Non avrei mai pensato di dovergli dare un giorno tanta "importanza", perchè detta così la cosa sembrerebbe il "dettaglio" che fa la differenza. Francamente non lo era e non lo è, piuttosto lo considero come un lasciapassare... le "circostanze" me lo imposero, all'inizio mi sentivo "mascherata", oggi mi fa sentire un tantino in disagio ma credo sia più che altro per il caldo... per il resto mi è completamente indifferente.

Decisamente per me il camice non è importante. Ho rifiutato anche di indossarlo durante gli incontri del gruppo di mutuo- aiuto, in quei momenti sono una paziente come gli altri ed allora si, che farebbe differenza portarlo, sarebbe come stabilire delle distanze, sottolineare una condizione di privilegio.
Distanze... privilegio, superiorità assurda.
Detto questo... non è un camice ciò che fa la differenza, ma la capacità di caricarsi ogni volta di un peso che un tempo fu già Tuo, alleggerirne qualcun'altro mentre con Lui procedi, cercando di far apparire normalità ciò che normale non è.
E la cosa straordinaria è che alla fine di quelle due ore riesci a crederci e non solo Tu.
N. B. Invia la Tua storia all'indirizzo e-mail: continuarea@virgilio.it, "... per non finire mai di essere" - racconta la Tua storia.
E ALLA FINE CI CREDERAI CHE LA TUA E' UNA STORIA DI ORDINARIA NORMALITA'
Oltre al racconto , oggi voglio farti i complimenti anche per le splendide foto (anche se non sono tue, sono scelte con la massima cura).
RispondiEliminaCiao cara Mary.
Grazie, Ale... hai ragione, scelgo le foto tra tante e mi fermo sempre là dove dice il Cuore... perciò sono così belle!
EliminaUn abbraccio fortissimo e un bacio...
Mary