Ora, a cose fatte posso dirlo, io pure sono per il "buongiorno", formula di saluto ma anche augurio che non guasta nemmeno in determinati contesti. Perché tutto può cambiare, no?! E il buongiorno è una sorta di ricarica perché cambiamento sia, ovviamente in meglio.
E dopo il sorriso e il saluto, le dovute presentazioni, il nome di battesimo, e poi... poi l'"ascolto".
Oggi è stata una delle poche volte che sono passata per tutte le stanze. E ho ascoltato attentamente Chi ha voluto raccontarsi.
Perché non dimentico di essere una volontaria, e con trasporto mi faccio carico di una parte del fardello, appunto ascoltando.
Ho ascoltato con il Cuore, restando accanto, ho prestato ascolto ad un paio di occhi chiusi e ad un volto corrucciato.
Non esiste testo né manuale per relazionarsi, si tratta di simpatia, sintonia... empatia.
E le parole? Poche e soprattutto pensate.
Le parole sono un dono, metterle insieme un'abilità, arricchirle facendone pensieri senza enfasi una virtù.
Siamo per il bene, ma non possiamo farci maestri, semplicemente perché ci manca la base per esserlo.
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