mercoledì 30 novembre 2016

E TORNIAMO A PARLARE DI...



Caregiver. Ovvero, di Chi si prende cura.
Il termine è inglese, e indica coloro che si occupano di offrire cure ed assistenza ad un'altra persona.
La figura è di spicco, eppure non riconosciuta in modo adeguato dallo Stato Italiano. 
Questo, solo un accenno del primo incontro di formazione per caregiver, cui mi sono iscritta. Ci sarà modo ed altra sede per andare nello specifico dell'argomento, anche perché siamo ancora agli inizi, intanto...
Intanto, stasera ero ancora lì, quando ho cominciato a pensare, rivedermi all'epoca della Malattia.
Chi fu il mio caregiver?
Senz'altro mia figlia. Si prese cura di me, mi aiutò dall'inizio per l'andamento della famiglia, fu referente attiva, solerte. Poi mi chiedo... ed io per me non ho fatto proprio nulla? Si sa, è pensare comune e a volte a ragione, che il malato debba stare al "suo posto". Fare il malato è più che sufficiente. Personalmente penso e sostengo il contrario. Il malato deve trovare una forza sovrumana per prendere le distanze da sé, e diventare lucido caregiver di se stesso. Accompagnarsi, facendo le giuste scelte e mantenendo un certo equilibrio. E il ruolo di Chi ci sta vicino allora quale sarà...? Resta comunque un compito assai difficile.
Al di là della fatica vera e propria, che dire della responsabilità morale e poi del "fardello psicologico" che non deve rivelare mai strappi e cedimenti? E se difficile sarà per un caregiver di professione, si immagina quanto più potrà esserlo per un familiare, un compagno/a, un marito o una moglie?
Nel GAMA sono più numerosi i mariti come "partners sani", brave persone relativamente al loro carattere e alle situazioni. Molte volte però è stato ripetuto che quando è il marito ad ammalarsi, la moglie è più paziente ed accudente. Sarà per una propensione materna che dura pure 100 anni, ma anche perché la tempra interiore femminile è davvero tosta. E' come la roccia. Si leviga ed arrotonda per le intemperie ma non si frantuma, e resta salda là dove è posta.
Poi c'è il sentimento che lega, e anche in questo caso il primato è della Donna. Se ama, ama davvero e nemmeno l'ombra di un futuro nerissimo la farà mai scappare.

CREARE LA PROPRIA STORIA


Siamo al quinto incontro del GAMA, e alla consapevolezza di riuscire ad andare con le proprie gambe.
In questo sesto anno di vita appena iniziato sentiamo di esserci avviati su una strada nuova, verso la consapevolezza e l'autodeterminazione.
Ciò che prima ci si negava, oggi si promuove a gran voce. Forte è la condivisione di vissuti, emozioni e progetti tra persone che vivono la medesima esperienza. Con la vitalità della relazione esse non si lasciano andare, e non si sentono sole. Supportate dal senso di appartenenza e dalla forza del gruppo, sono sempre pronte ad accogliere e donare speranza.
E' questa una sorta di introduzione a ciò che abbiamo vissuto, e non solo... anche imparato, arricchendoci. Ospiti ed ottimi relatori uno psico-oncologo e una coach life. Dopo le presentazioni, accenni sulla differenza tra temperamento e carattere, su come esperienze vissute in modo diverso per reazioni ed emotività possono essere di utilità e beneficio comune. Argomenti per ora solo sfiorati, che troveranno approfondimento in seguito, stilando una vera e propria "lista" di bisogni individuali e comuni.
E' seguito l'intervento della coach life... come far scoprire le risorse, portarle alla luce con una forma di maieutica, allenarle.
Tiziana P. , questo è il nome della dottoressa, ha raccontato tramite slides la Sua "storia", per condurre ognuno di Noi a rileggere la propria e scoprire che tutto sommato, non siamo diversi gli uni dagli altri, e tutti dotati di risorse che allenate, rivalutate in maniera adeguata portano ad affermare con decisione... quando c'è necessità... "I can", lo posso fare.
La storia di una vita che vede la piena realizzazione dopo un momento di incertezze, senza una vera autonomia, fatta di scelte subite inconsapevolmente, presenta due parti ben distinte. La "Prima Vita" e la "Fase di Transizione".
La PRIMA VITA... Infanzia, Adolescenza, Età Adulta. Fasi vissute nella normalità, coi presupposti giusti di affetti familiari, relazioni serene, scelte di studi mirati ad una realizzazione in campo lavorativo sotto la spinta di un desiderio intuito ma non consapevole. Poi, come spesso accade, la vita va in altro modo, e ad un certo punto si percepisce una forma di inquietudine che da latente si fa sempre più forte e presente. A questo punto arriva se non il tracollo, la crisi. La crisi con se stesso, si richiede una pausa, mettersi in stand by per capire, chiedersi... che cosa davvero voglio fare della mia vita per essere me stesso?
E' il momento della svolta, del cambio di scenario. Tutto sarà stravolto. Ma sarà l'affermazione dell'autostima, della fiducia nelle relazioni che acquisteranno così un valore aggiunto.
La FASE DI TRANSIZIONE è la seconda parte della storia di una vita che si realizza, non accusa stanchezza, ed è un crescendo di entusiasmo, gioia, voglia di fare.
Finalmente, a giusto titolo, si diventa... artigiani della propria vita, che prende forma sotto le proprie mani.

