lunedì 2 luglio 2018

OGGI... GIORNATA "SI"


Sarà perché praticamente è luglio, la boa di metà anno è oltrepassata... sarà anche ché stamattina ho mosso il primo passo col piede giusto, sarà per tutto questo e anche altro che non ho fatto in tempo a mettere a fuoco, certamente per me l'odierna è stata una giornata "si". Quando il solito dolore non lo avverti quasi, niente spaventa e pesa, e senti di contare di più nell'economia dell'universo... beh, non può non essere una "giornata...si".
Questo preambolo per dire che è una gran bella cosa la Consapevolezza, perché poi col trascorrere delle ore ho realizzato il motivo di questo sentirmi a 5 stelle, semplicemente oggi ero più consapevole. Non è che si può esserlo più o meno a giorni alterni, capita soltanto che a volte afferri qualcosa in più, quasi una percezione forte, una maggiore autodeterminazione. Se non temessi di spingermi troppo, oserei dire... ma si, lo dico lo stesso tanto è ovvio che si tratta di un paragone azzardato... oserei definire il tutto una specie di "silenzioso delirio di potenza", in un ambito ristretto, mirato a non fare del male, anzi al contrario teso verso la positività, di quella contagiosa a largo raggio e a tempo indeterminato, anche se quest'ultima cosa è da verificare, come si dice, step by step.
Va be', insomma oggi è andata così, mi sono "prestata" alla cucina, ho "regalato" cura alle pulizie di fino, e pure così impicciata non ho tralasciato di gioire con Chi gioiva, di preoccuparmi con Chi era in pena, di raccogliere e custodire confidenze.
La polivalenza che mi ritrovo e di cui mai pensavo sarei stata capace, mi fa sentire forte di me stessa, nella consapevolezza che tutto potrebbe finire ma comunque sicura al momento di poter continuare. Come andare incontro alla notte, fiduciosa del solo chiarore delle stelle...

domenica 1 luglio 2018

LA BARCA DI SAN PIETRO (Quando la cultura condivisa annulla le distanze)


Se le tradizioni popolari vengono condivise diventano un'unica cultura, ricchezza comune, un solo sentire.
Non la conoscevo, ed oggi mi ha affascinato leggere di una consuetudine in uso nelle regioni settentrionali per il giorno di San Pietro, il 29 giugno, appunto la giornata odierna.
La Barca di San Pietro. Nella notte tra il 28 e 29 Giugno, durante la festività dei Santi Pietro e Paolo, le donne usano riempire un contenitore in vetro a collo lungo di acqua e, dopo averlo posto in mezzo al prato viene fatto colare al suo interno l’albume dell’uovo più grosso che le galline hanno deposto quel giorno. Si lascia il contenitore all’aria aperta per tutta la notte, così che possa assorbire la rugiada. Al mattino seguente l’albume prende le sembianze delle vele di una nave, prodotte... per la credenza popolare... dal soffio di San Pietro. Secondo la cultura popolare, solo in questa notte vi è questa trasformazione, e a seconda di come appaiono le vele si può capire se il raccolto e il proprio destino saranno buoni o meno. L’effetto del veliero si vedrà fino a mezzogiorno, poi lentamente si dissolverà.
Quindi questa forma assunta dalla chiara dell’uovo è la barca di San Pietro, che alla vigilia della festa ha voluto mostrare la sua vicinanza ai fedeli.
Ma perché si forma questa barca di San Pietro la notte del 29 giugno?
In realtà si formerebbe anche il giorno prima o il giorno dopo, perché le condizioni per cui questo fenomeno accade sono simili nelle giornate intorno a quella data, sole caldo di giorno e temperature ancora fresche e umide di notte. Si tratta perciò di un fenomeno fisico dalla spiegazione scientifica, ma l'immaginazione popolare gli conferisce qualcosa di quasi magico che lo trasforma in fiaba, e nello stesso tempo il sentimento religioso si ravviva.
Magia... fantasia... fede, sono termini in evidente contraddizione tra loro, che comunque insieme danno immagine forte di speranza.
Credere di non essere mai soli nell'affrontare ciò che il futuro riserva, reso almeno nell'immediato, propizio e benevolo.

