mercoledì 9 aprile 2025

VALORIZZIAMOCI (n.26) (Accontentarsi... accomodarsi... adattarsi)

Stasera desidero farvi un "dono". Una storia che già un giorno fu regalata a tutti Noi. Per questo qualcuno la ricorderà, altri no, comunque ad ognuno farà da promemoria,per non dimenticare che c'è sempre un'altra possibilità, altre opzioni per andare avanti in armonia.

È un testo in po' lungo però, ve lo assicuro, ne vale la pena...


IL VIOLINO A TRE CORDE

Il 18 novembre del 1995 il violinista Itzhatk Perlman si presentava sul palcoscenico del Lincoln Center di New York per dare un concerto.

Per Perlman raggiungere il palcoscenico non era un'impresa facile. Colpito da polio quand'era ancora bambino, era bloccato da protesi su entrambe le gambe e camminava con l'aiuto di stampelle. Il vederlo camminare, lentamente e faticosamente per raggiungere il suo posto nell'orchestra, era una scena impressionante.

Una volta seduto, dopo aver adagiato le stampelle per terra, sbloccava le protesi dalle gambe, poi ritirava una gamba ed estendeva l'altra in avanti. Infine, si abbassava per prendere il violino e, una volta sistematolo sotto il mento, accennava al direttore che si poteva procedere a suonare.

Il pubblico era abituato al ripetersi


 di questo rituale e lo seguiva in silenzio.

Un giorno, però, accadeva un grosso imprevisto.

Proprio mentre stava per concludersi la prima parte dello spartito, gli si rompeva una corda del violino. Agli occhi dei presenti non c'era dubbio sul da farsi. Perlman avrebbe dovuto alzarsi in piedi, sbloccare le protesi, prendere le stampelle e lasciare il palcoscenico per trovare un altro violino o un'altra corda.

Ma non accadde niente di tutto ciò...

Ci fu un attimo di silenzio. Perlman chiuse gli occhi e dopo un po' fece cenno al direttore di riprendere dal punto in cui l'orchestra si era fermata. Iniziò a suonare con tanta passione, con tanta forza e con tanta maestria che nessuno l'aveva mai sentito esibirsi con tanta perfezione.

Sappiamo tutti che è impossibile suonare un' opera sinfonica con tre corde, eppure Perlman modulava e ricomponeva il brano con una maestria impressionante.

Quando terminò, ci fu un attimo di silenzio, poi il pubblico si alzò in piedi e ci fu un'esplosione di applausi e di grida di acclamazione. L'intero auditorio esprimeva a gran voce l'enorme apprezzamento per la sua esibizione.

Lui sorrise, si asciugò il sudore dal volto, poi alzò il violino per invitare il pubblico al silenzio e, in tono tranquillo e riverente, disse: "Voi sapete che, a volte, il compito dell'artista è di esplorare quanta musica sia  dagli artisti, ma per tutti.

Perlman si era preparato per produrre musica con un violino di quattro corde e si era ritrovato nel mezzo di un concerto con solo tre corde. Decise di suonare con solo tre corde e la musica che ne scaturì risultò più bella e indimenticabile di qualsiasi brano che avesse interpretato con quattro corde.

Ogni sfida o difficoltà nella vita si vive senza crearsi altri problemi, con ciò che si ha e, quando questo non è più possibile, con ciò che resta.

lunedì 7 aprile 2025

VALORIZZIAMOCI (n.25) (Fare del bene fa stare bene)

Ne siamo convinti tutti, beh... almeno Noi e quelli come Noi in qualche modo impegnati in tal senso.

Personalmente mi reputo abbastanza normale, con limiti e poche doti, di conseguenza anche ciò che faccio pare buona cosa ma niente di eccezionale. Poi capita che al solito il buon Dio non lo manda a dire ma lo fa capire.

E tra le righe... ma si, vada per la caramella, e l'incoraggiamento, il raccontarsi e... giovedì  sarò  di nuovo qui... come tacito appuntamento, non si può altro che motivarsi, migliorare, e mai fermarsi.

