giovedì 8 marzo 2018

L'EDUCAZIONE ALL'AFFETTIVITA'. DALLE IMMAGINI ALLE EMOZIONI (parte seconda)






Meditare vendetta o rabbia "teatrale" l'espressione dell'ottava foto? E d'altra parte quando ci siamo trovati in una situazione ingestibile, abbiamo mai guardato il Nostro volto, proprio al culmine del senso d'impotenza?
Urlo di protesta, probabilmente nel corso di una manifestazione pubblica, forse per rivendicare i propri diritti, o ancora in privato, durante un litigio. Il volto è visibilmente alterato, tanto da perdere quasi la connotazione umana. Come dei sentimenti negativi possono trasformare la persona e l'esistenza.
Una scena triste caratterizza la decima foto. Si nota subito una donna che pone la mano davanti alla bocca per soffocare un grido o il pianto. Anche la persona distesa, forse appena spirata, ha ancora una mano sulle labbra. A causa del dolore o per non lasciarsi andare, cercando un ultimo tentativo di ripresa?
E dopo la morte chiaramente espressa, pure con le naturali reazioni, siamo giunti alle due ultime foto. Un'autentica esplosione di vita. La relazione affettiva al massimo grado di intimità tra genitore e figlio. Un padre e una madre, ciascuno con il proprio bimbo, ritratti senza vestiti per annullare qualsiasi distanza e stabilire un forte contatto fisico, fatto di carezze, calore e tenerezza.
Significativo il diverso modo di reggere il piccolo, il padre sostiene, la mamma nell'atto di cullarlo. La differenziazione dei ruoli che pur non essendo oggi più nettamente distinti, mantiene a livello di responsabilità emotiva le caratteristiche di un tempo. Nudi genitori e figli solo quando questi sono assai piccoli, prima che la curiosità crei imbarazzo, in un percorso affettivo ed educativo sano e graduale.
Termina così questo terzo appuntamento. L'"esperimento" continua, diventando stimolo e sprone a raccontarsi, rivelando storie da cui prendere insegnamento e poi riflettere.

martedì 6 marzo 2018

L'EDUCAZIONE ALL'AFFETTIVITA'. DALLE IMMAGINI ALLE EMOZIONI (parte prima)


Continua l'esperienza con la IAPS (International Affective Picture System). Terzo appuntamento. Questa volta dodici foto che riportano alle relazioni interpersonali, con particolare rilievo al tema dell'educazione all'affettività.
Un bimbo, presumibilmente di circa sei mesi, afferra il dito di un adulto che indica qualcosa. E' questa la prima volta che il piccolo si pone in relazione con Chi ha di fronte e ad un terzo oggetto/soggetto.
Ritornano i ricordi della prima infanzia dei propri figli, le carenze e i rimpianti.
La seconda foto vede altri due bambini più grandicelli e di sesso diverso. Reggono ciascuno un gattino, potrebbero essere fratelli o amici, condividono un momento piacevole di gioco o scoperta.
I tre pagliacci nella terza, apparentemente immagine neutra, suscitano sensazioni contrastanti, di tristezza, angoscia persino, a me personalmente di irritazione perché rappresentano un paradosso portato all'esasperazione (allegria forzata in contrasto all'espressione e alla situazione).
La vista delle mosche sul volto del bimbo di colore procura quasi un senso di colpa per un privilegio, come pure un forte senso di impotenza, non di ribrezzo. Stupisce l'immobilità di quel volto che pare rivelare l'abitudine a quella condizione.
Rabbia espressa nel volto dell'immagine seguente, ma repressa a stento. Mostra i denti stretti.
La posizione e l'atteggiamento rilassato dell'uomo seduto alla panchina mentre legge il giornale, pare in contrasto con quello che è dietro e forse anche intorno, la nebbia sullo sfondo. Potrebbe rivelare indifferenza ad una condizione altrui, comunque comportamento inadeguato.
Interessante la foto seguente di una donna svilita nella propria femminilità. Trascurata nell'aspetto, mani rovinate dal duro lavoro, espressione rassegnata di persona che, consapevole della propria situazione, sa di non poter fare niente per cambiarla. Viene naturale il confronto con la patologia tumorale, quando le lunghe e devastanti terapie incidono notevolmente sul fisico e la psiche, annullano quasi la persona lasciandole pesanti strascichi.
(continua...)