sabato 30 giugno 2018

TALENTI


E' una sensazione inebriante, quasi di moderata onnipotenza. Sono convinta di dover andare al recupero, di farlo in fretta, perché non è più il caso di sprecare questo tempo in più e pure ciò che sono diventata. O forse già ero.
Se mi adagiassi nella falsa convinzione di un traguardo raggiunto, non metterei a frutto l'opportunità intuita, rendendola sterile, sotterrata e oppressa da passeggere soddisfazioni. Sarei allora da condannare come il servo fannullone della parabola, che non fece fruttare l'unico talento ricevuto dal padrone, e nulla restò a lui e niente cambiò per Chi gliel'aveva donato.
La malattia mi rivalutò in dignità, mi offrì un'opportunità che colsi al volo, rivelandosi "talento". Non sono eccezionale, perché Tutti ne hanno uno per cui sono unici e speciali, si tratta di guardarsi dentro, ascoltarsi pure, e poi... venire fuori, scoprendosi ogni giorno con meraviglia.
Sfatiamo un mito, il talento non è solo dei campioni e degli artisti, semplicemente, è un particolare tipo di intelligenza che vive in noi. Si tratta di una comprensione naturale e innata per qualcosa, persino scoprire come far felici gli altri. Ci sono persone con una naturale capacità di parlare e scrivere in modo chiaro… e così via.
Una lista di possibili tipi di talenti è cosa ardua. C'è il talento linguistico, scrivere o parlare bene la propria lingua o le lingue straniere, un talento musicale, e quindi cantare o saper suonare uno strumento, un talento che ci permette di comunicare bene con gli altri, un talento più emotivo e caritatevole che potremmo esprimere nel volontariato o nelle missioni umanitarie. Anche un coraggio innato, la capacità di ragionare sull’esistenza a livelli filosofici, le capacità creative o un’innata propensione per i nuovi media sono talenti. Insomma, esistono migliaia di talenti diversi, e la missione di ciascuno di noi è scoprirli e coltivarli. Perchè se è vero che il talento è innato, è anche vero che ognuno può coltivare e far crescere un talento, oppure abbandonarlo e vivere per sempre nella mediocrità senza rendere onore al perché venne al mondo. La scelta è obbligata. Passare su questa terra come meteora o essere stella cometa?

giovedì 28 giugno 2018

LA SPERANZA CONCRETA DEI SOPRAVVIVENTI (Prevenzione Nutrizionale) - terza parte


Come riepilogo consideriamo uno per uno i "pilastri" della prevenzione nel paziente oncologico.
- TENERE BASSA LA GLICEMIA
Con la PET è usato quale liquido di contrasto il glucosio tritiato. Le cellule neoplastiche infatti, hanno aumentato bisogno di glucosio rispetto alle cellule normali. Per questo è bene mantenere il valore della glicemia al di sotto di 90 mg/100 ml, chi supera 100 mg/100 ml, pur restando nei limiti vede aumentato il rischio di cancro al fegato, vie biliari, pancreas, colorettale, mammella, vescica, tiroide, prostata, cervice uterina.
Come pure per i soggetti col cancro, che hanno valori elevati pur nei limiti, c'è una prognosi peggiore riguardo al tumore della mammella, del fegato, dell'intestino, del polmone, del collo dell'utero, della prostata, e ancora riguardo ai linfomi e alle leucemie infantili ed anche ai glioblastomi cerebrali.
- TENERE BASSA L'INSULINEMIA
L'insulina è la sintesi di ormoni maschili, per questo un elevato contenuto nel sangue riserva una prognosi peggiore nel cancro della mammella e del colon.
- TENERE BASSI I FATTORI DI CRESCITA
Nel carcinoma alla mammella la prognosi è peggiore se IGF-1 e PDGF (fattore di crescita di derivazione piastrinica) sono entrambi elevati.
Nel carcinoma ovarico è prognosi peggiore con IGF-1 libero.
Quando è elevato l'IGFBP-1 si riduce la biodisponibilità del IGF-1 e migliora la prognosi nel cancro del colon.
(continua...)

NON POTRAI MAI SAPERE QUANTO VALI SE...