Essere riconosciuti dopo del tempo già  muove qualcosa dentro, ascoltare poi che si è lasciato tramite ricordi, un segno bello profondo, tutto questo richiede un po' per serbarne i tratti e farne delle stelle..

E allora...

Una frase e un sorriso.

Un nome.

L'impegno che accomuna, sia pure in direzioni diverse, fa comprendere l'unicità di ognuno.


E poi... nient'altro.

Sono incontri che spiegano certe cose molto più di tante parole.

L'essenziale resta in quella gioia soffusa e inaspettata, generosamente condivisa che solo la speranza d'Amore può donare.

domenica 6 aprile 2025

VALORIZZIAMOCI (n.24) (Darci sempre per scontati non sarebbe giusto)

Pensare che stamattina per vari motivi mi sentivo inadeguata, demotivata e per un momento sono stata nell'indecisione.

Continuare?

Poi hanno preso ad arrivare messaggi e quei Cuori che solitamente accarezzano e convincono...

In realtà sono messaggi a forma di cuore. Forse non a tutti può sembrare un cuore, perché bisogna avere occhi giusti per vedere, e  leggere tra le righe.

Quando forte è il senso di appartenenza


diventa grande responsabilità, porta pensieri rivolti non solo a sé e un forte desiderio di condivisione.

Che poi non sarà chissà che, pure solo la presenza potrà bastare.

Non si cerca gratificazione, questa arriva  semplicemente da ciò che si fa, donando tempo, sorriso e speranza, e pure affetto, mai grandi discorsi e solo poche parole. Tutto quel che c'è per sentirsi dentro l'appartenenza a un "Che", senza un vero perché.

Serenità e gratificazione nel comportarsi come il "lievito madre", che agisce all'interno dell'impasto di farina ed acqua, e poi scompare. Ritornerà da un pezzetto di quella che sarà la massa, per rigenerarsi ancora e dar vita a qualcosa di buono.
A provarci almeno.










sabato 5 aprile 2025

VALORIZZIAMOCI (n.23) (Oggi visitando le note stanze...)

Ho sostato da un paziente che, se pure ad un primo impatto era sembrato non interessato a conversare, poi si è raccontato.

Mi allontano se do fastidio...

No, fastidio non me ne dà.


Posso sapere il suo, anzi il tuo nome, così... solo per salutarci se ci incontriamo qui o altrove.

Mi ha detto il suo nome, quello della moglie, le loro storie e il loro impegno a prendersi cura l'uno dell'altro, e le tante speranze.

Il volto per metà coperto dalla mascherina, rivelava uno sguardo umido di emozioni.

Prima di andare via...

Mi ha fatto tanto piacere conoscerla...

E mi è parso sincero...  sincero davvero.

Quel giorno che si varca la soglia, si cerca un volto, un appiglio. Un Angelo custode. E magari capiterà il meno adatto, ma sarà sempre e solo l'unico. Semplicemente perché il primo.

Mi piace pensare di essere stata,  almeno oggi, per lui l'appiglio cercato, la speranza mai disattesa.

giovedì 3 aprile 2025

VALORIZZIAMOCI (n.22) (Impegno... Vita... Continuità)

È cosa nota quanto importante sia la continuità, soprattutto nell'esperienza di malattia.

Darsi appuntamento e impegnarsi a mantenervi fede.

Fare insieme progetti a breve scadenza.

Stabilire vere e proprie relazioni che vanno oltre l'aiuto.

Si crea una sorta di "rete", le cui maglie si alternano larghe e strette, dove quest'ultime sono le persone di cui prendersi cura, mentre le larghe siamo Noi, parenti ed estranei, "caregiver" comunque.

Succede, si sa, che qualche maglia fra le piccole ceda, e si crei un buco davvero pericoloso, dannoso per quella accanto che rischia di annullarsi del tutto.

Ed è qui che la continuità potrebbe dare il massimo di sé, con un "rattoppo" che diventa ricamo.