lunedì 28 novembre 2016

PENSIAMOCI PER TEMPO


Ho da farvi una proposta. Pensiamoci per tempo, ché le cose affrettate non sempre vengono al meglio, e poi... se abbiamo giorni a disposizione perché aspettare?
Vi ho incuriosito? Bene, non intendo tenervi sulla corda più del dovuto, perciò vi svelo che cosa mi frulla per la testa.
Vera e propria novità non è... sapete, ho pensato di ripetere l'esperienza dello scorso anno per Natale. Un video che ci rappresenti in qualche modo, in ambientazione e suggestiva atmosfera natalizia. Che ne pensate?
Sarebbe un bel dono da fare a Tutti Noi che di questo gruppo siamo Anime.
Anime che fanno sentire la loro voce, Anime silenziose...
Anime che osservano e attendono un segno, Anime tutte speranzose.
I giorni per Noi non sono uguali. Diciamo che, anche quando ce lo possiamo permettere, ci tocca convivere con l'"idea", e già possiamo considerarci fortunati. Poi grande è la responsabilità, per quella sorta di privilegio che ci sentiamo addosso, di essere validi "compagni di cordata" per Chi ha qualche difficoltà nell'andare. In salita, soprattutto. Quando è scabrosa ed erta. Insomma abbiamo un gran da fare sempre, a sostenerci e sostenere. Senza mettere la testa sotto la sabbia, e nello stesso tempo cercando di ridimensionare ed alleggerire per non far torto alla Speranza. Ché se poi lei c'abbandona che cosa può essere di Noi?
Argomenti seri, qualche nota di tristezza non possono essere tralasciati, è ovvio... ma la parte ludica, giocosa e gioiosa deve pure esserci, così com'è del resto la Vita intera. Un insieme di eventi solo all'apparenza contrastanti, in realtà uniti da logica consequenzialità. La luce dopo il buio, il sereno che segue la pioggia.
Il tempo delle feste è l'ideale per riportare l'armonia venuta meno o zoppicante, pensare meno a ciò che manca, rivalutare quel che c'è. L'esserci ancora, per esempio anche questo Natale, contarci fra di Noi e constatare che ci siamo Tutti o quasi. Va bene comunque, perché nessuno mai scompare davvero, resta nella memoria e in ciò che ha lasciato.
Allora... per farla breve perché al solito mi sono dilungata... l'idea vi va? Vederci Insieme in un bel video per Natale...
Già mi pare di vedere lo sguardo di Chi legge... ma si, facciamolo!
Ormai è tempo di Avvento, l'abete ha preso a scintillare in salotto e il presepe è quasi terminato.
Che aspettiamo...? Mettiamo insieme le Nostre foto e prima di Natale il video sarà pronto. Una dolce melodia farà da sottofondo e per Tutti Noi sarà ancora un... Buon Natale. Sempre e comunque.
nb... le foto potranno essere inviate come al solito alla mia chat privata, o su WhatsApp. O per Chi è in possesso del mio indirizzo di posta elettronica, via e-mail.
Grazie a Chi vorrà aderire all'iniziativa, e Buonanotte a Tutti.

domenica 27 novembre 2016

COERENZA E FEDELTA'


Guardo il mio camice fresco di bucato, e mi sento serena. Di una serenità che sa di conforto e certezze. Non sono sicura, né lo sarò mai di aver vinto ma so per certo che il mio è l'atteggiamento giusto per me. Continuare per questa strada senza farmi troppe domande, scacciando i dubbi, rimandando le soluzioni. L'unica non solo plausibile bensì obbligata, mettermi fretta e darmi da fare qualora fosse necessario. Questo l'ho imparato.
E intanto vivo la mia esperienza di volontariato, a gennaio saranno 4 anni ufficiali eppure sento come avessi fatto questa cosa da sempre. Non mi pesa, al contrario mi dà gioia, e quando qualcuno mi ringrazia mi schernisco con sincerità. Davvero dovrei essere io a ringraziare, e non basterebbe mai perché è ricchezza che mi sta migliorando.
Se riesco a perdonarmi e perdonare, lo devo a Chi mi accoglie anche se stanco, dolorante, afflitto.
Se faccio un passo indietro e non provo la vergogna dell'umiliazione, è merito del coraggio che noto negli occhi di Chi non è mai stanco di lottare.
Se nonostante fatti avversi, non getto la spugna è per i sorrisi di cui mi si fa dono e gli "appuntamenti" fissati volta per volta.
C'avete mai pensato al valore che assume un appuntamento per Chi non dà per scontato più nulla, meno di tutto il tempo? Lo so bene io, che mi rassicuravo ad ogni data fissata in anticipo, pensando che almeno per tre settimane ci sarei stata ancora. Piccola ma benefica illusione. Già, fu proprio così.
Cominciai con poca convinzione poi mi convinsi davvero che ce l'avrei fatta... mi ripetevo alcune frasi che mi piacevano, mi tiravano su il morale, le ripetevo più volte al giorno o alla bisogna, a mo' di "mantra" e così sono andata avanti.
In pratica la "mia parentesi" ne conteneva tante altre, le aprivo e chiudevo a mio piacimento, fino a quando quella principale fu chiusa davvero e ora spero per sempre.
Non ho voluto mettere un "punto fermo" perché con la Vita non si sa mai, e così ho continuato a restare nell'"ambiente".
E' triste?... di certo non è una "festa" perché empaticamente si vive la sofferenza altrui, ma di contro si acquisisce "competenza", si abbatte la paura e le parentesi sono solo quelle che una "penna" apre e chiude su un foglio bianco. O su uno spazio come questo, che non avrà un limite a meno che io non lo voglia.
Ogni tanto ci penso a quel che è stato, soprattutto in questo periodo prima delle feste. Basta poco... e ci penso.
Eppure ostinatamente guardo gli occhi che mi si avvicinarono tramite l'inquietudine.
Lo sguardo non mi fa paura, lo sfido con un sorriso. Anche mentre ci penso. Ricorda solo la memoria e lo sente l'anima.
Mi metto di buon animo e non sono triste, stanca e sola. Con calma metto al bando i pensieri vagabondi e mi convinco.
Accoglierò giorno per giorno quello che di bello la vita mi dà. Ed io la ricambierò con il meglio che posso fare.

