Emoticon heart
Almeno spero, e un bel po' ci conto e a tal fine mi impegno. Mi amo e ho cura di me, cerco di non prendermela troppo. Elasticità e pensieri sereni completano l'opera, esercizio costante che certamente non può essere semplice sopravvivenza.
Ricordo che all'inizio questo termine mi sconvolgeva, come fosse una concessione o ancor peggio frutto di una svista, poi mi abituai all'idea e quel modo di dire per convenzione diventò per me come un "titolo" scritto in calce sotto il nome su un biglietto da visita.
E furono così prima 1... e poi a seguire... 2... 3... 4... 5 anni di sopravvivenza, ed ora che sono a 6 vorrei esprimermi in modo diverso, ma sono solo all'inizio perciò, meglio ancora non cambiare bigliettino. Intanto "mi cullo", si fa per dire, in questo presente che dà senso a tutto quanto, e continuo a... raccontarmi.
Tra qualche settimana avrò il prossimo controllo e stamattina abbiamo dato il via alla serie di esami. Ormai in ospedale sono di casa, e quei corridoi, le stanze degli ambulatori, persino gli ascensori non mi danno più il batticuore dell'attesa. Perché è come fossi lì non per me ma per accompagnare un'Amica. E quando pure oggi mio marito, intollerante da sempre a quegli ambienti, ha detto... vado a fare un giro, anzi vado a comprare un "secondo" per il pranzo così "guadagniamo" tempo... ho replicato con il solito "va bene", non rassegnato ma convinto. Saggia decisione visto che viveva l'attesa forzata con disagio e nervosismo manco tanto velato.
Io alle attese ormai ho fatto il callo, le vivo come momenti di relax e conoscenza di tanta e varia umanità. E sono abituata anche alle indecisioni degli specializzandi che insistono sui "punti" che non sanno individuare, alle mosse maldestre e alle voci dai suoni omologati, simili a quella di un navigatore satellitare, tanto per intenderci. Tutto rientra nell'ordinaria amministrazione. Non ci faccio più caso. Compensa il pensiero che comunque ho guadagnato tempo non così per dire, generico ma un giorno in più. Si mette accanto agli altri che sono stati e dà inizio ad un'altra serie, almeno spero e fortemente ci conto, visto che mi impegno.
In complesso sono soddisfatta di me, dei tanti progressi fatti, che comunque dovesse andare da qui in poi, lo sarei anche di più. Non un'eroina però una "creatura tosta" che un giorno pensava le fosse capitata una notizia di quel genere sarebbe finita a terra stecchita, e invece...
Eppure sono consapevole di certi miei limiti.
Provo qualche volta a guardarmi dall'esterno...
Se fossi un quadro, non sarei certo da esposizione, ma un semplice dipinto da tenere in casa per sé.
In una stanza vuota, su una parete nuda. A riprodurre con sfumature diverse... un cielo sereno a volte cupo, una sola nuvola e un lampo in lontananza.
Crepuscolo incerto di un mite Autunno.
Emoticon heart
Almeno spero, e un bel po' ci conto e a tal fine mi impegno. Mi amo e ho cura di me, cerco di non prendermela troppo. Elasticità e pensieri sereni completano l'opera, esercizio costante che certamente non può essere semplice sopravvivenza.
Ricordo che all'inizio questo termine mi sconvolgeva, come fosse una concessione o ancor peggio frutto di una svista, poi mi abituai all'idea e quel modo di dire per convenzione diventò per me come un "titolo" scritto in calce sotto il nome su un biglietto da visita.
E furono così prima 1... e poi a seguire... 2... 3... 4... 5 anni di sopravvivenza, ed ora che sono a 6 vorrei esprimermi in modo diverso, ma sono solo all'inizio perciò, meglio ancora non cambiare bigliettino. Intanto "mi cullo", si fa per dire, in questo presente che dà senso a tutto quanto, e continuo a... raccontarmi.
Tra qualche settimana avrò il prossimo controllo e stamattina abbiamo dato il via alla serie di esami. Ormai in ospedale sono di casa, e quei corridoi, le stanze degli ambulatori, persino gli ascensori non mi danno più il batticuore dell'attesa. Perché è come fossi lì non per me ma per accompagnare un'Amica. E quando pure oggi mio marito, intollerante da sempre a quegli ambienti, ha detto... vado a fare un giro, anzi vado a comprare un "secondo" per il pranzo così "guadagniamo" tempo... ho replicato con il solito "va bene", non rassegnato ma convinto. Saggia decisione visto che viveva l'attesa forzata con disagio e nervosismo manco tanto velato.
