino con altre.
Per me, attualmente è come velo delicato a coprire ciò che è prezioso e non si ostenta ma si custodisce.
Le mie cicatrici, medaglie di vittorie sempre più lontane nel tempo ma ricordate come conquiste faticose.
Il palpitare trattenuto a stento per le emozioni. Tante, varie e contrastanti.
Gioia, ma pure lacrime nascoste per Chi è stato sconfitto. Per sempre.
Così sotto un camice con la pretesa di essere tutto, conservo un animo determinato a mostrare di essere nulla.
Non sa né vuole arrendersi, però e si mostra contento di ciò che ha per poterlo offrire. Incondizionatamente.
Un passo alla volta per riconquistare la vita, per quella normalità tanto a lungo sperata e mai completamente certa.
Un camice a coprire qualcosa che in fondo non si può nascondere.
Stamattina ho incontrato nell'ordine, l'operatore socio sanitario che per primo sei anni fa aprì una porta che diventò ben presto nel mio immaginario, quella della possibilità, della cura e della salvezza, poi un'Amica delle prime, Donata... acciaccata e mai sconfitta, e ancora ancora altri finché sono arrivata al... camice.
Il camice, già... ne parlo e mi viene da sorridere. Le prime volte veramente, ridevo proprio perché mi sentivo in maschera, un po' a disagio quasi da voler passare inosservata, non dico poi quando erroneamente mi chiamavano, dottoressa. Prego... rispondevo se prima non avevo fatto in tempo a svoltare un angolo o entrare in una stanza... non facciamo scherzi. E diventavo seria, manco mi avessero offeso. Se ne accorgevano, si scusavano ed io mi sentivo in colpa per aver esagerato nel mostrare la volontà di non fregiarmi di un titolo non mio.
Così è... difficile trovare un equilibrio, c'è Chi mostra di essere troppo, e pure Chi ostenta di essere troppo poco o addirittura nessuno.
Va be, poco importa nello specifico, camice o meno conta alla fine ciò che si è sotto quella sorta di divisa che può voler dire tutto o niente, al massimo serve a dare un'identità. Sempre che non la confondino con altre.
Per me, attualmente è come velo delicato a coprire ciò che è prezioso e non si ostenta ma si custodisce.
Le mie cicatrici, medaglie di vittorie sempre più lontane nel tempo ma ricordate come conquiste faticose.
Il palpitare trattenuto a stento per le emozioni. Tante, varie e contrastanti.
Gioia, ma pure lacrime nascoste per Chi è stato sconfitto. Per sempre.
Così sotto un camice con la pretesa di essere tutto, conservo un animo determinato a mostrare di essere nulla.
Non sa né vuole arrendersi, però e si mostra contento di ciò che ha per poterlo offrire. Incondizionatamente.
Un passo alla volta per riconquistare la vita, per quella normalità tanto a lungo sperata e mai completamente certa.
Un camice a coprire qualcosa che in fondo non si può nascondere.
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