venerdì 11 aprile 2014
LA DISCREZIONE... solo una "parola"?
Mi pare di averla già manifestata questa mia intenzione... si, qualche tempo fa. Un giorno, se tutto andrà come spero, vorrei mettere insieme le "voci" più importanti della "mia storia", quelle che ne hanno segnato i "capitoli" e nello stesso tempo hanno dato un senso al tutto, o meglio la "chiave di lettura".
Una sorta di "dizionario" con i termini... per capire. Ma non come il vocabolario filosofico che ai tempi del liceo il professore di filosofia c'impose anche se della materia conoscevamo solo il significato letterale del nome. Sosteneva... lui, l'inarrivabile docente... che quel "libretto" c'avrebbe aiutato a capire. Cosa impossibile per dei "neofiti" come Noi, ancora lontani dall'essere presi dal fascino del ragionamento e dalla pienezza dell'idea. Ciò che non si sente proprio infatti, non può del tutto essere compreso.
Non voglio comunque addentrarmi nella selva di riflessioni che tra loro legano fino ad intrecciarsi per non perdere di vista la "voce" che riguarda il periodo che sto vivendo, quello del post tumore in qualità di "guaritrice ferita" o... come suggerito da un Amico... "ferita guarita" che da una consapevole rinascita trae risorse per far guarire a sua volta... nell'anima.
Facendo capo così di nuovo al dizionario... resto tra le prime lettere e poi mi soffermo sulla "D"... come "discrezione".
E qua ci sarebbe da dire quanto in un trattato. Discrezione, un pieno diritto sempre, e come non mai in presenza della malattia... discrezione, assoluto dovere sempre, e in particolar modo quando è da lambire l'intima sofferenza della malattia. Reputo questi due brevi concetti esaurienti per una spiegazione puramente teorica, aggiungere altro... si rischierebbe di cadere nella retorica, molto meglio raccontare quello che mi è successo qualche giorno fa, episodio che porta naturalmente a delle considerazioni.
Le lascerò libere ad ognuno, così magari imparerò dell'altro ancora per continuare a... essere guaritrice ferita, e proprio per questo... discreta al massimo se non di più.
(continua...)
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Mi è piaciuta e condivido moltissimo questa tua frase: "Ciò che non si sente proprio infatti, non può del tutto essere compreso." quanto è vero!
RispondiEliminaUn grande abbraccio con l'augurio di un serenissimo week end :D
Perché, cara Vivy... ciò che senti davvero diventa come una seconda pelle da cui non puoi essere diviso... assolutamente, e perciò "corpo" (ciò che sei) e "animo" (ciò che provi) sono una cosa sola.
EliminaUn abbraccio con sincero affetto, e... grazie
Mary