LA VITA E' TERRIBILMENTE BELLA




E' Domenica se pure hai il Cuore colmo di pianto represso e la mente attonita ed incredula.
Non puoi piangere ogni volta, ché servirebbe a poco e niente, potresti stare male e perdere la forza per ricominciare, nella speranza che vengano sempre meno occasioni così tristi.
E poi devi fare in fretta a scuoterti e riflettere, ché la Vita è questa, prendere o lasciare, e manco puoi lasciarla visto che non dipende da Te, e alla fin dei conti se ci pensi su e neppure tanto, la trovi... terribilmente bella, da qualsiasi angolatura Tu la veda.
Terribilmente bella... mi è piaciuta davvero tanto questa espressione, e mi sono pure commossa e non sono stata manco la sola.
Tema centrale di questa Terza Domenica di Quaresima è stato il rispetto del "corpo", inteso come tempio dell'anima, due entità distinte ma non separate. Curare e salvaguardare quindi la vita, dal concepimento fino all'ultimo dei giorni, comunque sia e comunque vada. Disabilità e malattie non devono essere motivazione per considerare una "diversità" come difetto, meritevole di trascuratezza, indifferenza o peggio ancora disprezzo.
Il celebrante è arrivato all'altare su una carrozzina a motore, si è messo in piedi aiutandosi con le stampelle, poi curvo si è poggiato all'altare, e ha compiuto il rito come sempre, dalla Sua ordinazione in poi. Perché un modo si trova, ci si arrangia, per Amore di qualcuno ed anche di se stessi, ché vita è fino a quando respiri.
Un'omelia pregnante, densa di significato...
"Se avessi 40 anni scalerei l'Everest, ma ho qualche anno in più... e va bene lo stesso, va sempre bene, perché la vita è terribilmente bella..."
Nessun cenno alla propria disabilità, non è un problema perché non gli impedisce di fare ciò che ha sempre fatto.
Fuori dalla chiesa alcuni volontari dell'associazione bambini cerebrolesi si adoperavano per la vendita delle uova di cioccolato. Pasqua è vicina, come pure la primavera, la rinascita è prossima. L'uovo di per sé è simbolo di vita. Se per qualche minuto lo tieni delicatamente tra le mani, lo senti caldo in un modo che non riesci a distinguere se sei Tu o l'uovo stesso a trasmettere quel bel tepore.
La Vita è terribilmente bella, sotto ogni punto di vista, e anche... dopo. Quando continua nei ricordi sempre vivi, carichi di malinconica nostalgia.

lunedì 5 marzo 2018

ED E' SUBITO SERA...


