Emoticon heart
Impatto ed emozioni iniziali sono uguali per Tutti, poi ciascuno fa la scelta di vivere la "sua storia" come meglio crede. Perché, pur simile ad altre, resta unica e speciale come Chi ne è al centro, per carattere e peculiarità.
Scelsi io di fare una sorta di "outing" per contrastare la Paura e riemergere da quell'abisso in cui mi ero cacciata, molti invece preferiscono quasi isolarsi per vivere concentrati sul problema, ne parlano se e quando è necessario. Vivono i momenti che esulano da terapie ed esami "tuffandosi" in realtà "scacciapensieri", ma in tutta sincerità non so quanto valga questo tentativo, dal momento che a casa tutto torna come prima, e il contrasto appare così netto da far sentire soli anche se in compagnia.
Si potrà far finta di ignorare non raccontandosi mai o arrivare alla "condivisione", solo però attraverso un processo di maturazione, che porterà al convincimento di mettere la propria esperienza al servizio di Chi ancora vive la sua, nel modo unico e speciale che si è detto.
Nell'ultimo incontro del G.A.M.A. ha portato testimonianza forte una dottoressa, quindi un' "addetta ai lavori", che quattro anni fa fu colpita da un linfoma.
Iter emotivo come Tutti, poi "parziale chiusura"... ne parla solo in famiglia e nella cerchia degli amici che non le fanno comunque mancare affetto e premure.
Per la prima volta si racconta ad un gruppo di auto mutuo aiuto, perché convinta da "motivazione valida" da cui senza rendersene conto prende le distanze come da un fatto oggettivamente valido. Anche se del tutto così non è, e il bene l'avrà fatto per prima a se stessa.
Come è stato detto nella medesima occasione, in certi momenti che appaiono bui converrebbe non porre né porsi domande e condizioni. Certo risulta difficilissimo per Chi è del mestiere e sa, forse pure troppo... ha da lavorare su se stesso a 360°, e lo scoramento a volte è anche superiore rispetto all' ignorante in materia, il quale consciamente o meno può azzardare... non so, non voglio sapere, perché così è come non fosse.
A riprova di questo, il racconto di Maria Rosaria... l'incontro con una ragazza down alle prese con quest'altro "accidente". Si erano ritrovate una volta nella stessa stanza per la terapia, la ragazza era assai inquieta per i disagi, tanto da urlare. Era accompagnata dalla sorella che cercava di calmarla in qualche modo, all'uscita questa aveva spiegato a Maria Rosaria, rimasta profondamente colpita dalla situazione, a suo giudizio, di grave ingiustizia, che in fondo era grata a Dio perché la sorella non capiva ciò che stava vivendo a causa dell'handicap e quindi soffriva di meno psicologicamente.
Storie di dura realtà che ad un'analisi approfondita appare come "smussata negli angoli", perché si adatti all'altra comune, ordinaria e costituisca un unico percorso.
Così come è, e come pure vuole la "casualità".
Scelsi io di fare una sorta di "outing" per contrastare la Paura e riemergere da quell'abisso in cui mi ero cacciata, molti invece preferiscono quasi isolarsi per vivere concentrati sul problema, ne parlano se e quando è necessario. Vivono i momenti che esulano da terapie ed esami "tuffandosi" in realtà "scacciapensieri", ma in tutta sincerità non so quanto valga questo tentativo, dal momento che a casa tutto torna come prima, e il contrasto appare così netto da far sentire soli anche se in compagnia.
Si potrà far finta di ignorare non raccontandosi mai o arrivare alla "condivisione", solo però attraverso un processo di maturazione, che porterà al convincimento di mettere la propria esperienza al servizio di Chi ancora vive la sua, nel modo unico e speciale che si è detto.
Nell'ultimo incontro del G.A.M.A. ha portato testimonianza forte una dottoressa, quindi un' "addetta ai lavori", che quattro anni fa fu colpita da un linfoma.
Iter emotivo come Tutti, poi "parziale chiusura"... ne parla solo in famiglia e nella cerchia degli amici che non le fanno comunque mancare affetto e premure.
Per la prima volta si racconta ad un gruppo di auto mutuo aiuto, perché convinta da "motivazione valida" da cui senza rendersene conto prende le distanze come da un fatto oggettivamente valido. Anche se del tutto così non è, e il bene l'avrà fatto per prima a se stessa.
Come è stato detto nella medesima occasione, in certi momenti che appaiono bui converrebbe non porre né porsi domande e condizioni. Certo risulta difficilissimo per Chi è del mestiere e sa, forse pure troppo... ha da lavorare su se stesso a 360°, e lo scoramento a volte è anche superiore rispetto all' ignorante in materia, il quale consciamente o meno può azzardare... non so, non voglio sapere, perché così è come non fosse.
A riprova di questo, il racconto di Maria Rosaria... l'incontro con una ragazza down alle prese con quest'altro "accidente". Si erano ritrovate una volta nella stessa stanza per la terapia, la ragazza era assai inquieta per i disagi, tanto da urlare. Era accompagnata dalla sorella che cercava di calmarla in qualche modo, all'uscita questa aveva spiegato a Maria Rosaria, rimasta profondamente colpita dalla situazione, a suo giudizio, di grave ingiustizia, che in fondo era grata a Dio perché la sorella non capiva ciò che stava vivendo a causa dell'handicap e quindi soffriva di meno psicologicamente.
Storie di dura realtà che ad un'analisi approfondita appare come "smussata negli angoli", perché si adatti all'altra comune, ordinaria e costituisca un unico percorso.
Così come è, e come pure vuole la "casualità".
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