martedì 7 agosto 2018

RICETTA PER OGNI STAGIONE DELLA VITA


Alimentarsi è vitale, alimentarsi in modo giusto è salutare. Stando a questo, il contrario è la fine di tutto. Catastrofica previsione, tormentone da una vita, la mia.
Mangia... sennò non cresci.
Non lo sai che senza mangiare si muore?
A volte alterne lo sentivo ripetere, puro terrorismo psicologico cui soccombevo pur inappetente con magri risultati, nel vero senso della parola.
Da bambina tendente alla malinconia, primogenita di cinque figli, facevo la "grande" pur essendo piccola, e probabilmente lo scarso attaccamento al cibo dipendeva da questo, forse nascondeva una richiesta di maggiore attenzione, chissà... ora si cerca sempre una spiegazione per ogni atteggiamento un po' fuori del comune, all'epoca risultava più comodo "forzare" verso una condotta giusta... normale? Ma le forzature sono normali?
Ovviamente crescendo le cose sono cambiate, continuo comunque a mangiare per vivere e non è il mio unico pensiero. Mi è rimasta però quella convinzione radicata, finché si mangia sicuramente si resta in vita. Una sorta di generica ricetta infallibile di longevità, smentita da recenti evidenze scientifiche che indirizzano al poco e buono, e persino al saltuario digiuno.
Che stupidaggine... avrebbe detto mia nonna... da quando è il mondo, campa chi mangia e muore chi fa la fame.
Io sono a metà strada, e conforto Chi pensa di non farcela perché indebolito con la fatidica domanda... hai appetito? In realtà conosco già la risposta, altrimenti mi asterrei da tale impertinenza, e quando sento replicare... come no, mangio tanto e di più, allora parto in quarta... sei a cavallo, non ti preoccupare, finché si mangia hai voglia a campare. Passerà, e ti riprenderai.
Un sorriso illumina quel volto e subito si passa ad altro, magari a parlare proprio di ricette, perché si sa... l'appetito vien mangiando.

domenica 5 agosto 2018

COSTANTE PAZIENZA


Caratteristiche del Segno Zodiacale Cancro.
Mia figlia stamattina mi invia un link che potrebbe riguardarmi, dico... potrebbe, e non so se è cosa positiva o qualche spunto critico nei miei confronti, e non sarebbe assolutamente una novità.
Secondo me questa descrizione ti calza molto... aggiunge, e a questo punto le "antenne" sono belle dritte, pronte in difesa per una replica giusta che non parta all'attacco.
Mi guardo il video, ne leggo il testo, sottraggo alla dura mattinata del mio sabato un tot di tempo relativamente breve. Caratteristiche generali dei cancerini, poi le particolari appartenenti alle donne di questo segno, e alla fine scopro che stavolta l' "esame" mi è andato bene. Molte virtù e pochi difetti, che visti in una certa prospettiva quasi non sembrano tali, anzi paiono buone qualità in incognita. Poi mi confronto con ciò che ho letto ed ascoltato, e mi ritrovo al 99,99%.
Sentimentale, dolce, affidabile. A tratti, insicura... ma solo a tratti. Paziente e costante, seria nell'impegno preso, dedita totalmente alla famiglia. Accudente verso il prossimo e incapace di far soffrire intenzionalmente.
Caspita... penso... oggi mia figlia è in vena di complimenti, per dare rilievo ed importanza ad un carattere, il mio... che critica puntualmente. Comunque se ne critica gli aspetti, almeno li riconosce, e ciò che oggettivamente è positivo resta tale. Come la Pazienza.
Bene, la Pazienza e la buona memoria sono le qualità di cui posso vantarmi. La buona memoria non conosce flessioni, la Pazienza a volte sfugge, ma solo per un momento, un passaggio rapido di nuvola nel cielo sereno, perché poi torna sollecitata dalla comprensione e dall'affetto, grande che provo per Tutti, ma tutti davvero. Ed è una "costante" questa delle mie relazioni.
Mi elogiano per la grande pazienza, forse qualcuno la intenderà per altro. Solo io so quale esercizio comporta e quanto sentimento sincero l'alimenta.

