Il "mio pensare" è uno dei modi per stabilire un contatto col "mio Dio", per dimostrargli gratitudine. È come se quello fosse momento propizio e con Lui dialogassi.
Metto a nudo le paure, le porto quasi all'esasperazione fino a quando, all'apice "crollo", riconoscendo la precarietà della mia condizione umana.
Poi, però leggera mi rimetto in sesto, e ad occhi chiusi pensando alla Croce, la vedo sospesa nell'atto di scendere verso Chi la mira, quale risoluzione alle incognite della vita.
Nient'altro è che sperare perchè non è dato niente per certo e nulla può essere noto prima che sia.
Domenica di Pasqua sono stata a pranzo fuori, e ho respirato a pieni polmoni l'aria
fresca di questa incerta primavera.
Ancora si gira pagina, di nuovo si mette un punto, ma so già che non sarà un punto fermo. Pensieri e batticuore si alterneranno con la speranza di poter continuare a mettere insieme più giorni, più mesi ed anni.
E spero che qualche lacrima mi sia perdonata quando tornerò a provare sensazioni che temevo non dovessero appartenermi mai più.
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