venerdì 2 febbraio 2018

UN ALTRO GIRO DI VOLO


Non è che vi faccio perdere tempo, signora Maria?
Una domanda retorica, quella dell'anziano signore alla Sua prima chemio per l'ennesimo tumore. Come pensare che potessi perdere tempo ad ascoltarlo, a fare mia una storia incredibile e nello stesso tempo contagiosa d'entusiasmo, nonostante parlasse di malattia, dolore, momenti d'incertezza e sofferte decisioni. Paura mai però, perché nella Sua lunga vita si era inebriato d'avventura...
Cara signora, che timore può avere un ex pilota acrobatico che è arrivato alla bella età di 88 anni e ogni giorno provava l'euforia di fare le capriole in cielo? Troppo bella è l'esperienza di volare... favolosa, celestiale...
Poco prima mi aveva accolto con un sorriso gioioso e accettato volentieri una caramella al caffè, a patto però che gliela "sbucciassi", poi aveva cominciato come un torrente in piena...
Non è che vi scoccio...? Meh, non penso... è bello sentire queste storie, pure per i giovani... sono esperienze...
Ma come vi siete trovato ad andare per il cielo? E' stata una scelta?
E certamente, mi piaceva, era una passione pure se ha fatto soffrire. Mia moglie ha sofferto ogni giorno della nostra vita insieme. Lei aveva paura, io no... non ne avevo il tempo, ero concentrato in quello che facevo e mentre sei lassù esiste solo la bellezza del momento. Quando arrivò l'epoca che lasciassi il volo, però caddi in depressione, mi sentivo tra cielo e terra, né in cielo, né in terra... praticamente sospeso. Fu un brutto periodo, ma piano piano lo superai. Poi a 79 anni il primo tumore, mi tolsero la vescica, dovetti abituarmi alle "due buste" ma feci in fretta, perché alla fine mi vedevo pure più pulito. E ancora, dopo sei anni un'altra sentenza... un carcinoma maligno alla gamba destra. Ho consultato tanti medici... Chi voleva amputare, Chi operare... io volevo la mia gamba, sono riuscito alla fine a tenermela, un vero miracolo...
... e raccontava e sollevava la gamba e muoveva il piede...
Io faccio tutto ora, cammino, guido... non uso il bastone. Non sento il freddo e il calore, ma va bene lo stesso, mi accontento. E sarei stato felicissimo se non fossero venuti fuori 'sti "caspiti" di linfonodi che mi fanno male e per cui sto qua a fare 'sta chemio che costa un sacco di soldi, che però io non pago... e meno male, dico... ci mancava pure questa.
Va be', mi sto curando... mia moglie dice, pensa alla tua vecchiaia e al presepio che ti metti ogni sera nel letto, perché... signora mia, io mi controllo pure la notte. Da un lato il termometro, dall'altro lo strumento per la pressione, e sto tranquillo...
Tranquillo per un altro "giro di volo", penso tra me. Lo saluto e gli accarezzo la gamba che non sente.

DA UN VECCHIO LIBRO DI LETTURA (a Ripacandida)


A Ripacandida, là sull'altura nell'ultimo dì del mese di gennaio, voci "invisibili" nei vicoli e silenzio e sole lungo i viottoli della Villa Comunale. E' un piccolo parco, pulito, grazioso coi gazebo erbosi ad ogni angolo, museo di grandi opere della natura, un Pino d'Aleppo di 500 anni e numerose sequoie in gara per secolarità. A godersi la bella giornata di sole, un signore che a passo svelto fa il giro completo più volte e Noi due, fedeli ai mercoledì scacciapensieri.
Attiguo alla Villa Comunale il santuario di San Donato, sempre aperto al pubblico che presenta al suo interno pareti e soffitto interamente affrescati. Entriamo per qualche scatto, poi l'ambiente ci conquista e coinvolge quel silenzio che fa della preghiera l'opportunità migliore. Per un attimo pare di essere ad Assisi, poi scopriamo che è percezione giusta perché il santuario è gemellato con la basilica di San Francesco, tante sono le somiglianze, dagli affreschi all'architettura in genere.
Niente male come inizio di conoscenza con un paese che già nel nome ricorda quelli in cui si ambientavano le storie di buoni sentimenti narrate nei libri di lettura di una volta, dopo le prime considerazioni inoltrarsi in questo posto diventa una "fiaba tridimensionale". Vicoli tutti in salita, ma anche strade più ampie, interrotte ogni tanto da strategiche terrazze con panchine, per sostare, prendere respiro e dissetarsi di aria e di sole. E' impagabile questo "pacchetto" in offerta, del tutto gratuito perché alla fine c'è solo la tacita richiesta dei tuoi pensieri positivi, e porti a casa una buona dose di benessere, e qualche giorno di autonomia in completa serenità, cosa che serve sempre.
Un fatto strano, qui non abbiamo incrociato né un cane né un gatto, solo la solita "anima viva" che guarda sospettosa le due "strane figure" con sciarpa e cappello, aggirarsi nel paese che pare interamente proprietà privata, zona off limits senza transenne.
Altra stranezza... sui muri un unico necrologio in serie, tutti i manifesti affissi con lo stesso nome perché della stessa persona si tratta. Mi fermo e rifletto...
Ma anche qui... non te ne vuoi perdere uno?...
... mi prende in giro il mio "compagno del mercoledì".
Beh, è questo solo!...
... gli rispondo un po' infastidita...
Sto pensando, in questo posto non si muore tutti i giorni. Ed è già una bella cosa.
Qualche passo ancora, e lo sguardo si posa su un fiocco rosa attaccato ad un portone. Termino così il pensiero espresso poco prima...
A Ripacandida non si muore tutti i giorni, e in più nascono sempre i bambini. E questo è ancora più bello.