sabato 4 agosto 2018

UN BISCOTTO ALL'AMARENA


Uno dei tanti, della serie... a volte ritornano, quasi ricorso storico di vicende umane che hanno di base un punto in comune e altri volutamente cercati.
Sembra una favola, forse lo è, di certo fu un tentativo felice di portare dolcezza in momenti di spiccata vulnerabilità, per non far pensare e al contrario convincere di averci pensato. Senza alcun interesse, solo per affetto.
Non ricordo nemmeno quanti biscotti all'amarena portai in passato nel reparto dove fui in cura. Davvero tanti. Confezionati in vassoi, offerti da un cestino, tutti i giorni purché non fosse festa, perché dovevano essere motivo di festa. Un invito a tornare almeno per un momento alla normalità nel suo aspetto più dolce, una carezza, una coccola speciale che non si aspetta. Ché se tutto questo lo fa un familiare, molto spesso non viene apprezzato per quanto vale, è cosa scontata, ma da un'estraneo... beh, è decisamente diverso.
Così diventarono famosi "i miei biscotti all'amarena", arrivavano al momento giusto come le caramelle trasparenti di zucchero o il giocattolo da bancarella, inaspettati quando da bambini avevamo la febbre.
Ultimamente li ho portati in reparto per festeggiare stavolta il mio compleanno, e al solito sono stati assai graditi, soprattutto da una persona...
Allora, quando ci rivedremo?
Tra due settimane. Mi raccomando... mi rispose... torna coi biscotti.
Contaci, perciò non mancare all'appuntamento. Gli appuntamenti si rispettano proprio come le promesse.
Ma dai, stavo scherzando!
Io no, non scherzavo. Così ieri, alla scadenza delle due settimane, siamo tornati entrambi per tener fede al patto. Io con i biscotti... e Lui col Suo sorriso incredulo dagli occhi azzurri.

PERCHE' NO?! ANCHE DUE


Per me che vado dove ho scelto di andare non tutti i giorni sono uguali, me ne rendo conto strada facendo, lo realizzo al ritorno a casa. Mi pongo allora in discussione, perché ritengo che molto dipende da me. Infatti non sempre si può arrivare con la mente e il Cuore leggeri, qualche preoccupazione c'è, strascichi di dolore stentano a sbiadirsi, e quel che è dentro naturalmente fuori appare, e le corde tese di una sensibilità allo scoperto lo percepiscono. Mi impegno comunque, soddisfatta più o meno ma critica ugualmente con me stessa.
Mantenere costante il sorriso, discreto ed appropriato, avere la flessibilità che serve per passare dalla gioia di un traguardo raggiunto alla compassione, mettersi in sintonia con Chi è di fronte senza oltrepassare un certo limite. E la risposta arriva immediata, anche se a volte bisogna saper leggere tra le righe. Non è facile, però se tutto va bene, è bellissimo sentir dire rivolto a te in un posto così...
Grazie per la bella mattinata che abbiamo trascorso insieme.
Come fosse stata una gita, un'occasione piacevole, quasi una "festa". E giuro, non è un'esagerazione né eresia.
Può capitare poi, nella stessa giornata quando tutto va bene, che accettino in molti la caramella dal cestino a quadretti bianchi e rossi. E' segno di "apertura", di grande accoglienza, per me vuol dire non essere lì per caso, dà un senso ad un altro giorno concesso...
Posso offrire una caramella...?
Perché no?! Anzi due...
E il mio animo si apre, e so di poter osare, mettermi in ascolto.
Oggi il mio cestino si è quasi svuotato, persino le caramelle allo zenzero sono andate via in gruppo, espressamente richieste...
Non le mangiare però una dopo l'altra.
No, tranquilla. Le tengo da parte, perché non si può mai sapere. Ogni tanto ti voglio ricordare.
Bello tutto questo, sapere di essere accolti ed accettati, e non ultimo che lo zenzero solleva dalla nausea e aiuta pure la memoria del Cuore.