FARFALLE


E mi torna in mente lei... e quel modo tutto suo di accettare uno strano amore e ancor di più, ricambiarlo.
Lo raccontava con una naturalezza tale da farlo sembrare dignitosamente normale.
Era fiera di sé, di come sapeva destreggiarsi.
Se la cavava sempre e andava alla grande, raccontava la sua storia e portava sempre sottobraccio una cartellina colorata.
Mi serve per portare sempre appresso la mia storia precisa... diceva... così se qualcuno la vuole sapere o mi chiede qualcosa tengo subito pronta la risposta.
Tutti la guardavano meravigliati e divertiti, e in un certo senso era contenta che finalmente si accorgessero di lei e di quanto fosse importante. Finalmente almeno la malattia le stava regalando la dignità di "persona"
Quel giorno che la incontrai, era passato del tempo, pareva fosse più serena nonostante il luogo e la situazione.
Sperava che da quel giorno in poi le fossero risparmiate un po' di botte e concesso il lusso di rifiutarsi quando non ne aveva voglia.
Ogni anno, in questa giornata mi ricordo di lei, Anna. Una figura emblematica di un certo tipo di violenza perpetrata ai danni di una donna. Quasi non evidente, ma forse proprio per questo più subdola. La donna considerata "un passo indietro" all'uomo, la donna zittita e costretta sempre. Retaggio culturale di antica memoria.
Stare al proprio posto, non esulare dagli ambiti assegnati... ma quali sarebbero poi questi e Chi mai li avrebbe decretati?
Il 25 novembre è la giornata contro ogni tipo di violenza sulla donna. Fu istituita nel 1999 per ricordare l' assassinio delle tre sorelle Mirabal. Erano colpevoli di aver voluto contrastare con i compagni la dittatura di Rafael Leónidas Trujillo nella Repubblica Dominicana. Avevano un nome in codice, Mariposas, farfalle.
Le farfalle hanno vita breve durante la quale non smettono però mai di volare.
Le tre sorelle Mirabal quel giorno vennero meno solo fisicamente, e ogni anno si librano ancora in aria libere, lontano dal loro Paese, simbolo di tutte le donne che vengono umiliate e maltrattate... uccise.

venerdì 25 novembre 2016

L'OASI FELICE



C'è ed è reale, anche se non puoi fisicamente esserci, respirarne l'aria. E' nell'angolino più remoto della mente, pronta ad ospitarti, accogliente per dare ristoro ai pensieri seri affinché non diventino negativi. Lì stai bene, qui ritrovi spensieratezza e pure l'entusiasmo di fare.
E' l'oasi felice, verosimilmente riconducibile all'infanzia, non violata da un passato inesistente, indifferente ad un futuro di cui non può essere consapevole.
Ci rifugiamo in quell'oasi per ritrovare il sorriso perso, la speranza momentaneamente smarrita, un'opportunità nuova... parlare di sé come ad Altro da sé.
Vari e colorati sono gli strumenti per arrivarci, mai unici per Tutti.
Ad esempio... ricordate la caramella rossa, quella famosa la cui origine si perde nei tempi?
Bene... è il mio asso nella manica, il Jolly vincente. La tiro fuori quando tutto è perso.
Una volta scartata diventa una "dolce medicina". La cartina rossa servirà a sedare l'ansia, il contenuto ad addolcire il momento.
Qualche giorno fa un'Amica delle Nostre è tornata a sorridere grazie alla caramella.
L'avevo rivista già da molto, così cupa e seria, certamente non poteva considerarsi l'immagine del miracolo, poi quella cartina fece il Suo miracolo. Ricordò così quando da bambina di quell'involucro rosso ritagliava pezzetti simili a unghie, e poi con precisione se le attaccava, pavoneggiandosi allo specchio. Il braccialetto preferito faceva allora tutt'altra figura ad un polso che per lei non era più da bambina, e si sentiva grande, già felice.
Mentre si narrava, il volto rapidamente cambiava espressione, poi fu un ricordo tira l'altro... di giochi, amicizie, infantili scaramucce. Dopo un po' il disagio e la tristezza del momento non ci furono più. Mi congedò con una carezza e un grazie di Cuore. Grazie per pochi minuti di serenità.

PIU' VICINI A LUI



Sia pure quasi definita la meta, stamattina siamo partiti indecisi. Obiettivo... non arrivare troppo lontano, raggiungere comunque un bel posto, di quelli che ci piacciono tanto. Molto antico e moderno con discrezione messi insieme, lussureggiante natura e, data la stagione, profumi inconfondibili che sanno di calore familiare.
L'Autunno avanza, mentre le giornate volgono maggiormente al crepuscolo e tramonto dell'inverno. Fa buio presto ormai, ma la prima parte del giorno è ancora straordinariamente soleggiata. E se qualche nuvola è presente, poi degrada dolcemente all'orizzonte.
Biccari, uno dei paesi montani della nostra Daunia, compare all'improvviso, ed è così raccolto e ben definito che immediatamente hai l'idea di cosa andrai a vedere.
Questi paesi solo all'apparenza sono tutti uguali, vicoli in forte pendenza, case vecchissime coperte di muschio negli antichi borghi medievali, e torri e chiese. Chiese bellissime, espressione autentica di una religiosità non fine a se stessa. Oggi ne abbiamo incontrate quattro, diverse ma tutte suggestive. Si entra e hai freddo da brividi, ti siedi e un tepore pervade, mentre lo sguardo si perde lungo la navata centrale fino all'altare. Stupenda sensazione di un abbraccio invisibile ma reale.
L'abbiamo visitato a fondo questo paese, dalle strade segnate agli angoli dalle stazioni della Via Crucis, che un tempo era noto per le 5 porte di accesso, delle quali oggi solo una è "sopravvissuta"... Porta Pozzi, e che vive stagioni estive di cultura, tradizioni popolari e poesia.
Quante ne abbiamo sapute stamani, accompagnati per quelle strade da una volenterosa ed instancabile "cicerone". Era contenta di condividere ciò che sapeva, ma soprattutto le piaceva essere in compagnia, parlare sicura di essere compresa da Chi non le opponeva chiusure. Ben presto ci siamo sentiti a Nostro agio, e passare dal Voi al Tu è stato tutt'uno. Così è quando si parla la stessa lingua in termini emotivi.
Trascorsa la mattinata, avremmo voluto recarci ancora più in alto, verso il Lago Pescara ma poiché la strada era interrotta per lavori di asfalto in corso, abbiamo deviato diretti non so dove. Noi non sapevamo dove, ma Qualcuno... si, e Alberona è stata la meta successiva. Qui da "cicerone" ha fatto un cane grosso ma bonaccione, che ha camminato al passo con Noi, salendo scale e accelerando in discesa, aspettandoci pure in fondo. Poi anche sull'ampio belvedere con la Torre del Priore, che si affaccia sui tetti del paese coi comignoli fumanti.
E' in posti come questi che avverti il Sublime ed hai la certezza che non sarai mai solo. Padrone del Presente, dopo aver parzialmente azzerato il Passato, consapevole con maturità di un Futuro sperato ma non certo.
Uno sguardo al cielo mentre cala la nebbia, e lentamente passi indietro sulla via del ritorno.