... se chiamato alla prova, non osi e poi impari a valutarti il giusto. Né poco, né molto... il giusto. Autoanalisi critica per conoscersi meglio. Astrarsi da un passato scomodo, il cui ricordo dà dolore o semplice disagio, e cominciare da zero. Nessun rimpianto, alcun giudizio punitivo verso se stessi o di rassegnazione. Nulla. Osservarsi nel contesto presente, apprezzare e pure "lodarsi" se è il caso per ogni piccolo traguardo raggiunto con successo.
Stasera riflessioni in flashback. Già, a me succede spesso, ascolto molto, trattengo come "tesoro" personalissimo ogni racconto, l'esperienza diventa mia e poi in automatico scatta il meccanismo che riporta ai ricordi, a momenti di vita che hanno segnato una svolta, ad un brusco giro di boa.
E' strano però come la sofferenza passi in secondo piano quando si guarda la situazione nella globalità.
Ogni tanto riporto stralci dal "diario" di questi otto anni. Ecco uno scritto che fa riferimento all'inizio della "cura", quando pensavo, sbagliando, non sarei mai riuscita a superarne gli effetti collaterali. Dopo aver accettato con fatica la malattia, lo "scoglio" della chemio pareva insormontabile...
"Arrivati, intesi andare su a casa da sola, mentre i miei figli si portarono in farmacia e a fare la spesa. Non avevo preparato niente per pranzo quel giorno perchè non sapevo come sarebbe andata con lo stomaco, però mi sorpesi nel constatare che avevo fame, anzi una gran fame, altro che nausea. Allora cominciai a cucinare, apparecchiai la tavola, tagliai le fragole e il loro profumo mi fece venire l'acquolina. Vuoi vedere che sono la prima che fa la "rossa" e non ha la nausea? E fui contenta, felice, guardai Beauty che mi saltellava intorno e mi venne voglia di prenderla in braccio e coccolarla. Avevo "incontrato" la chemio e la mia vita continuava.
A pranzo mangiai, mangiai abbastanza... penne rigate con l'olio (pasta grossa e corta più digeribile), mozzarella con due fettine di prosciutto, una ciotolina di fragole. Poi un po' deboluccia, però nel complesso bene, lavai i piatti. Dopo tutto, che avevo fatto di tanto straordinario? Solo la CHEMIO! Lo gridavo a mezza voce per dimostrare di non aver paura, come si dice, affrontavo così il toro per le corna. A metà pomeriggio la stanchezza aumentò.
"Mamma, vieni ad appoggiarti sul mio letto, io sto al computer, tu guardi un po' la televisione e poi può darsi che ti addormenti, hai bisogno di riposare, sai, per riprendere le forze".
Mi lasciai convincere facilmente, proprio non ce la facevo. Quasi in trance mi misi a letto e mi appisolai. Ogni tanto mi svegliavo, sentivo sulla fronte una mano che mi accarezzava i capelli, la bocca impastata con un retrogusto... forse di naftalina. Disgustoso. Non riuscivo a distinguere se il palato fosse attaccato alla lingua o viceversa. Arrivò in mio soccorso una bottiglietta d'acqua, dovevo bere molto, a piccoli sorsi per non appesantire lo stomaco, ma dovevo bere, soprattutto per ripulire il mio organismo. Avevo cercato di ridimensionare la forza prevaricatrice della "rossa", provata dal diffuso bruciore durante l'infusione, ma il vedere la mia pipì dello stesso colore mi diede l'idea precisa di che cosa fosse capace. Non ne restai tuttavia impressionata, doveva andare così, non era niente di grave. Tutto il pomeriggio a letto, poi prima di cena la compressa antinausea... la tabella di marcia veniva seguita meticolosamente. Avevo forti crampi allo stomaco, è la fame, pensai.
Mi feci preparare due patate lesse e lentamente le mangiai.
I crampi sparirono, però mi ritrovai con la sensazione di aver mangiato una spugna, non solo, anche insaponata.
Dovevo stupirmi? Ma no, me lo avevano detto che avrei potuto avere alterazioni del gusto.
Pazienza ancora... sarebbe passata anche quella piccola rogna.
La situazione era sotto controllo, tutto facilmente gestibile.
EVVIVA!!!
ERO STATA FORTE.
NON AVEVO VOMITATO".
Quel "primo giorno" fu anche il primo in cui cominciai ad apprezzarmi il giusto. Non più troppo poco, perché finalmente non avevo altri termini di confronto che me stessa.