venerdì 3 agosto 2018

DALLE ROCCE... OLTRE L'ORIZZONTE


Abbazia di Santa Maria di Pulsano, instaurata sull'omonimo colle, a strapiombo sul golfo di Manfredonia (FG) nel VI secolo per opera del monaco-papa San Gregorio Magno, in qualunque stagione decidi di visitarla, è garanzia di tranquillità e rasserenamento. Se vuoi ritrovarti, se cerchi risposte, è il posto giusto.
C'eravamo già stati lo scorso anno all'inizio della primavera, quel giorno non c'era anima viva, 
solo Noi due e il vento, e gli insetti che paiono sempre rispondere all'adunata, e poiché fanno parte del pacchetto, disturbano ma non creano disagio più di tanto.
Ci siamo tornati oggi, in piena estate e in giornata torrida, mentre i più vanno al mare, Noi controcorrente, si va alla ricerca di silenzio, solitudine creativa, passo in avanti sul percorso della pace interiore.
Seduta su un blocco di pietra, all'ombra di un albero sono rimasta lungamente a guardare la croce che svetta verso il cielo, azzurro oggi come non mai. Tanti pensieri affollavano la mente, anche dubbi, ma nello specifico di luogo e momento ogni cosa aveva perso il carattere di assillo, come se Qualcuno suggerisse di pensarci domani. Pensaci domani, sveglia dal sonno tranquillo che ti avrà donato l'essere stata qui. So che sarà così e mi rassereno.
Mi spingo oltre la croce, e dalla roccia la vista della valle tutta pietre con percorsi difficili che portano agli eremi, quasi mozza il respiro, lo sguardo per non precipitare si leva d'istinto, rivolgendosi all'orizzonte ampio ed infinito. Poi verso la chiesa, all'interno il fresco ristoro e il tepore che ogni anima cerca. Icone di stile bizantino arredano le spoglie e rudi pareti rocciose. Più in là, in un antro basso è sistemato il Presepe perpetuo, che con canti gregoriani e la voce cristallina dell'acqua dei rivoli riprodotti, rammenta che Natale non è solo ricordo, la festa più bella, ma uno stato d'animo per ogni stagione dell'anno.

NON SI LASCIA NULLA IN SOSPESO (Settima e ultima parte di "La speranza concreta dei sopravviventi - Prevenzione Nutrizionale)


