Come era stato per "la rossa", decisi a scopo scaramantico ma neanche tanto, più che altro per infondermi sicurezza, di indossare un capo, sempre lo stesso... come fosse portare con me un pezzo della mia casa, un po' di famiglia da cui non volevo separarmi nemmeno per un istante. Per la chemio prima dell'intervento s'era trattato di un pantalone nero, comodo, di quelli con l'elastico in vita, abbinato a maglie di colori caldi che richiamavano il sole, questa volta sarebbe stata una gonna jeans dall'effetto usato, stropicciato, maltrattato ma che manteneva intatta l'impressione della resistenza; avrei potuto essere in piedi, seduta, sdraiata, persino coricata... non avrebbe fatto una piega in più di quelle che c'erano già.
E così in quella mattina di luglio fui pronta a continuare... E mi ritrovai ancora in quel reparto, il Day Hospital, "la mia casa".
Dopo il prelievo di rito ero seduta in corridoio ad attendere... "Vieni, ti faccio conoscere una persona." E fui guidata nella stanza prelievi, dove feci conoscenza con "la prima Rosa. la più bella". "Vedi... lei ha fatto il tuo stesso percorso... la neoadiuvante, poi l'intervento... ed eccola qua. Sta benissimo e non vedeva l'ora di ricominciare. Guarda che viso sereno ha!" Annuii sorridendo. Senza esserne consapevole in quel momento si teneva a battesimo la nuova me stessa.
Bellissimo :)
RispondiEliminaGrazie, Sara, un commento positivo da parte di una ragazza giovane come te, realizza la mia capacità, ma soprattutto voglia di arrivare a chiunque, a qualsiasi fascia d'età appartenga. Grazie ancora.
RispondiElimina