sabato 23 febbraio 2019

E VITA SIA




Alla fine se una "cosa" la pratichi spesso, appare normale e naturale, come apprendere di una nascita anzi forse di più.
Ultimamente l' "estremo saluto" si è fatto frequente, a tal punto che pare quasi una stonatura, entrare in una chiesa e non trovare qualcuno che aspetta. Perché pure se non sembra, quel qualcuno non visto c'è ed è presente e vivo nella luce di Cristo. Altrimenti che senso avrebbe passare per la chiesa? Il morto è morto, e solo cristianamente parlando un funerale diventa fonte di insegnamento e continuità.
Di fronte alla Morte alziamo le mani. Se è una Mamma che viene a mancare si faccia silenzio. Per capire il senso di una perdita così dolorosa si guardi all'altare, perché così si arriva a credere al Paradiso, che altro non è la Vita che continua.
Non vuol essere solo un argomentare religioso, è darsi speranza, aprire uno spiraglio all'eternità, ché anche laicamente parlando, un'esistenza durata un certo numero di anni ben spesi, lasciando un bel ricordo di sé, può valere un'eternità. Servirebbe vivere cento anni senza che nessuno se ne accorga?
Già le "formali condoglianze" sono vuoti convenevoli, formulate poi per qualcuno di cui a stento si rammentano i lineamenti, sarebbero inutili, mere parti di un copione più volte recitato. 
Il dolore del momento è di Chi lo prova, ed è giusto sia così, una vita donata per gli Altri, la famiglia e non solo, merita questo. Ma di rimando al dolore ci sia "continuità" e non condoglianze. Presenza e vicinanza nella ripresa della normalità e nel ricordo. Entrambe donate con la spontaneità del Cuore.
Una Mamma non può morire, almeno non del tutto, perché ha seminato tanto, dopo sarà solo tempo di raccolto.

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