Non l'ho dimenticata né trascurata quest'ultima parte del tema trattato nelle precedenti settimane, l'ho tenuta da parte per darle il giusto rilievo perché ugualmente importante per la prevenzione nutrizionale nella sopravvivenza. Altrettanto però lo sono le emozioni e la necessità di prenderne nota, quasi a voler fermarle nel tempo e nello spazio, ed è stato ciò che ho fatto fino a stasera.
E riprendendo l'argomento, salute e prevenzione, c'eravamo lasciati parlando di fegato grasso, di quanto fosse fenomeno diffuso e dei rischi cui si può andare incontro. Infatti la possibile evoluzione verso la cirrosi e il tumore del fegato impongono una stretta osservazione del paziente con fegato grasso.
E' di fondamentale importanza individuare caratteristiche del paziente che aiutino a capire se ha una malattia potenzialmente progressiva, quindi dei marcatori di rischio che consentano di fare previsioni senza ricorrere a esami invasivi come la biopsia.
L'asse fegato-intestino gioca un ruolo chiave nalla patogenesi della steatosi epatica non alcolica che è la terza causa al mondo di carcinoma epatocellulare. Tuttavia, il legame tra microbiota intestinale ed epatocarcinogenesi resta in gran parte da comprendere. L'obiettivo dello studio è stato esplorare le caratteristiche del microbiota associate alla presenza di carcinoma epatocellulare nei pazienti con fegato grasso andati incontro a cirrosi epatica.
I ricercatori hanno quindi confrontato la flora intestiale di 61 pazienti. Hanno studiato il profilo del microbiota di ciascuno, la loro permeabilità intestinale e lo stato infiammatorio.
E' emerso che i pazienti con tumore epatico presentavano livelli eccessivi di calprotectina fecale, proteina rilasciata da cellule del sistema immunitario nelle condizioni di infiammazione. Inoltre il microbiota dei pazienti con cirrosi era caratterizzato da una maggiore abbondanza di Enterobacteriaceae e Streptococco, e da una carenza di Akkermansia, quest'ultima parte del pool di batteri benefici per l'organismo, e di Bifidobacterium, altro ceppo favorevole per la nostra salute.
Tirando le somme, le alterazioni del microbiota intestinale potrebbero determinare lo sviluppo di un microambiente che favorisce l'insorgenza di un tumore epatico mediante meccanismi diretti, infiammatori, e indiretti, di immunosoppressione.
In futuro lo studio del microbiota intestinale potrà permettere di identificare i soggetti maggiormente a rischio e indirizzare i clinici verso interventi più mirati e personalizzati, come per esempio sostituire il microbiota intestinale "malato" con uno "sano" in grado di contrastare lo sviluppo della malattia.

mercoledì 1 agosto 2018

VACANZE


Quasi ce ne fosse bisogno, il caldo di questi ultimi giorni lo ricorda, siamo agli sgoccioli di luglio e con l'arrivo di agosto, vuoi o non vuoi, sarà tempo pieno di vacanza. Ma al solito non lo sarà per Tutti, e il pensiero va a Chi non può soprattutto perché vive in precarietà di salute. Certo, i motivi economici non sono da meno, ma si dice e non è solo frase fatta, quando c'è la salute c'è tutto, e in questo caso sentirsi forti permette almeno di pensare a strategie sostitutive. Qualche gita, un "mordi e fuggi" in compagnia dividendo le spese, o quando tutto manca un picnic sul prato, anche questo può bastare.
Feci la chemioterapia in estate, e forse questo condizionò quelle che seguirono. Ricordo lunghe mattinate in parte trascorse a guardare fuori dalla finestra, un ago nel braccio e la mente altrove. Ogni tanto chiudevo gli occhi e immaginavo le persone al mare, ne sentivo le voci in lontananza come filtrate da quella delle onde degradanti a riva. In quei momenti non ho mai provato rabbia ma rimpianto per non aver apprezzato abbastanza il "privilegio" delle vacanze ogni anno, e nemmeno provai invidia nei confronti di Chi era in luoghi ameni e non in ospedale come me. Ma tant'è, io ero troppo concentrata a darmi da fare per non pensare a ciò che stavo vivendo fosse una tragedia, magari solo come un dramma, breve, un atto unico insomma, che tale doveva rimanere.
E alla fine ci riuscii. Cominciai a scrivere, creai il blog, mi rifugiai in uno spazio azzurro tutto mio, dove erano mare e monti, e comunque sempre cielo sereno. Curai persino il look, particolarissimo e unico, perché fu limitato a quel periodo e mai più. Viaggiai con la fantasia e i pensieri, e questi ultimi di quel viaggio furono i souvenir. La vacanza fu uno stato mentale.
Confesso però di aver sofferto un po' la solitudine, avrei voluto ci fosse qualcuno a tenermi compagnia in quelle mattinate, qualcuno che parlasse d'altro, mi facesse ridere, azzardasse programmi anche per me. Sarebbe stato un aiuto in più, comunque il tempo passò lo stesso, ed io ce la feci ad arrivare ad ottobre quando tutto finì.
Da allora in poi, sarà stata l'abitudine, la mia estate la trascorro lì, in ospedale. Per scelta, non mi dispiace e non posso farne a meno.