LA SPERANZA CONCRETA DEI SOPRAVVIVENTI (Prevenzione Nutrizionale) - seconda parte


Dopo un tumore il peso potrebbe non essere più quello di prima, tenderebbe a salire con grande difficoltà a smaltirlo. Ed è provato che il sovrappeso può portare a recidiva soprattutto per alcuni tumori (mammella, intestino, pancreas).
Per le operate di carcinoma mammario, per obesità di tipo maschile (aumento di circonferenza vita e fianchi) c'è possibilità di metastatizzare a distanza con difficoltà di remissione, mentre sarebbe sufficiente perdere 2 kg per veder diminuire il rischio di recidive.
Per i soggetti in normopeso con la pancia, invece il rischio resta alto. Infatti nei maschi la circonferenza-vita sarà accettabile se compresa tra 94-102, nelle femmine tra 80-88.
Per pazienti chirurgici o in chemioterapia, a volte è necessaria la nutrizione parenterale, ovvero endovena, che però non migliora la possibilità di sopravvivenza. Come pure la nutrizione enterale mediante sondino naso-gastrico, che però a differenza della precedente porta meno complicanze infettive.
E' bene che le persone venute fuori dal cancro svolgano regolare attività fisica. Secondo alcuni studi, infatti, gli adulti con pregressa esperienza di tumore al seno o al colon che si mantengono fisicamente attivi hanno una prognosi migliore.
Eccessivo consumo di latte e una dieta proteica favorisce il fattore di crescita tumorale IGF-1, a discapito dell' IGFBP-2 che normalmente regola la biodisponibilità del IGF-1.
Anche l'insulina è un fattore di crescita che promuove la disponibilità di altri, in particolare nelle donne incrementa quando non dovrebbe il livello degli ormoni sessuali.
Per tenere bassa l'insulina evitare cibi che fanno aumentare la glicemia, ovvero alimenti ad alto indice glicemico (zuccheri semplici e farine raffinate) ed alimenti ad alto contenuto di grassi animali.
(continua...)

lunedì 25 giugno 2018

GLI ANNI "MATURI"


Lo so, qualcuno già dal titolo penserà che sto facendo paranoie perché il compleanno si avvicina. Oppure che voglia ostentare indifferenza a questa "terza età" che avanza. Non è così. Valuto a sufficienza l'importanza dell'evento, ne vedo i vantaggi dopo aver passato in rassegna le "tappe" delle due precedenti.
Riflessioni sul trascorrere del Tempo, maestro di vita e medico per ogni male. Nascono questi pensieri al termine della festa di compleanno di mio padre, 87enne che come me, contemporaneamente visse l'esperienza del tumore. Io ho imparato molto e continuo, Lui assai meno ma è comprensibile data l'età. Ha da cogliere il meglio per stare bene, e non si cura se questo è bene pure per altri. Io invece ho da essere "doppia", non falsa e ipocrita, ma obbligata ad un duplice atteggiamento per "Amore". Incoraggiare, infondere speranza, dare il buon esempio. Quest'ultima cosa soprattutto me la porto dietro dall'infanzia, con l'obbligo da primogenitura, ovvero subire le punizioni destinate ai più piccoli.
Mite e accomodante, mi sono sempre protetta con le lacrime, per non offendere e non far soffrire. Tutto questo fino a quando comparsa non è la malattia, poi è scattato un meccanismo di difesa che non saprei descrivere, definire, come fosse... ora o mai più. E sono diventata "custode a spada tratta" del mio amor proprio, cultrice senza limiti della mia autostima. Così mi dicono che sono forte e grande ma con una punta di aggressività, e non è vero, perché le mie sono "risposte" e mai "proposte", e poi non sono immensa, infinita, inossidabile. Ancora se la misura è colma trovo sfogo nel pianto, ma solo quando resto sola a pareggiare quella del Cuore che ha traboccato lacrime. Tutto sommato oggi piango molto meno, perché ho prestato attenzione alla Vita, a ciò che voleva dirmi, e poiché per tutto il tempo da quando sono al mondo me ne ha dette tante, gli anni sono abbastanza da giustificare la cosa.