mercoledì 23 novembre 2016

INSIEME... PER IL FUTURO DELL'ONCOLOGIA (il giorno dopo)





Ieri sera piacevole spettacolo di varietà, organizzato dalle rappresentanze dell'Oncologia Medica degli Ospedali Riuniti di Foggia. Fortemente voluto per sensibilizzare alle problematiche dell'Oncologia, in pochi giorni i biglietti sono stati venduti, e così ci siamo ritrovati Tutti Insieme al teatro Umberto Giordano come in famiglia.
Opportuni convenevoli e rapidi saluti delle Autorità all'inizio, poi l'intervento del Primario della Struttura complessa di Oncologia Medica, che ha presentato il reparto e spiegato il fine della serata. Cercare di rendere migliori spazi e momenti che caratterizzano parte della condizione da pazienti oncologici.
"... i malati sono la figura di Cristo, la parte di carne che manca ai patimenti di Gesù", la citazione-programma che racchiude l'opera di Giuseppe Moscati, il medico santo a cui è dedicata la Struttura. Tutti conoscono il Suo operato che lo vedeva al centro di una grande missione, impiegare tutto se stesso per Chi soffre anche gratuitamente. Farsi povero tra i poveri in nome dell' Amore Incondizionato.
Una figura, quella di San Giuseppe Moscati, che i Nostri medici tendono ad emulare per professionalità ma soprattutto per umanità. E non è un caso per questo che ieri sera ci sentivamo a casa, protetti da un'atmosfera di gioioso affetto.
Gli artisti che si sono avvicendati sul palco hanno espresso note da "inno alla vita", ognuno nella propria specialità, così dalle meditazioni in tono semplice di una teologa si è passati alle imitazioni garbate e rispettose degli ultimi tre pontefici, poi alle esibizioni musicali di un soprano e un valente pianista, e di una giovanissima cantante dalla grande musicalità e dal timbro vocale che tanto ricordava Malika Ayane. Un bel coinvolgimento.
Non sono mancate le risate per il lungo monologo di un comico in vernacolo, un susseguirsi di battute irresistibili tra ironia e osservazione critica di alcuni aspetti della realtà locale e atteggiamenti tipici di varia umanità.
Le forme d'Arte, come pure la Spiritualità, persino lo Sport possono essere considerati a giusto merito "terapia complementare", e ieri non sono mancati.
La Musica risolve. Essere in sintonia col Divino e il proprio Sé. Il tifo calcistico. L'ironia e il buonumore. Distrattori mentali e non. Tutto questo è "supporto terapeutico" per la patologia oncologica, e alla fine riporta alle risorse che ognuno ha in dote da sempre ma di cui diventa consapevole solo scosso dall'estrema necessità.
Non c'è coraggio, è vero... se prima non si conosce la Paura.

martedì 22 novembre 2016

DAL BUIO ALLA LUCE (accenni di una giornata di varie tonalità)



Quando c'è troppo da dire, capita che manchino le parole.
Se poi si tratta di cose varie e disparate, allora si fa fatica persino a formulare mentalmente dei pensieri. Nel caso specifico sarò breve, mi limiterò all'accenno di emozioni, ché alla fine sono queste che contano.
Un mattino iniziato senza pace nel Cuore, un'ansia latente destinata a montare con le ore, voglia di perdono. Perdonarsi per meritare o concedere il perdono, tanto differenza sostanziale non c'è. E' "dono" universale, quanto dai altrettanto ritorna.
A metà del giorno, stato d'animo quasi in torpore. Rassegnato. Sarà quel che sarà, purché arrivi e passi in volata. Poi si vedrà.
Un pasto veloce, una rassettata rapida come non ho mai fatto, persino un quarto d'ora per raccogliere le idee. Chissà come mi sentirò quando sarò tornata a casa? Comunque sia, dovrò riprendermi se voglio essere lì a quella "cosa bella" organizzata per sensibilizzare alle problematiche dell'Oncologia. Già... mio marito direbbe, non ti sei ormai sensibilizzata abbastanza? Gira e rigira, l'ambiente è sempre quello, l'argomento è lo stesso. Direi... sarà ché mi sono appassionata? Ob torto collo, è vero, però quanto mi ha reso forte. Forte al punto da sembrare troppo lucida, razionale quasi indifferente, quando invece è solo mantenersi in equilibrio per non cadere, avvelenarsi un po' al giorno per non morire dentro. Lo chiamano... "mitridatismo", e solo da poco ho scoperto non essere una patologia, depennato quindi tra i termini medici acquisiti per induzione, contatto, scelta, non mi sono sentita depauperata di alcunché, perché guardo avanti soprattutto dopo un giorno come questo. Nato col buio, avanzato in penombra, ma alla fine terminato... come?
Lo scopriremo domani, dopo una notte breve. Quella che termina prima dell'alba.

