Si può fare poesia anche pelando patate e carote, una mattina che è quasi Natale.
Senza voli pindarici né rime, ma tra ricordi e constatazioni.
Quante variazioni sul tema...
Eri bambina e quel giorno di dicembre valeva come una vita intera.
Odore di fritto e profumo di cannella avvolgevano come carta dorata l'aspettativa del presente, un bacio dopo la letterina e il dono desiderato sotto l'albero di carta crespa e fil di ferro.
E da giovane mamma? Il tepore di una piccola vita, i sogni rosa, e un Natale che già riportava all'infanzia con la consapevolezza di tanta strada fatta, e il pretenzioso diritto di farne altrettanta e più.
E adesso che sei giunta a questo punto, tra esperienze e cicatrici, dolore e speranze disilluse, che cosa resta?
Essere mamma che aspetta e accoglie, ascolta e gioisce e a volte si rattrista.
Che poi resta a casa quando è festa per preparare quel calore che già fu suo, mentre ricorda il "good luck" da cui partì una storia, la propria e poi altre ancora.
Storie che capitano ogni giorno, di cui poco o niente sempre si sa, che insegnano a cogliere le belle sfumature, il profumo di Natale, tra bucce di patate e riccioli di carote.
Si può fare poesia sempre, si può (e si deve) fare Natale ogni santissimo giorno che vediamo sorgere. E non siamo ne papà né mamma. Pensa un po'.
RispondiEliminaAssolutamente vero, caro Franco. Però ogni fine anno è tempo di bilancio, e amando i propri giorni, soprattutto di rinascita, chiuderlo in attivo è sempre una grande soddisfazione.
EliminaGrazie Giovanni.
RispondiEliminaBuone Feste anche a Te. Nessun problema per il ritardo. Gli auguri sono sempre assai graditi.