mercoledì 31 gennaio 2018

COME CENERE


Succede che quando vivi qualcosa con profondo senso d'ingiustizia, provi un dispiacere tale che all'inizio non fai che pensarci e parlarne all'infinito, poi all'improvviso ti andrebbe di non farlo, non pensarci più ed archiviare la cosa, celando persino a te l'entità di ciò che provi.
Ma questo non è possibile, se prima non avrai messo fuori attraverso ricordi e considerazioni il turbamento vario, dopo è come aver fatto un gran falò di quello che non serve più, e tutta la cenere sollevata dal vento del disappunto ti scenderà addosso, fastidiosa e pesante.
Descrizione del mio attuale stato d'animo, disagio provato un po' di anni fa che mi fece sentire per un certo periodo in balia delle onde, alquanto destabilizzata, e che alla fine superai, anche questo senza voler dimenticare. Ora mi sento forte, in grado di elaborare più in fretta, ma non è di me che mi preoccupo, sono le Persone che in questo stato di cose vedo più fragili ed indifese. Chi passa da un dubbio all'altro, Chi vive un brutto ritorno... Chi si sente abbandonato e con un futuro ancora più incerto. Vorrei stringere tutti in un grande ed interminabile abbraccio, perché l'inevitabile cenere non si posasse su di Loro ma sulle mie braccia, ho le braccia forti, nonostante i limiti imposti dagli accidenti, ricordo della malattia. E poi, passato il tempo giusto, aiutarli di nuovo parlando ogni volta d'altro, sempre d'altro come un tempo.
Un giorno nell'ambito di un preciso contesto azzardai che di certo non avrei avuto bisogno di una struttura per continuare ciò che facevo, che poi null'altro era che la seconda parte di "una storia", una tra tante, fatta di sofferenza e ricca di speranza. Per ricavarne il meglio si trattava di viverla nella condivisione, nell'immediatezza del quotidiano per sdrammatizzarla e renderla quasi "normale".
Per questa "terapia dell'Anima", come ho sempre chiamato il dedicarmi agli Altri, tutto sommato non serve l'ambiente ospedaliero, ogni posto può essere quello giusto. Uniche condizioni indispensabili, la disponibilità all'ascolto e la comprensione, motivate da un pensiero coraggioso...
se ce la faccio io, possono farcela tutti. E funzionerebbe sempre, se l'essere umano in varia veste e con grande egoismo, ed incoscienza si e no, non facesse di tutto per smontare tale convinzione.

