La storia continuava, quella storia cominciata più di quattro mesi prima quando la diagnosi mammografica aveva definito quel bozzo nella mia mammella destra, eteroplasia, giusto per "edulcorare" il boccone, poi la risonanza magnetica l'aveva chiamato neoplasia, per essere più precisa e nello stesso tempo per introdurre l'argomento, ed ora l'esame istologico impietosamente ribadiva senza possibilità d'appello: carcinoma duttale infiltrante,G2, ridottosi (almeno questo!) a diam max cm 2,5. (nome, cognome, caratteristiche fisiche). Metastasi carcinomatose in quattro di venti linfonodi isolati; assenza di metastasi in tre linfonodi di III livello (e siamo arrivati ai segni particolari).
In tutti quei mesi le sensazioni, l'emozioni da parte mia non erano mutate; mi pareva che tutto ciò, diagnosi, referti non riguardassero me, era come se ne avessi preso le distanze. Poi, quando si arrivava alle terapie la realtà mi si poneva davanti all'improvviso ed io non potevo più nascondere la testa sotto la sabbia. Si trattava di dover riprendere a combattere ed io non mi tiravo certo indietro.
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