Continuità di parole ed emozioni per voler bene, donare oltre il Bene. E stare bene. Insieme.

Per essere efficaci occorre continuità.

L'impegno discontinuo cancella il buon operato, fa dimenticare le persone.

Invece un ricordo fissato nel tempo resta forte e poi si desidera perpetuarlo, riagganciarlo ad altri, e ad esso collegare fatti recenti e nuovi. 

E poi ci sono i volti e persino le voci, tutto resta in mente, comprese certe espressioni ricorrenti e qualche conversazione che ha lasciato il segno.


Continuità. Desiderio di non veder sparire del tutto Chi ha lasciato orma di sé. Non si calca sabbia spazzata dal vento, ma "terra viva" ove si semina.

La Vita va custodita anche come principio. 

Bisogna resistere per proteggerla, la Vita. Perché non finisca con un'esistenza.

mercoledì 2 aprile 2025

VALORIZZIAMOCI (n.21) (Prima o poi quel che siamo davvero)

Ci sono momenti che me lo ricordano, quindi non posso fare a meno di pensarci. 

Un'esperienza estrema e l'età avanzata   evidenziano la vera natura di chiunque. Così  la "persona buona" appare... più buona, e naturalmente quelle che non lo sono mai state, buone... sembrano anche peggio.

A relazionarsi con quest'ultime se ne esce malconci ma per fortuna sapendone di più. 

Io ad esempio imparai che Chi è arrogante per natura, nel disagio intende avere sempre ragione, protesta per il minimo contrattempo, non crede mai a quello che gli si dice.

Come fosse l'unico "sventurato" sulla terra non rispetta affatto la sensibilità dell'altro che se non gli corrisponde, rischia ad un certo punto il peggio che possa immaginare... se non di più.

Vivere le difficoltà vuol dire trarne opportunità, e perciò bandire tutti i sentimenti negativi. L'arroganza è uno di questi, e andrebbe tenuta fuori o al massimo rielaborata in "sicurezza", anche se cosa facile non è.

Tiene prigionieri in una gabbia e impedisce di comunicare con gli altri.

Non conosce silenzi e giuste parole, quelle per chiedere scusa dopo un errore, chiarire un dubbio, o rafforzare un legame.

Crea incomprensione, impedisce di pensare perché animata dall'impulsività... e si nega l'ascolto, strumento indispensabile per la conoscenza del bisogno.


Pieno di  me stesso, non conosco altro che me stesso... se non la solitudine.

martedì 1 aprile 2025

VALORIZZIAMOCI (n.20) (Quando la Vita sceglie)

Quanti nomi, altrettanti volti, foto senza scatto solo per me. Tanta ricchezza.

Sarebbe cosa triste, e non lo è... non può esserlo, perché persone prescelte dalla Vita, erroneamente considerate sfortunate, sfiorando rasoterra, si danno slancio e si rivolgono all'Universo. 

Grandi e stupende. Riservate e sorridenti, libere di scegliere.

È "risorsa universale", lo sguardo alla volta celeste e poi sentirsi ricaricati.

Energia pulita che difficilmente si perde.

Forse è il modo più giusto per leggere tra le righe di tutto quello che succede, ma pure pregare senza formule e in silenzio ché qualcosa succeda, e alla fine ringraziare sempre per l'"esserci" e non solo per sé


.

Penso alle persone incontrate che lasciano tutte un segno.

Le confidenze sussurrate, le lacrime appena accennate, i rari scatti di rabbia.

E poi la dignità con un volto, una voce... e la fragilità preziosa per la trasparenza.

E mentre le ombre della notte calano e il cielo brilla per le prime stelle, levo lo sguardo al cielo e ricordo le storie, e le sento mie, e riprendo il filo di un legame che va oltre. Più forte di quello di sangue e di qualsiasi altra appartenenza.

Perché siamo Noi, qui un "mondo a parte", che comunque si sente parte di un tutt'uno.