Salvatore Quasimodo. Stasera comincio con i Suoi versi, gli chiedo aiuto altrimenti è molto probabile non avrei scritto nemmeno un rigo.
Quanta fatica costa celebrare un Amico che va via, senza rischiare di finire in un triste e sconfortante necrologio. Soprattutto quando di quella "Persona unica" la vita è stata già costellata di eventi tristi, troppi per un solo uomo. Ricordo quando per la prima volta mi raccontò la Sua storia, mi prese una sorta di pudore, mi sentii piccola e meschina di fronte a tanta forza d'animo.
Continuava... e non so come faceva, lo penso oggi pure se nell'immediato non mi pareva strano.
Grande statura in tutti i sensi, un animo semplice, arrossiva nel parlare.
Non mi abituerò mai a queste gravi perdite. E non li chiamerò guerrieri, perché in realtà odiavano combattere, e non saranno eroi, perché sarebbe alla fine poca cosa definirli tali, pura retorica e nient'altro. Fragili animi indifesi piuttosto, che all'improvviso hanno visto alzarsi un muro che sempre più deboli non hanno potuto più scavalcare... e la Vita è diventata prima eterea e poi invisibile.
La Vita, io lo vedo... la trovo meravigliosamente bella, non può essere negata e la Morte sembra proprio la sua negazione. Se mi soffermassi su questo, penso che dopo un po' sarei io a negare me stessa e quel che fino ad ora ho creduto di essere diventata. Così cerco una spiegazione, una sorta di motivazione perché Tutto continui a esistere comunque.
All'improvviso una scintilla di speranza che per un attimo sembrava spenta, persa... ci soffio su, e la fiamma si ravviva.
In un cerchio immaginario la Vita è il punto d'inizio... la Morte l'ultimo.
E' così... la vita e la morte sono una cosa sola, come una sola cosa diventa il fiume quando si versa nel mare.
E' tutto misteriosamente naturale, eppure fa tanto male.
E tornando a Quasimodo...
"Ognuno sta solo sul cuor della terra
trafitto da un raggio di sole:
ed è subito sera".
E per Cosimo, dopo rari raggi di sole, oggi la sera è calata troppo presto.

sabato 3 marzo 2018

NOI... che possiamo ma fino ad un certo punto


NOI... sta per autodeterminazione, quindi "proclamato" forte e chiaro. Il resto quasi sottovoce per non fare danni, inconsapevolmente ma comunque irrimediabilmente.
Mi si chiede a volte... Tu fai la volontaria?
E la cosa mi suona subito strana, per cui replico... Io non faccio, sono una volontaria, perché è nel mio essere non per vanto bensì costituzione, non pensavo potesse essere ma lo sono, e ora non posso farne a meno. E sono "una delle tante", come vedi, né migliore né peggiore. In fragilità ed imperfezione.
A ciò si aggiunge che sono passata per quei letti e quelle poltrone, ho potuto detestare il gusto tra naftalina e cartone bagnato che accompagna ogni pasto per tutto il periodo di chemio, mi sono sentita una zombie in vacanza, ma ho continuato a vivere come Dio comanda. Ah, dimenticavo... si fa per dire... ho resistito pure allo specchio che replicava con l'immagine di me riflessa senza capelli. E ho sperato ed aspettato, aspettato e sperato...
Oggi mi succede come quando ero in trattamento. La mattina al Day Hospital, e il pomeriggio a riprendermi, perché di certo fino a sera mi riprendevo, come accade adesso e poi scrivo...
Negli ultimi giorni ho incontrato un paio di Amiche al loro primo appuntamento, mi è stato chiesto di dare qualche consiglio, rassicurarle un po' su tutto, e in particolare... appunto... riguardo la caduta dei capelli. L'ho fatto, perché alla fine è così, è più difficile pensarci che affrontarlo soprattutto se si è ben dotati di spirito di adattamento e positività, però è sempre un cambiamento, non facile da accettare, un vero e proprio trauma. Andrebbe accolto, ma prima favorito e compreso. Sorvolando. Mostrando agli Altri, ma ancor prima a se stessi un atteggiamento sereno.
Non sarà impossibile, se forti abbastanza e consapevoli delle tante strategie esistenti per superare questo come altri momenti difficili della vita.

