sabato 13 settembre 2014

URLARE SOTTOVOCE


Se vedo o sento qualcuno angosciato o preso dallo sconforto, perché è all'inizio di un percorso già fitto di ostacoli ed incognite, non posso restare indifferente e nemmeno aspettare con superficialità che qualcosa cambi magari in bene... e sennò?
Troppo bene conosco quella serie di emozioni in altalenante successione che prende alla gola... soffoca, fino a quando l'istinto di sopravvivenza non prende il sopravvento con un respiro più profondo.
Voglio in qualche modo dare aiuto, caspita...! IO ci sono, altrimenti perché dovrei esserci ancora?
E poiché non posso certo giudicare e non solo per mancanza di elementi ma per l'indiscussa soggettività della sofferenza e del dolore, per l'ennesima volta "analizzo" me stessa, il comportamento di una persona che non ha mai inteso "isolarsi" anzi... non ha fatto altro che " proclamare" a gran voce il Suo "male" per superare il "malessere" che ne derivava.
In realtà i primi due mesi, quelli che hanno preceduto la diagnosi sono stati i più difficili da vivere... non accettavo l'"eventualità" della malattia pur toccandola con mano, guardando nello specchio gli occhi fissi, "incantati" dal terrore. Per questo evitavo il confronto con gli Altri... che non "leggessero" anche Loro quello che io già segretamente sapevo. Temevo di "essere sbattuta" contro la realtà a mani e piedi legati in modo da non poter "scappare"... non più.
Però, una volta che "da sola" mi posi contro quel muro, la vista offuscata dalle lacrime "del profondo" m'impedì di vederne la "bruttura" per intero, e la sensazione di vulnerabilità mi spinse a chiedere aiuto  a TUTTI e IN TUTTI I MODI. E per Tutti, intendo proprio tutte le persone che conoscevo, le simpatiche e le antipatiche... gli amici ma anche quelli che fino ad allora salutavo appena.
Cominciai ad amare davvero... forse perché ero in una condizione di necessità? Non so... fu molto dura ammetterlo, accettare che da sola non ce l'avrei mai fatta fu anche doloroso, convincermi poi di poter restare coi miei pensieri come unica compagnia... fu impossibile. Dovevo venir fuori... "urlare sottovoce" e col sorriso (per non spaventare... i "sani" hanno paura di Chi non lo è più) tutto il mio dolore... "denudarmi" perché Altri potessero provare a prendersi cura di me... in ogni modo.
Così provai ad aver FIDUCIA e ad AFFIDARMI.

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