martedì 30 gennaio 2018

SE SOLO SI POTESSE IMMAGINARE


I miei pensieri stasera, non per amor di polemica ma quasi uno sfogo, tra ricordi e considerazioni, con metafore ed anche parole dirette.
Perché tutto questo proprio oggi? Meglio subito, per poi al solito voltare pagina e ricominciare, ché Noi... e mi ci metto anch'io, paziente tranquilla sotto ogni aspetto... non ci possiamo permettere il lusso di piangere sul latte versato da altri. Dobbiamo guardare avanti, ci dicono e lo facciamo, ma non prima di aver sostato a guardare indietro, dato un'occhiata intorno e in fretta distolto lo sguardo, per non sentirci soli, ridotti a rotismi di un meccanismo che con presunzione si vorrebbe definire preciso.
Quando alla fine del mio percorso di cura presi ad essere accanto a qualcuno, più di uno, a tanti nel tempo, ero presa da così grande euforia che trasmettevo entusiasmo col solo sguardo, poi fiducia col sorriso e l'abbraccio, tanti abbracci stretti che sollevavano dalla paura di non farcela. Una persona mi paragonò al generatore di corrente, che si rigenera a sua volta, perché non manifestavo mai stanchezza, anzi ero sempre più... più di quello che si potesse immaginare. Poi un giorno una paziente esclamò all'improvviso... peccato, non potevi essere il nostro medico? Mi colse di sorpresa e mi limitai a sorridere scuotendo la testa, ma a casa feci di nuovo la domanda a me stessa...
Perché non ho mai pensato di fare il medico? Sarebbe stato anche comodo un medico in famiglia, d'altra parte da sempre accudente, paziente, la gente mi piaceva senza alcuna distinzione, e poi...? Magari... fama e niente... fame. Già, il riscontro economico... i soldi, cedendo a qualche piccolo compromesso... a discapito di qualcun'altro? ... dopo tutto, che fa?
Ecco, su questo punto non mi trovai d'accordo, provai un nodo allo stomaco, mi venne il magone. Sarà stato perché dal pieno di quella storia ero appena uscita, o anche perché fissa era l'immagine del giorno che avevo messo piede per la prima volta in un reparto di oncologia e tutto mi pareva così estraneo da voler cercare supporto in un OSS che avevo scambiato per un medico. A quella persona in seguito mi ero affezionata a tal punto che ancora l'abbraccio con immutato affetto quando l'incontro per quelle "sudate scale" che un tempo sembravano interminabili.
Ecco, se avessi fatto il medico mi avrebbero radiato subito, mi avrebbero fatto radiare perché non avrei ceduto ai compromessi, sarei stata "troppo" di tutto ciò che un medico è meglio che non sia, in senso buono ovviamente, oppure sarei stata un dottore senza fissa dimora, in cerca di pace, dove poter mantener fede al giuramento di Ippocrate, e non temere niente, meno che mai, il merito sottovalutato. Perché io ero stata dall'altra parte, ed ora in quest'altra non avevo bisogno di immaginare. Consapevole di tutto, dall'"A" alla "Z".

lunedì 29 gennaio 2018

COME DA UNO SPECCHIO



Tra sacro e profano, immagine riflessa di coerenza, sempre nella piena convinzione di aver fatto la scelta giusta, imboccato la via migliore.
Pensiero formulato stamane, osservando la superficie piana e cinerina della Laguna di Lesina.
Come sempre dopo la celebrazione domenicale, abbiamo fatto un giro, ed oggi passeggiando sul lungolago più volte ci siamo fermati per qualche scatto, che per me sempre coincide con una riflessione.
La Parola di oggi parlava di scelte e coerenza, di persistenti convinzioni tali da non cambiare mai strada, e avere di sé la stessa stima fino alla fine. Poter insomma guardarsi allo specchio e riconoscersi.
Poi... ammiro il lago argenteo, fermo e lucido come uno specchio, e la similitudine appare chiara, come un'immagine riflessa.
L'opaca luminosità di questa giornata invernale donava all'ambiente un effetto flou, le case dalle facciate diverse per colore richiamavano quelle di una cittadina olandese, basse, allineate come fatte di mattoncini delle costruzioni. Un paesaggio un po' magico e tanto naif.
Sul ponticello di legno un bambino saltellante per sentire il rumore dei suoi stivaletti, ed un cagnolino al guinzaglio, scodinzolante e felice. Mi viene da pensare che ogni tanto almeno dovremmo vivere come i bambini e gli animali, serenamente inconsapevoli e in pieno gioiosi del momento presente.
Senza far troppo riferimento al passato, ché tanto è passato, e non pensando al futuro che nessuno può sapere. Magari e al massimo a quest'ultimo potremo riconoscere solo un grande merito, arrivare un giorno alla volta. E allora perché da parte nostra tanto affanno? Sia idealmente ogni giorno come una domenica serena, e così sempre sarà a divenire...

