Saranno passati si e no due anni, e in una delle mie solite esternazioni sentite ma temperate da buon senso, così scrivevo...
"Lo confesso, mi piace andare per metafore. Quando scrivo e pure nel discorrere non posso evitarle, anzi le cerco se non mi vengono spontanee. A volte servono per chiarire i concetti soprattutto a me stessa, altre per dire ciò che penso non in modo diretto pur senza freni inibitori.
Così oggi, dicevo a me stessa... come sarà poter riprendere per continuare? "
Quella volta si trattava di un momento di ansia dettata da un dubbio. Quando poter girare pagina definitivamente? Un "punto e a capo" per riprendere da dove la mia vita sembrava dovesse finire.
In seguito ho capito che così come la mia vita non era finita, altrettanto un "punto fermo" non l'avrei messo mai. Anzi... avrei iniziato tanti "capoverso" apparentemente a se stanti, simili a versi ermetici ma dal profondo significato.
Ecco... davvero ricomincio da metafora che s'intreccia con altre. E sono ricami a punto croce su una tela a trama larga.
Eh si, le metafore mi piacciono proprio.
Puoi dire delle verità a mezza voce, e fare poesia. Almeno così sembra. E poi soffrire meno... arrabbiarsi ma non troppo... gioire in pieno. Persino, quando non ce la fai, rifugiarti in un pensiero perché alla fine il senso vero lo conosci solo Tu.
La metafora si veste d'ironia per sdrammatizzare, ridimensionare... insomma trovo limitato definirla figura retorica. Per me è molto di più. Sarà perché è strategia per aiutarmi da sola. Cercare rifugio, riparo quando temo che stia per piovere di nuovo e... sono senza ombrello. Sotto un cielo carico di grigio vago con cautela per uno squarcio d'azzurro, la speranza che tutto passi in fretta, ma sostando sotto una finestra all'improvviso mi si rovescia addosso un secchio d'acqua.
Ma che modi sono questi? E' l'atteggiamento tipico di Chi non guarda giù né su né intorno. Pensa solo a sé, a ciò che gli pesa. E se ne libera.
E con quest'ultima metafora archivio il solito rammarico, e mi faccio forte per domani.
"Lo confesso, mi piace andare per metafore. Quando scrivo e pure nel discorrere non posso evitarle, anzi le cerco se non mi vengono spontanee. A volte servono per chiarire i concetti soprattutto a me stessa, altre per dire ciò che penso non in modo diretto pur senza freni inibitori.
Così oggi, dicevo a me stessa... come sarà poter riprendere per continuare? "
Quella volta si trattava di un momento di ansia dettata da un dubbio. Quando poter girare pagina definitivamente? Un "punto e a capo" per riprendere da dove la mia vita sembrava dovesse finire.
In seguito ho capito che così come la mia vita non era finita, altrettanto un "punto fermo" non l'avrei messo mai. Anzi... avrei iniziato tanti "capoverso" apparentemente a se stanti, simili a versi ermetici ma dal profondo significato.
Ecco... davvero ricomincio da metafora che s'intreccia con altre. E sono ricami a punto croce su una tela a trama larga.
Eh si, le metafore mi piacciono proprio.
Puoi dire delle verità a mezza voce, e fare poesia. Almeno così sembra. E poi soffrire meno... arrabbiarsi ma non troppo... gioire in pieno. Persino, quando non ce la fai, rifugiarti in un pensiero perché alla fine il senso vero lo conosci solo Tu.
La metafora si veste d'ironia per sdrammatizzare, ridimensionare... insomma trovo limitato definirla figura retorica. Per me è molto di più. Sarà perché è strategia per aiutarmi da sola. Cercare rifugio, riparo quando temo che stia per piovere di nuovo e... sono senza ombrello. Sotto un cielo carico di grigio vago con cautela per uno squarcio d'azzurro, la speranza che tutto passi in fretta, ma sostando sotto una finestra all'improvviso mi si rovescia addosso un secchio d'acqua.
Ma che modi sono questi? E' l'atteggiamento tipico di Chi non guarda giù né su né intorno. Pensa solo a sé, a ciò che gli pesa. E se ne libera.
E con quest'ultima metafora archivio il solito rammarico, e mi faccio forte per domani.
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