NON AVER PAURA DI CONTINUARE


Di questo periodo in quei giorni di un anno fa, più o meno scrivevo così... non aver paura di ricominciare. Oggi, dopo aver ricominciato devo trovare di continuo la forza e la voglia di continuare. Soprattutto quando certe intuizioni percepite nel tempo si concretizzano, e non sempre fanno piacere. In un campo battuto dal vento, tanti sono i fuscelli ondeggianti ma non tutti uguali. Diversa è la statura e pure la posizione, non si piegheranno perciò nello stesso verso. Li vedi sottili e fragili, però nel contrasto fanno un gran rumore. Colpa del vento, ma ancor più della "struttura" o fisionomia di ogni fuscello. E per tornare a quei giorni...
Solita inquietudine... quella sensazione latente e vana che prende totalmente, dopo aver convinto che può finire solo in un modo, drastico passando minimo per un disagio.
Poi alcuni fatti convergono e pare sia così. La calma vacilla, la lucidità si appanna.
Eppure...
Ogni tanto ci penso apposta. E poi ci ripenso e non penso più.
L'abbiamo detto, no...? Rimuginare fa male e poi non porta frutto.
Sarebbe come allenarsi a dare calci al pallone, e non riuscire ad averlo tra i piedi durante la partita. Tanta energia mal spesa prima.
Stasera mi sento un po' così. Domani un appuntamento importante, un nodo allo stomaco costante. Domani l'altro mi aspetta il Follow Up, tutto bene ma non sarà solo questo. Del mio argomentare di certo qualcuno si stupirà.
Non si direbbe che io sia la stessa persona che guardò negli occhi quel "nemico" giunto all'improvviso tramite l'inquietudine.
Mentre ci penso, l'ansia monta quanto basta per smontarmi, la mente associa ricordi e situazioni e si sgomenta.
Mi oriento al positivo. Quel che è passato non torna mai, non in modo uguale, e se penso ad un identico, preciso "ricorso storico", questo sicuramente non sarà. La Vita ama le sorprese, gode nel sorprendere.
Perciò... calma!... tranquilla! Oggi è così nei pensieri, non puoi sapere mai cosa accadrà.
E poi ripeto quasi di continuo...
Pensa che domani migliore sarà.
Ricordi quando avresti voluto rispondere a quell'augurio ma ti limitasti ad un sorriso?
In seguito la risposta sarebbe stata, nonostante i pensieri "vaganti"... sono già guarita grazie, sono guarita dentro, nel carattere e nello spirito.
Ché poi è la vera guarigione, quella che conta, dal momento che si può anche guarire dal cancro ma non si ottiene certo il privilegio dell'immunità a vita o addirittura dell'immortalità.
Allora, che si fa? Non vorrai smentirti... spero.
Comincia subito, dopo che ogni luce sarà spenta e smorzato l'ultimo pensiero.
Ne avrai tenuto da parte uno solo... un piccolo progetto o proposito per domani, un acquisto, una dolcezza, un abbraccio. Tutto dedicato a TE.
Ancora una volta, la medicina giusta sarà... vedere il bicchiere mezzo pieno e cercare di ogni cosa il lato positivo, oltre ogni apparenza.
TU resti al centro del "piccolo mondo" ricostruito a fatica, sei forte di questo e devi continuare ad esserlo "per" questo.
La malattia ti ha fatto scoprire un potenziale del tutto sconosciuto di cui solo vagamente sentivi la presenza.
Così... basta coi pensieri vagabondi e continua a vivere giorno per giorno. Ci saranno nuvole e temporali ma pure cielo sereno, la primavera dopo l'inverno, il sorriso dopo il pianto.
In nome della speranza che mai si perde... comunque sia, comunque vada. Sempre sicura di ricominciare.

domenica 20 novembre 2016

PREGARE


Stasera sono stata a Messa, la celebrazione faceva riferimento alla domenica che sarà. La Festa di Cristo Re. L'Anno Liturgico volge alla fine, e tra pochi giorni saremo nel pieno dell'Avvento. Un altro Natale. Gioia e timore insieme. E' ormai da un bel po' che questa festa si fa ricordare non solo per il memoriale della nascita di Gesù, qualche ansia e un po' più di un timore ne suggellano il senso riportando al valore della Vita, autentico e speciale.
E sono stata in Chiesa perché avevo bisogno di parlare con Qualcuno che mi capisse anche senza parole, mi ascoltasse senza giudicare.
PREGARE... altro non è che parlare "sottovoce" con Chi ti ama, e ricevere come risposta serenità e tenerezza. E di questo ne ho avuto la certezza nel momento che sono uscita sul sagrato ed ho respirato profondo. Percependo una carezza sull'anima, un tepore avvolgente. Vorrà pur dire qualcosa.
Lo prendo come segno positivo per una "questione" in forse da risolvere, ha già fatto la sua parte donandomi nuova tranquillità, di mente e spirito. Aspetterò serena, sperando di tornare alla normalità.
Si sa che la Vita ogni tanto ama deviare il suo corso, regalare sorprese, lasciarci stupiti. A Noi non resta che adeguarci. Sia pure cambiamento, pausa per rimescolare le carte, l'importante è vincere la partita.
Ché da allora in poi scoprii che la quotidianità pure può diventare preghiera.
Come dice papa Francesco, c’è differenza tra il “dire preghiere” e “pregare”. Non perché il “dire preghiere” vada archiviato, ma soprattutto oggi, nei ritmi frenetici che ci travolgono, una preghiera ridotta a ripetizione di formule o lontana da quello che viviamo nella quotidianità non può bastarci. Forse una sfida fondamentale dei nostri tempi è proprio imparare a legare preghiera e vita, così da non stancarsi mai né di Dio, né della preghiera.
Questa consapevolezza mi fa serena, mi riporta a quando pareva avessi scordato il "Padre Nostro", non mi fermavo in quel mio contatto con Dio ma procedevo a modo mio.
Ho capito pure il grande valore della Speranza, nella ricerca continua delle motivazioni, nel legame tra causa ed effetto di ogni evento della vita.
Penso che credere al futuro, cercare la felicità, voglia dire essenzialmente aprirsi all’intreccio della fede e della speranza nella vita quotidiana. In fondo, il centro della nostra fede è il messaggio della speranza, il credere che non si finisce mai di essere.
Bisogna solo permettere a Dio di raggiungerci, proprio dove tutto sembra finito.

