domenica 12 giugno 2011

Un anno fa, proprio l'11 giugno ero al matrimonio di mia nipote Alessandra. A tre giorni dall'ultima "rossa",  prima dell'intervento avevo partecipato a questa festa con tutta la convinzione possibile, una nuova parrucca "più civettuola"(l'occasione l'imponeva) e uno straordinario rinnovato sorriso. Tutti avevano stentato a credere che fossi reduce da quattro cicli di chemioterapia, ed io stessa ero stupita della mia capacità di ripresa, ma tanto è che... riuscivo a vivere giorno per giorno afferrando ciò che di buono mi si offriva, senza mai chiedermi, e domani... che cosa sarà domani? Non me lo chiedevo, in realtà non mi conveniva, come non mi conviene adesso prima di ogni controllo. Sarà quello che deve essere, mi dico e vado avanti perchè sento dentro di me che ce la farò sempre, in qualsiasi caso. "Comunque vada sarà un successo", ripeteva di continuo mia madre che sapeva come sarebbe andata a finire per lei, di contro perchè non dovrei crederci io? D'altra parte c'ho sempre creduto, anche quella sera con tutte quelle fitte che mi mozzavano il respiro. Tornata a casa la situazione non era migliorata, anzi sembrava che quei dolori acuti, pungenti incalzassero sia per frequenza che per intensità. Andai a letto con la speranza del domani... certo, sempre così "con la speranza del domani", come ogni giorno, con qualcosa in più. Ma la notte fu un reale tormento; sul lato destro non potevo stare, e girarmi sul sinistro era impossibile a causa del tubicino del drenaggio che, strattonato mi faceva vedere le stelle, non mi restava che la posizione supina, ma anche così non potevo stare a lungo perchè la schiena intorpidendosi mi regalava la sgradevole sensazione di essere a metà. Comunque passò anche quella notte, come erano passate le altre simili, di sofferenza, di ansia, di pensieri, e spuntò il sole, l'alba di un altro giorno d'estate.

1 commento:

  1. è l'alba di un nuovo giorno di speranza...

    Dolce inizio settimana cara Mary.

    Bacio da Costy

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