Io alle attese ormai ho fatto il callo, le vivo come momenti di relax e conoscenza di tanta e varia umanità. E sono abituata anche alle indecisioni degli specializzandi che insistono sui "punti" che non sanno individuare, alle mosse maldestre e alle voci dai suoni omologati, simili a quella di un navigatore satellitare, tanto per intenderci. Tutto rientra nell'ordinaria amministrazione. Non ci faccio più caso. Compensa il pensiero che comunque ho guadagnato tempo non così per dire, generico ma un giorno in più. Si mette accanto agli altri che sono stati e dà inizio ad un'altra serie, almeno spero e fortemente ci conto, visto che mi impegno.
In complesso sono soddisfatta di me, dei tanti progressi fatti, che comunque dovesse andare da qui in poi, lo sarei anche di più. Non un'eroina però una "creatura tosta" che un giorno pensava le fosse capitata una notizia di quel genere sarebbe finita a terra stecchita, e invece...
Eppure sono consapevole di certi miei limiti.
Provo qualche volta a guardarmi dall'esterno...
Se fossi un quadro, non sarei certo da esposizione, ma un semplice dipinto da tenere in casa per sé.
In una stanza vuota, su una parete nuda. A riprodurre con sfumature diverse... un cielo sereno a volte cupo, una sola nuvola e un lampo in lontananza.
Crepuscolo incerto di un mite Autunno.
Ricordo che all'inizio questo termine mi sconvolgeva, come fosse una concessione o ancor peggio frutto di una svista, poi mi abituai all'idea e quel modo di dire per convenzione diventò per me come un "titolo" scritto in calce sotto il nome su un biglietto da visita.
E furono così prima 1... e poi a seguire... 2... 3... 4... 5 anni di sopravvivenza, ed ora che sono a 6 vorrei esprimermi in modo diverso, ma sono solo all'inizio perciò, meglio ancora non cambiare bigliettino. Intanto "mi cullo", si fa per dire, in questo presente che dà senso a tutto quanto, e continuo a... raccontarmi.
Tra qualche settimana avrò il prossimo controllo e stamattina abbiamo dato il via alla serie di esami. Ormai in ospedale sono di casa, e quei corridoi, le stanze degli ambulatori, persino gli ascensori non mi danno più il batticuore dell'attesa. Perché è come fossi lì non per me ma per accompagnare un'Amica. E quando pure oggi mio marito, intollerante da sempre a quegli ambienti, ha detto... vado a fare un giro, anzi vado a comprare un "secondo" per il pranzo così "guadagniamo" tempo... ho replicato con il solito "va bene", non rassegnato ma convinto. Saggia decisione visto che viveva l'attesa forzata con disagio e nervosismo manco tanto velato.
Io alle attese ormai ho fatto il callo, le vivo come momenti di relax e conoscenza di tanta e varia umanità. E sono abituata anche alle indecisioni degli specializzandi che insistono sui "punti" che non sanno individuare, alle mosse maldestre e alle voci dai suoni omologati, simili a quella di un navigatore satellitare, tanto per intenderci. Tutto rientra nell'ordinaria amministrazione. Non ci faccio più caso. Compensa il pensiero che comunque ho guadagnato tempo non così per dire, generico ma un giorno in più. Si mette accanto agli altri che sono stati e dà inizio ad un'altra serie, almeno spero e fortemente ci conto, visto che mi impegno.
In complesso sono soddisfatta di me, dei tanti progressi fatti, che comunque dovesse andare da qui in poi, lo sarei anche di più. Non un'eroina però una "creatura tosta" che un giorno pensava le fosse capitata una notizia di quel genere sarebbe finita a terra stecchita, e invece...
Eppure sono consapevole di certi miei limiti.
Provo qualche volta a guardarmi dall'esterno...
Se fossi un quadro, non sarei certo da esposizione, ma un semplice dipinto da tenere in casa per sé.
In una stanza vuota, su una parete nuda. A riprodurre con sfumature diverse... un cielo sereno a volte cupo, una sola nuvola e un lampo in lontananza.
Crepuscolo incerto di un mite Autunno.
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