sabato 19 novembre 2016

OLTRE LA PAURA


O sarebbe meglio dire, ancor prima della paura... oltre l'ansia, o il timore di ciò che non si conosce. Perché il nocciolo della questione è proprio nel non sapere. Ignoranza, inconsapevolezza che paralizza volontà di azione e speranza che non sia ciò che si teme.
Gestire tutto questo è molto difficile, puoi aver già vissuto certi momenti e l'esperienza avrà pure lasciato qualcosa di positivo, ma ugualmente sentirai a tratti venir meno la terra sotto i piedi.
Ti metterai dritto, quasi radicato, ma guai se una folata di vento capiterà solo a lambirti.
Brividi lungo il corpo, e freddo per tutta l'anima.
Il contagio negativo è deleterio, sia che venga da Te per i tuoi stessi pensieri, sia dall'esterno perché qualcuno ha sentito il bisogno di scaricarsi il Cuore dall'angoscia. Per non cadere dovrai mettere la mente in pausa e ossigenare l'animo, e poi... continuare.
Continuare a credere che anche se fosse il peggio, oltre il peggio si potrà andare. Saltare un fosso, creare un ponte tra le due parti opposte di un burrone, e passare... "oltrepassare" anche questa.
Se si può perché non dare una nuova dimensione a tutto quanto, privandolo dell'aspetto informe che lo rende temibile al pari di un fantasma?
Alla fine quel che può tormentare in modo latente è di soffrire o veder soffrire, e così addirittura si arriva alle conclusioni... essere schiacciati, la fine di tutto, e non la possibilità di esserci ancora comunque e della vita afferrare quel che passa, non importa per quanto.
Si ha sempre paura di ciò che non si conosce, eppure anche i consapevoli affermano di provare l'ansia, temere. Forse perché convinti che non c'è limite al peggio?... o piuttosto che non si è all'altezza di limitarlo, quel peggio?

venerdì 18 novembre 2016

PRENDI UNA LACRIMA...


...posala sul volto di Chi non ha mai pianto. (Gandhi)
E' strano che certe frasi, immagini, incontri capitino proprio quando sei in momenti particolari, non necessariamente seri, ma si... comunque particolari perché richiedono la massima focalizzazione, raccogliere tutte le energie per prepararsi a qualcosa che sarà o potrebbe essere. Ché gli eventi a volte si preannunciano come temporali, con lampi in lontananza e cielo sempre più cupo. Pioverà... diluvierà... tuoni e fulmini, chissà. Però potrebbe col vento favorevole tutto allontanarsi e tornare il sereno. Si spera.
Non è chiaro il mio pensiero? Forse volutamente velato. Nasce da uno stato d'animo, certi ricordi, riflessioni del momento, ed è anche emozione perché quando ascolti in modo che si annulla ogni sensazione che ti riguarda, è come se nell'animo restasse un'orma profonda, e tutto intorno il deserto. E magari è anche un bene che sia così, per Te e Chi ti sta vicino, per non commettere gli stessi errori di un tempo.
E mi è successo che se in questi giorni ho un pensiero predominante, Qualcuno ha deciso bene di farmi incontrare, anzi rivedere persone a me già note che mi hanno donato "perle" di insegnamento. Parole come devozione, presenza, rispetto e poi un sorriso che nasconde ben altro, perché conosco quel tipo di dolore, l'ansia latente per un'aspettativa che teme di essere delusa, l'arrendevolezza infine a quel che sarà.
Del resto che si può fare? Trattenere il pianto, forse coprirlo col silenzio, cercare la distrazione anche solo per poche ore quasi a ricaricarsi. Parlare d'altro, sperando in bene.
E alla fine di una giornata così, tra pensieri e opinioni, timori e supposizioni, scopri che la Mente, fatte le dovute semplificazioni, ha conservato a memoria una sola parola. Emblematica che porta in sé un pizzico di gioia per un segnale piccolissimo di ripresa, e insieme il rammarico di non fare mai abbastanza per quella persona che si ama tanto. E perciò ancora una volta un sorriso che nasconde una lacrima sul volto di Chi, avrebbe voluto, ma non ha mai pianto.

giovedì 17 novembre 2016

NELL'ARIA IMPALPABILE E'...


