Emoticon heart
Mi dici come va a finire...?
Finire... che cosa?
Da quando l'Amore della mia Vita si è convertito al virtuale per simpatia vorrebbe pure leggere questi pensieri miei, ma poi desiste...
No, non è possibile... mi viene il mal di testa solo se guardo quanto è lungo. Ma come fai...?
E poi conclude... dimmi come va a finire...
senza nemmeno aver letto l'inizio, solo fermo al titolo, questo tante volte sfiora solo l'argomento, quindi non capisce nulla.
Mi è sempre piaciuto scrivere, e sintetica non lo sono mai stata, ora poi con tutta la ridda di sentimenti ed emozioni, fitte improvvise di dolore riflesso e batticuore per gioie condivise, "stringere" non si può. E capita pure che si alternino in modo repentino stati d'animo diversi, tanto da farmi sentire... "doppia", Io e Te... legate da un filo concreto, ma solo una delle due verso la "profondità abissale".
"Profondità abissale"... mi piace questa espressione, ha fascino e sa d'infinito. M'è venuta estemporanea, mi succede nei periodi, appunto... di riflessione al massimo grado ed oltre.
Sarà perché penso che sia tempo di capire in pieno, completamente come sono... senza accusare stanchezza se mi ci soffermo troppo.
E quindi sono DOPPIA. Una procede, almeno così pare, serena e spedita... l'altra quasi si ferma perché si sente colpita.
La prima è consapevole di non essere unica, si volta ma non riconosce la seconda perché troppo lontana e a questo punto resta smarrita e si ferma anch'essa. L'altra ad un certo punto la raggiunge, ma entrambe sono troppo stanche e il ricongiungersi lascia senza forze.
Ecco... spesso mi sento così e vorrei tanto sentirmi sempre UNA SOLA perché questo vorrebbe dire andare per un'unica strada, la mia... senza se senza ma, senza alcun condizionamento.
Un'utopia? Può darsi... però intanto quando il "ricongiungimento" è avvenuto sia pur con fatica riprendo quella che credo la mia "via", chissà che possa percorrerla senza altri intoppi.
I "contatti" che la malattia mi ha lasciato come regali preziosi, le persone stupende tutte che mi ha permesso di conoscere, diventano "compagni di viaggio", "pellegrini" con me in un percorso che porta alla vera conoscenza di se stessi.
Ci può essere meraviglia più grande?
E poi ho scoperto con stupore che la quotidianità può diventare preghiera. Come dice papa Francesco, c’è differenza tra il “dire preghiere” e “pregare”. Non perché il “dire preghiere” vada archiviato, ma perché, soprattutto oggi, nei ritmi frenetici che ci travolgono, una preghiera ridotta a ripetizione di formule o lontana da quello che viviamo nella quotidianità non può bastarci. Forse una sfida fondamentale dei nostri tempi è proprio imparare a legare preghiera e vita, così da non stancarsi mai né di Dio, né della preghiera.
Questa consapevolezza mi fa serena, mi riporta a quando pareva avessi scordato il "Padre Nostro", non mi fermavo in quel mio contatto con Dio ma procedevo a modo mio.
Ho capito pure il grande valore della Speranza, nella ricerca continua delle motivazioni, nel legame tra causa ed effetto di ogni evento della vita.
Penso che credere al futuro, cercare la felicità, voglia dire essenzialmente aprirsi all’intreccio della fede e della speranza nella vita quotidiana. In fondo, il centro della nostra fede è il messaggio della speranza, il credere che non si finisce mai di essere.
L’importante è solo permettere a Dio di raggiungerci, proprio dove tutto sembra finito.
Finire... che cosa?
Da quando l'Amore della mia Vita si è convertito al virtuale per simpatia vorrebbe pure leggere questi pensieri miei, ma poi desiste...
No, non è possibile... mi viene il mal di testa solo se guardo quanto è lungo. Ma come fai...?
E poi conclude... dimmi come va a finire...
senza nemmeno aver letto l'inizio, solo fermo al titolo, questo tante volte sfiora solo l'argomento, quindi non capisce nulla.
Mi è sempre piaciuto scrivere, e sintetica non lo sono mai stata, ora poi con tutta la ridda di sentimenti ed emozioni, fitte improvvise di dolore riflesso e batticuore per gioie condivise, "stringere" non si può. E capita pure che si alternino in modo repentino stati d'animo diversi, tanto da farmi sentire... "doppia", Io e Te... legate da un filo concreto, ma solo una delle due verso la "profondità abissale".
"Profondità abissale"... mi piace questa espressione, ha fascino e sa d'infinito. M'è venuta estemporanea, mi succede nei periodi, appunto... di riflessione al massimo grado ed oltre.
Sarà perché penso che sia tempo di capire in pieno, completamente come sono... senza accusare stanchezza se mi ci soffermo troppo.
E quindi sono DOPPIA. Una procede, almeno così pare, serena e spedita... l'altra quasi si ferma perché si sente colpita.
La prima è consapevole di non essere unica, si volta ma non riconosce la seconda perché troppo lontana e a questo punto resta smarrita e si ferma anch'essa. L'altra ad un certo punto la raggiunge, ma entrambe sono troppo stanche e il ricongiungersi lascia senza forze.
Ecco... spesso mi sento così e vorrei tanto sentirmi sempre UNA SOLA perché questo vorrebbe dire andare per un'unica strada, la mia... senza se senza ma, senza alcun condizionamento.
Un'utopia? Può darsi... però intanto quando il "ricongiungimento" è avvenuto sia pur con fatica riprendo quella che credo la mia "via", chissà che possa percorrerla senza altri intoppi.
I "contatti" che la malattia mi ha lasciato come regali preziosi, le persone stupende tutte che mi ha permesso di conoscere, diventano "compagni di viaggio", "pellegrini" con me in un percorso che porta alla vera conoscenza di se stessi.
Ci può essere meraviglia più grande?
E poi ho scoperto con stupore che la quotidianità può diventare preghiera. Come dice papa Francesco, c’è differenza tra il “dire preghiere” e “pregare”. Non perché il “dire preghiere” vada archiviato, ma perché, soprattutto oggi, nei ritmi frenetici che ci travolgono, una preghiera ridotta a ripetizione di formule o lontana da quello che viviamo nella quotidianità non può bastarci. Forse una sfida fondamentale dei nostri tempi è proprio imparare a legare preghiera e vita, così da non stancarsi mai né di Dio, né della preghiera.
Questa consapevolezza mi fa serena, mi riporta a quando pareva avessi scordato il "Padre Nostro", non mi fermavo in quel mio contatto con Dio ma procedevo a modo mio.
Ho capito pure il grande valore della Speranza, nella ricerca continua delle motivazioni, nel legame tra causa ed effetto di ogni evento della vita.
Penso che credere al futuro, cercare la felicità, voglia dire essenzialmente aprirsi all’intreccio della fede e della speranza nella vita quotidiana. In fondo, il centro della nostra fede è il messaggio della speranza, il credere che non si finisce mai di essere.
L’importante è solo permettere a Dio di raggiungerci, proprio dove tutto sembra finito.
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