martedì 9 aprile 2019

DUE PAROLE DUE SULLA SPERANZA


Un po' per nostalgia, un po' per confrontarmi col passato da com'ero a come sono, torno a rileggermi.
Nove anni nove di pagine quotidiane, la "storia mia" da canovaccio, le tante emozioni come punti ad ago sottile. Un ricamo dell'animo umano.
Tra i molti "ritratti" uno in particolare.
"Ma dimmi... come potevo leggere questo biglietto?"
Rosso in viso come al solito per l'imbarazzo ma anche per la riservatezza che lo caratterizzava, mi guardava porgendomi il bigliettino color verde speranza.
Perchè?
Gli occhi alle prime due parole di quel biglietto... "O Dio..."
Ma guarda, avevo pensato, proprio a Lui doveva capitare una frase tanto esplicita!? D'altra parte quel "Qualcuno"doveva pur provarci in qualche modo a "comunicare" con quella testa di coccio dagli occhi azzurri e profondi come il mare.
Viveva il Suo male da solo, con la moglie che non gli faceva più compagnia e invece aggiungeva dolore alle Sue giornate. Era perciò indispettito e non credeva a niente, meno che mai a Dio, almeno così sosteneva.
La Nostra conoscenza cominciò con un esordio apparentemente banale...
Che cosa mangi oggi a pranzo?
Andavo sul sicuro per iniziare una conversazione, rischiavo poco e niente, Tutti mangiano... è un argomento generico e poi allegro perchè in modo certo è legato alla vita.
Non so, quello che trovo. Ogni giorno mangio quello che trovo in tavola... fu la Sua risposta, ed io quella volta non aggiunsi altro.
Qualche giorno dopo fu Lui a parlare spontaneamente della malattia, molto rassegnato... troppo. Per scuoterlo ad un certo momento venni fuori con una battuta...
Devi lottare, non sei solo. Hai Dio al Tuo fianco!
E Lui mi aveva fulminato con lo sguardo e le parole... Dio, ma Chi é... Chi lo conosce?
Presa alla sprovvista riuscii a dire solo... Tu, non credi? Ma subito mi ero ripresa... Vabbè, non importa, devi combattere lo stesso, vorrà dire che lo farai da solo!
Stoltamente, dopo un esordio discretamente felice avevo fatto un "tonfo", ero entrata nel "Suo spazio intimo" senza che me lo avesse chiesto.
Fu un momento, e stava per alzarsi una "barriera"... poi, un sospiro di sollievo... ed avevamo ripreso l'equilibrio della "simmetria".
Quanto è difficile trattare la Speranza, servono poche parole e infinito ascolto, ad oggi sono a buon punto ma ancora ho da imparare. All'inizio fu come una casa senza luce, ora ha le finestre ma non sempre sono tutte aperte.
Un tempo mi ci voleva quasi uno sgabello sulla sedia, per essere all'altezza.
Sentirsi così a volte, inadeguata e priva dei più semplici elementi per arrivare... dove, mi era impossibile anche solo capirlo.
E l'anima diventava come una "casa senza finestre", grande abbastanza per tanti sentimenti ma priva di quella "luce" che serve ad illuminarli e renderli visibili.
Forse dalla crepa più nascosta alla fine riuscì ad infilarsi un raggio di luce, e mi sembrò in una sera che le stelle raggiunsero l'intento.

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