La luce soffusa che vorresti illuminasse l'animo, quando quella violenta disorienta e il buio fa paura.
Non puoi trovarla tra quattro fredde mura, dove logoreresti Cuore e pensiero, devi uscire, andare fuori e ne cercherai tutte le gradazioni, e tra queste ci sarà di certo quella che fa per Te.
Stamane, un mercoledì come tanti, molta incertezza in toto, pure perché reduci da giorni senza riscaldamento. 
Tutto sommato cosa non grave, visto che non viviamo all'estremo nord, un po' più preoccupante se il problema non si risolverà a breve. Si dice che il prossimo sarà uno degli inverni più freddi.
Intanto nel cielo si alterna una coltre grigia a squarci d'azzurro...
Che facciamo... usciamo o no? Sarà uno dei "Nostri Mercoledì"... o un mercoledì così così?
Si taglia la testa al toro e si decide... andiamo in quel di là dove abbiamo una casetta, e recuperiamo il radiatore elettrico che serve per questo momento storico. Non sarà la soluzione di tutto il problema, ma almeno riusciremo a svolgere le operazioni principali.
E così fu... e così partimmo. E fugammo le nubi per lasciare spazio al sole. Almeno in parte.
Come mai non parli?
Già... non avevo molto da dire. Quando hai un pensiero che occupa il tempo delle parole, difficile è metterle insieme per esprimere anche una semplice opinione. Così resti in silenzio, aspettando che la nebbia diradi e agli occhi appaia quel che è. Qualunque cosa sia, comunque sia.
Poi col trascorrere delle ore, è andata meglio, il gelo metaforico e reale in parte si è sciolto, e qualcosa ho preso a dire. Sarà ché prima della destinazione ci siamo fermati in un paesino di un centinaio di anime o poco più, dove pareva già di essere a Natale. Stavano approntando un cielo di stelle, e sugli archi sovrastanti gli usci delle case erano ormai sistemati rami di abete, ghirlande e fiocchi rossi... tutti uguali. Un lungo viale, percorso da Noi due soli, e quattro cani che si rincorrevano festosi.
A ben considerare, non è che serva poi molto per risollevarsi ed essere contenti. Guardarsi intorno, accorgersi che tra quaranta giorni è Natale, sentirsi sereni per questo ed altro, e riacciuffare la speranza per un lembo di giacchetta se sta scappando, o scovarla dalla tana più recondita se invece si è nascosta. In entrambi i casi infatti è virtù sfuggente, dipende se ti distrai e perdi di vista l'obiettivo, oppure diventi esigente e ciò che hai avuto in dono per la seconda o terza volta non ti basta più.


ndr... ah, dimenticavo. Abbiamo recuperato il radiatore. In questo momento fa fuoco senza fiamme. Si spera in una notte dal tepore avvolgente.

NELL'ARIA IMPALPABILE E'... (incipit)


La luce soffusa che vorresti illuminasse l'animo, quando quella violenta disorienta e il buio fa paura.
Non puoi trovarla tra quattro fredde mura, dove logoreresti Cuore e pensiero, devi uscire, andare fuori e ne cercherai tutte le gradazioni, e tra queste ci sarà di certo quella che fa per Te.

mercoledì 16 novembre 2016

LADY CARAMEL


O parapsicologa?
Ogni volta che capito da Lui vinco un premio speciale. Un appellativo nuovo di zecca, forse anche due. Come stavolta.
Ecco... finalmente è arrivata Lady Caramel!
E nel chiamarmi così, una dolcezza infinita. Perché Lui è così, dolce quando serve e provocatore sempre, soprattutto con Sua moglie cui rimprovera... pensate un po'... la scarsa tenerezza.
Se mia moglie dedicasse a me solo il 25% del tempo che passa ad "accarezzare" il lavello per farlo bello lucido, io sarei più che soddisfatto.
Lei lo guarda, poi rivolta a me...
Sai come ci chiamano... Sandra e Raimondo. Oppure Casa Vianello. Noi questo facciamo, sempre un'arte. Iss accumencia a parla' la mattina, che sta ancora nel letto, e io lo sento finché non mi scoccio, ovvero da subito.
Bella affermazione... ma io non mi arrendo, e spero sempre che cambi e cominci a capire. Mi so' stancato di essere geloso del lavello.
Seduta sulla sponda del letto, mi piace ascoltare questo simpatico battibecco, e penso ai Nostri vivaci scambi, quando mio marito ed io prendiamo a beccarci per niente, ma giusto perché a niente vogliamo arrivare. Succede, quando il rapporto è improntato dialetticamente e non si trascina per inerzia...
Ma secondo te, Maria... non c'ho ragione? Come si può voler bene e non dimostrarlo?
Ohhh, senti... si' tropp' pesant'!
Ed ecco che affiora la Sua napoletanità. Quando non sa più cosa replicare... Che ascoltasse almeno Te che sei parapsicologa.
Para... che?
E ho più che sorriso.
Si, parapsicologa. Perché non ci sono forse i paramedici, i parafamacisti? Tu che capisci di psicologia ma psicologa non sei, puoi chiamarti parapsicologa.
Dove li andrà a pescare questi termini, non si sa. E' certo un uomo molto intelligente e vivace, e loquace...
Sient' a me... mò statt' zitt' ché ti va di traverso la medicina.
Niente... non c'è niente da fare. Dovrei rinunciare e rassegnarmi a dividerla con il lavello. Anzi da stamattina pure col caminetto. Le stagioni avanzano e i "pretendenti" aumentano. Che dici, lady Caramel... getto la spugna?
No. Continua ad essere come sei. Teneramente provocatorio, dolce innamorato di Tua moglie da oltre cinquant'anni.
Ché le stagioni avanzino e l'Amore vero non muoia.