venerdì 2 marzo 2018

CON PAROLE CHE COLMANO I SILENZI


Stasera ho partecipato ad un'assemblea dell'associazione, e al di là dei temi o cosiddetto "ordine del giorno" per cui il tempo impiegato avrebbe dovuto essere il giusto e non di più, sono stati versati fiumi di parole. Io stessa, ieri avevo fissato più punti da proporre all'attenzione dei soci presenti, poi ne ho persi alcuni strada facendo, forse non erano così importanti , o magari lo erano ma sono finiti annegati in una "pozza stagnante". Poco danno comunque, altrimenti ancora parole che se pure mie, restavano tali e in parte "perse" se non accompagnate dai fatti. Perché non si dovrebbero mai perdere di vista gli obiettivi, sempre e soprattutto quando non riguardano uno solo.
La "mission" di un gruppo come il Nostro, di auto mutuo aiuto in campo oncologico, è quella di accompagnare, supportare e pure confortare, infondere speranza insomma, ma aiutando a scoprire le risorse che ognuno ha già in sé. Raccontare la propria esperienza, avvalersi di un sostegno psicologico, confrontarsi serve proprio a questo, trovare nell'Altro i punti e le emozioni in comune oltre il vissuto di sofferenza. Nell'immediatezza del quotidiano, con la prospettiva di un futuro che nessuno sa ma pure è lecito sognare.
Pur essendo io persona cui le parole non mancano, e che ama parlare, a volte può sembrare addirittura sia timida e persino impacciata o contorta nell'esposizione di un concetto. Non è così, mi piace solo l'uso saggio delle parole, ovvero l'utilità delle stesse per il raggiungimento dell'obiettivo.
Le mie... poche, strumento e mezzo perché Altri possano trarne stimolo per comunicare tra loro. Parlando e non solo, guardandosi negli occhi, toccandosi una mano, accostandosi per far sentire la propria vicinanza e nient'altro.
E' stato così stamattina, quando inconsapevolmente con una sola parola ho permesso a due coppie della stessa città che non si erano mai viste prima, di fare conoscenza, scoprire prima amicizie in comune e finire col ritrovarsi parenti alla lontana.
Da un solo termine, altri fiumi di parole, ma capaci di colmare vuoti e renderli silenzio pieno.

ARMONIE DI FINE INVERNO





Toccata e fuga questa volta per Noi, non troppo distante e giusto per dare una mano alla ripresa dei Nostri Mercoledì, fatti di niente di speciale ma ugualmente unici.
Il freddo e le nevicate di questi ultimi giorni hanno completamente cambiato lo scenario stagionale di fine inverno. Con l'arrivo del mese di marzo, la Primavera è praticamente in essere e invece sentiamo ancora forte il richiamo del termosifone più vicino quando siamo in casa, e fuori rincorriamo l'unico raggio di sole che si fa largo tra le nuvole.
Comunque oggi, armati di coraggio e coperti fin sulle orecchie, ci siamo mossi verso il mare più vicino, a Mattinata, la bianca spiaggia stavolta imbiancata davvero.
In città, alla partenza c'era un sole che faceva ben sperare, poi sulla strada è preso a nevicare, all'inizio solo qualche fiocco, in seguito sempre più intensamente.
Contrasti in armonia, come è del resto il paesaggio della zona in cui vivo. Ci sono tutti gli elementi, i monti, il mare e la pianura, sai quei plastici tanto approssimativi che facevamo a scuola un tempo, per memorizzare i nomi di monti, fiumi, città, scritti a mano sulle bandierine? Proprio così. Tutto sotto gli occhi per non dimenticare. E in effetti i golfi e le baie, e il promontorio che ivi si specchia, una volta visti non si scordano più, anche in questa veste insolita.
Lungo la strada i primi mandorli in fiore, il rosa e il bianco, colori sull'abitino da cerimonia di una bambina. Il mare cinerino che pare coccolare il fiocco di neve più esigente che ha fretta di trovare la sua quiete. I tetti e i comignoli imbiancati, e pure le punte sottili e tremanti dei cipressi nel piccolo cimitero. Sotto la neve, che ci sia vita o meno, sempre pace.
Ad un tratto un raggio di sole si impone e va dritto al mare, e come per tocco magico gli dà nuova luce, e del colore della cenere sulla superficie non resta più nulla. Solo migliaia di stelle, mare e cielo insieme, giorno e notte insieme.