domenica 28 gennaio 2018

MEMORIE

Continuo a vivere, non sopravvivo in questo tempo che mi è dato, e a maggior ragione trovo la vita bella e ricca di significato. Perché se tanto dolore non allarga i Nostri orizzonti, liberandoci dalle piccolezze e dal superfluo, veramente è stato inutile.
Riflessioni del giorno appena trascorso, non una giornata qualunque, ma definita della "memoria".
Non mi piacciono le celebrazioni "fisse", a bella forza, come fosse possibile relegare in un breve arco di tempo un evento che causò dolore per anni, e forse dura ancora nello specifico finché saranno vivi i testimoni, allora bambini sfuggiti per miracolo alla morte. Ma ho imparato ad apprezzare la Vita e a comprenderne in pieno il valore, quindi ora più che mai non posso passare oltre e al giorno della memoria, per non dimenticare, da me qualche pensiero, forse solo un cenno ma che non siano solo tre parole fra tante.
Come spesso succede in occasioni del genere, facilmente si cade nella retorica, e ciò che provo non può essere banalizzato da frasi fatte perchè alla fin dei conti si parla sempre di Vita, di quella che fu negata a milioni di persone a causa della lucida follia di pochi, odio per falsa ideologia e sete di potere. Persero la vita, e di loro oggi si parla di memoria, il ricordo di un popolo che patì, ma di ogni singolo uomo, qualsiasi donna, indifeso bambino Chi alla fine si ricorda?
La "malattia" come la "guerra"...
E' da poco trascorso il giorno della memoria, ed è inevitabile per me un confronto del genere, ora più di prima. Da volontaria "tirocinante a vita" in un reparto di oncologia sono spettatrice di una lotta senza esclusione di colpi ove eroi speciali di una vita normale si battono per il diritto ad esistere. Perchè hanno ancora da donare... vedere, per non essere dimenticati.
Perchè è questa l'angoscia che tormenta i pazienti come Noi... essere cancellati dalla "memoria generale".
Ricordo ancora gli occhi lucidi di mia suocera quando ci chiese... mi scorderete? Quelle parole mi restarono impresse dentro, intatte anche nel suono, e nel momento che poi toccò a me ne capii ancora di più il significato.
Essere scordati... forse solo un vago pensiero ogni tanto. Il normale proseguimento di una vita frenetica, fatta di attese, progetti... realizzazioni, tempo che va via veloce, non può essere sprecato in malinconie che inseguono sagome sbiadite ed eco di voci. Giuro, durante la malattia questo pensiero mi dava il maggior dolore, mi sfiancava quasi e mentre sentivo di cedere, uno spirito di ribellione e rivalsa mi rimetteva in piedi, come un colpo di reni all'improvviso.
Forse perché ognuno è parte di un "Tutto", il dramma di uno solo pare contenere in sé le tracce di una tragedia dell'umanità. Come succede ai cerchi concentrici quando si getta un sasso nell'acqua... dal centro e poi si allargano, e dalla periferia al centro. Molti i punti in comune, tutto seguendo una logica naturale, pure se dolorosa. Ché poi è così... si accettano le cose così come sono, si vivono come momenti temporanei restando lucidi e fermi, credendo con forza che qualcosa cambierà. Non può non essere così, altrimenti non avrebbe senso una vita che continua, nonostante tutto.

sabato 27 gennaio 2018

NON ESISTE CIELO CHE NON SI COPRA DI NUBI...


Ed anche la giornata odierna è passata. Ero certa che sarebbe andata così perché gli esami avevano dato esito felice, e poi sono quasi otto anni ormai, lo 048 mi ha salutato definitivamente, insomma non c'era altro da dire... rimandata ad un anno con il sorriso ed una pacca sulla spalla.
Un anno... dodici mesi, più che una proroga... serenità con "licenza" di vivere. Uno "stand by" più convincente per me da ora in poi, ufficialmente tra i "lungosopravviventi". Il termine, in verità, piace poco ma lo faccio ugualmente mio, per sentire dentro la briciola di eternità che mi serve. Ho tanto da fare perché ho voglia di fare, e tra gli ambienti che mi sono familiari voglio muovermi per lasciare un segno di come si può vivere un giorno come fosse una vita intera. Non che io sia brava in questo, anzi... però sono attenta ad imparare dagli Altri che bravi lo sono molto più di me.
E mi regalano il saluto affettuoso e il sorriso quando mi rivedono dopo molti mesi...
Dai, non dirmi che non mi hai riconosciuto. Sono di nuovo qui, che vuoi farci...
Già, i famosi e indesiderati "ritorni di fiamma" di amori incredibili che alla fine non sgomentano più, perché pur di vivere con qualità si cerca e si trova il lato positivo, come rivedersi e condividere le ore di pausa forzata.
E ancora, la "tosta nonnina"...
Mari', ma quann' aggia fini'?
Ed io... ma che ti interessa, l'importante è che ci vediamo e poi la salute va così così.
Lo sai, tieni ragione. Perché se poi finisco, a te non ti vedo più...
E ancora io, facendo spallucce e inarcando le sopracciglia, sorrido in silenzio.
Ho capito, è meglio che continuo. Ma intanto, tu la visita l'hai fatta? Ché se stai bene tu, stiamo bene tutti quanti perché ci fai coraggio.
Ecco, poche parole come raggio di sole a rischiarare un cielo che a tratti e per tante volte si è coperto di nubi. Perciò da oggi sereno sempre, perché se al momento tutto è andato come doveva andare, l'impegno preso è serio. Bello stabile sarà.