Emoticon heart
Oppure... ode alla Semplicità. Ma a questo si arriva dopo, almeno per quello che dirò.
Da cinque anni non mangio più carne, né bianca né tanto meno rossa, quest'ultima addirittura mi è difficile toccarla, sicché anche gli altri a casa mia si sono disabituati, e non la chiedono più.
La sostituivo con uova e latticini, però ho limitato questi ultimi e le uova più di una volta a settimana non riesco a mandare giù. Bel problema con le proteine!
Allora ho riabilitato il "piatto unico" e dentro ci metto tutto ciò che si può ed è compatibile col resto... spero che funzioni, e poi mi consolo con "pane e insalata".
Ma che posto o ruolo occupa sulla tavola un "connubio" del genere?
E' un secondo o contorno o frutta o companatico?
Sono certa che qualcuno se lo sta chiedendo... ed io posso solo rispondere che non lo so. E' scoperta recente, mi piace e mi appaga.
Confesso però che l'ho scoperto da poco, è vero... ma solo come gusto, già mia madre negli ultimi mesi di vita aveva preso a mangiare solo questo... pane e insalata. Quando le portavano pranzo e cena in ospedale, si faceva dare il panino, apriva la vaschetta dell'insalata... e poi ci pensava da sola a preparare il tutto e gustarselo a gran morsi.
Solo quello... pane e insalata.
E a Noi che la guardavamo stupiti, raccontava che era una Sua antica passione... quando da bambina insieme con la mamma e i nonni, da sfollati preparavano il pane in casa e poi raccoglievano l'insalata nell'orto, e spesso il loro pranzo era tutto lì. Tranne quando il pane diventava duro come pietra, e allora si faceva il "pancotto con le verdure", erbette, cicoria, rucola sempre dello stesso campicello.
La mia mamma aveva l'arte del narrare... anche le storie più difficili e tristi diventavano favole e novelle, a volte dei veri e propri romanzi brevi.
Come la vicenda del maialino Campasolo, da lei allevato, accudito e strigliato alla fontana ogni giorno... o del passerotto che svolazzava libero in casa inseguito dalla gatta Mariolina, sorniona e lesta a fermarsi una volta scoperta in posizione di agguato... e poi tante altre. Lei ricordava tutto e tutti, e amava condividere quelle esperienze passate, vissute con la semplicità che rasserena.
Mancava il superfluo, ma non era un problema... ne cercava il piacere in ciò che aveva... e così disponeva del necessario e un po' di più.
C'era sempre qualcosa da imparare e ritenere in ciò che raccontava. Se ne sentiva il profumo e il calore, persino il sapore.
Come per me, il gusto che fu suo... di pane e insalata.
Da cinque anni non mangio più carne, né bianca né tanto meno rossa, quest'ultima addirittura mi è difficile toccarla, sicché anche gli altri a casa mia si sono disabituati, e non la chiedono più.
La sostituivo con uova e latticini, però ho limitato questi ultimi e le uova più di una volta a settimana non riesco a mandare giù. Bel problema con le proteine!
Allora ho riabilitato il "piatto unico" e dentro ci metto tutto ciò che si può ed è compatibile col resto... spero che funzioni, e poi mi consolo con "pane e insalata".
Ma che posto o ruolo occupa sulla tavola un "connubio" del genere?
E' un secondo o contorno o frutta o companatico?
Sono certa che qualcuno se lo sta chiedendo... ed io posso solo rispondere che non lo so. E' scoperta recente, mi piace e mi appaga.
Confesso però che l'ho scoperto da poco, è vero... ma solo come gusto, già mia madre negli ultimi mesi di vita aveva preso a mangiare solo questo... pane e insalata. Quando le portavano pranzo e cena in ospedale, si faceva dare il panino, apriva la vaschetta dell'insalata... e poi ci pensava da sola a preparare il tutto e gustarselo a gran morsi.
Solo quello... pane e insalata.
E a Noi che la guardavamo stupiti, raccontava che era una Sua antica passione... quando da bambina insieme con la mamma e i nonni, da sfollati preparavano il pane in casa e poi raccoglievano l'insalata nell'orto, e spesso il loro pranzo era tutto lì. Tranne quando il pane diventava duro come pietra, e allora si faceva il "pancotto con le verdure", erbette, cicoria, rucola sempre dello stesso campicello.
La mia mamma aveva l'arte del narrare... anche le storie più difficili e tristi diventavano favole e novelle, a volte dei veri e propri romanzi brevi.
Come la vicenda del maialino Campasolo, da lei allevato, accudito e strigliato alla fontana ogni giorno... o del passerotto che svolazzava libero in casa inseguito dalla gatta Mariolina, sorniona e lesta a fermarsi una volta scoperta in posizione di agguato... e poi tante altre. Lei ricordava tutto e tutti, e amava condividere quelle esperienze passate, vissute con la semplicità che rasserena.
Mancava il superfluo, ma non era un problema... ne cercava il piacere in ciò che aveva... e così disponeva del necessario e un po' di più.
C'era sempre qualcosa da imparare e ritenere in ciò che raccontava. Se ne sentiva il profumo e il calore, persino il sapore.
Come per me, il gusto che fu suo... di pane e insalata.
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