Vincendo così un'iniziale debole riluttanza cominciai ad andare per la mia strada da "volontaria prodigio".
Ricordo il primo giorno che entrai in una stanza da sola, quasi di proposito...
Nel letto era un uomo anziano, molto magro e dal colorito oltre il pallore... accanto a Lui ma non troppo vicino, la moglie e la figlia, quest'ultima non l'avrei più rivista in seguito.
Sorridendo al solito, iniziai la conversazione con un tono di voce basso e pacato per non disturbare Chi all'apparenza stava dormendo. Da sguardi significativi e cenni di sottintesi riuscii a capire che per il "poveretto" ormai c'era poco da fare, ma non percepivo l'ansia angosciante che precede una perdita imminente. Raccontai parte della mia "storia", restai per qualche altro minuto, poi andai via.
Quel paziente si riprese, in seguito lo vidi sempre e solo accompagnato da Sua moglie... Lui, burbero ed accigliato in ogni momento... la moglie, "poverina", dimessa e rassegnata ma con l'aria di essere sul punto di...
"Non ne posso più... francamente, non dovrei dirlo ma spero che tutto finisca al più presto".
Dopo qualche tempo vidi per l'ultima volta la "poverina" lasciare il reparto in gran fretta dietro al marito che andava via incupito più che mai perchè non faceva la terapia... non poteva più. Fece in tempo solo a sfiorarmi una mano scuotendo il capo... il marito morì dopo una settimana.
E' questa una vicenda a cui penso spesso... a me era sembrata inizialmente in un modo ed invece era tutt'altro.
Quel che appare spesso non è... e quando devi percorrere strade che non conosci su cui ti sei trovato per caso quasi all'improvviso, non puoi non procedere se non con la massima cautela.
Stasera ho sentito ripetere... una parola di troppo può far danno, una parola di meno può farlo altrettanto... meglio tacere e restare all'ascolto.
Ed io, volontaria prodigio rifletto ed imparo perchè la mia "disponibilità" all'ascolto e sorriso non sia solo carisma ma scelta voluta e consapevole.