martedì 15 novembre 2016

SPERIMENTARE LA GIOIA DI ESSERE AMATI DA DIO


Stasera quarto incontro del GAMA con un ospite dal forte carisma, Padre Lorenzo Montecalvo dei Vocazionisti. La Sua presenza, un vero "dono" per Tutti Noi. Per il GAMA, la "testimonianza" dell'Amore di Dio.
La "statura" di un uomo, quella che conta davvero, è data dall'intensità del Suo messaggio attraverso l'atteggiamento, le parole, l'esempio. E nello specifico, da quanta serenità e speranza riesce a trasmettere. Oggi ne abbiamo avuto ulteriore prova.
Padre Lorenzo ha esordito con tono leggero, qualche aneddoto e un paio di battute scherzose, per annullare ogni distanza con Chi l'ascoltava, poi è entrato nel vivo del Suo intervento.
Un gruppo come il Nostro è come una grande famiglia, e in una famiglia sana ciò che è indispensabile è l'Amore. Amore che sostiene, conforta, guarisce. A immagine, somiglianza dell'Amore di Dio.
Nella famiglia, in un gruppo, nella società si dovrebbe respirare questo. Oggi purtroppo avviene sempre meno, forse perché è proprio il primo "nucleo" ad essere in crisi. I matrimoni durano sempre meno, prevalgono sentimenti negativi a discapito di quello unico e sincero.
Santa Monica, madre di Sant'Agostino, fu accanto al marito fino all'ultimo anche se non era stato uno stinco di santo. Questi però, prima di morire le riconobbe il merito di avergli fatto sperimentare l'Amore. Quello vero, incondizionato che non chiede nulla in cambio.
Il vero cristiano deve vivere d'Amore, riceverlo e donarlo, in una condivisione inesauribile. Non basta credere in Dio, occorre essere convinti che ci ama, e niente e nessuno potrà separarci da questo Amore. E' il primo atto di fede.
Nei testi sacri, e nel Vangelo in particolare sono presenti atti di fede che rilevano la potenza "guaritrice" dell'Amore di Dio...
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 9,18-26.
Mentre diceva loro queste cose, giunse uno dei capi che gli si prostrò innanzi e gli disse: «Mia figlia è morta proprio ora; ma vieni, imponi la tua mano sopra di lei ed essa vivrà».
Alzatosi, Gesù lo seguiva con i suoi discepoli.
Ed ecco una donna, che soffriva d’emorragia da dodici anni, gli si accostò alle spalle e toccò il lembo del suo mantello.
Pensava infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò guarita».
Gesù, voltatosi, la vide e disse: «Coraggio, figliola, la tua fede ti ha guarita». E in quell’istante la donna guarì.
Arrivato poi Gesù nella casa del capo e veduti i flautisti e la gente in agitazione, disse:
«Ritiratevi, perché la fanciulla non è morta, ma dorme». Quelli si misero a deriderlo.
Ma dopo che fu cacciata via la gente egli entrò, le prese la mano e la fanciulla si alzò.
E se ne sparse la fama in tutta quella regione.
E' questo un brano dei più noti, in cui è evidente che la Fede cementa e caratterizza il rapporto con Dio. Gesù riporta in vita la fanciulla morta nel silenzio della preghiera, guarisce la donna malata perché ha creduto solo toccando un lembo del Suo mantello.
Al centro di ogni religione c'è un dio, ma solo in quella cristiana è presente la Fede. La Fede vince le tentazioni, fa sperimentare la gioia dell'Amore di Dio.
La Preghiera è l'espressione della Fede, necessita di raccoglimento, spesso di silenzio. E' vivere alla presenza di Dio, in intimo rapporto con Lui. E' questo che porta alla guarigione, spirituale prima, fisica a volte.
Quando tutto va bene, lo diamo per scontato e non apprezziamo in pieno la gioia dell'Amore di Dio. Comincia con le prove della vita, la grande, meravigliosa esperienza. Ma bisogna crederci fino in fondo che Dio ci ama, confidare in Lui, affidarci e fidarci fino in fondo. Come fu per il paziente Giobbe, che nel momento che gli fu restituito da Dio tutto ciò che gli era stato tolto dal Maligno, esclamò...
Io ti conoscevo per sentito dire, ma ora i miei occhi ti vedono. Perciò mi ricredo e ne provo pentimento.
L'incontro con Padre Lorenzo si è concluso con l'unzione per Tutti. Un "sacramentale" che ha emozionato e rasserenato. Come ogni "simbolo" di Fede.

ANA


Una delle poche fra le persone incontrate che sia riuscita a farmi piangere. Ana. Sdraiata su un fianco, gustava il suo panino. Se lo gustava proprio con soddisfazione...
Vuoi una caramella?
Si, grazie...
Come ti chiami...? Ana.
Dai tratti somatici e dall'italiano tutto suo ho capito che era una straniera. Mi sono allontanata per consentirle di finire. Qualche parola scambiata con le altre due compagne di stanza e poi...
Grazie per la caramella, eh...?!
E stavo per uscire, quando non so perché qualcosa mi ha riportato indietro, forse un'espressione gentile. Certo, una bella frase da parte sua...
Sei stata brava a darmi la caramella.
Perché? E' solo una caramella. Se non rendiamo dolci questi momenti, che cosa resta? So quanto si soffre e quanto possano pesare certe giornate trascorse qui.
Tu... sai? Come... sai? Perché sai?
E le ho raccontato il come e il perché. Da lì è stato tutt'uno che fosse lei a dire di sé.
Una storia dolorosa ma pure di gioie condivise e felicità finalmente conquistata. Un passato con un uomo del suo paese, manesco e ubriacone da cui non si era separata per amore della figlia. Poi, una volta che questa si era sposata, preso il coraggio a due mani era fuggita e di lui non aveva saputo più niente fino a qualche tempo fa, quando aveva appreso che era morto. Da cinque anni vive con un altro uomo di altra nazionalità, ne è diventata la moglie e con lui sta condividendo l'esperienza del tumore...
E' una persona speciale. Un gran lavoratore, mi ama e mi rispetta, io non pensavo... non ero abituata... pensa...
Ti voglio raccontare che cosa è successo quando mi sono caduti i capelli. Io li avevo lunghi, molto lunghi. La dottoressa mi aveva avvertito e consigliato di tagliarli, io ho detto... no. Guarda che poi piangi. Io ho detto, no. Così una sera, dopo la doccia ho cominciato ad asciugarmi la testa, e all'improvviso sono venuti via tutti insieme quelli centrali, come fosse una parte dello scalpo. Io non ho pianto, ma avevo voglia di gridare e mi sentivo un fuoco salire verso la faccia. L'urlo si smorzò in gola, mio marito mi sentì lo stesso e arrivò di corsa. Che succede... ? Mi guardò e fu lui a piangere mentre mi accarezzava la testa. Poi, asciugandosi le lacrime, andò a recuperare un bustone che contenesse i capelli raccolti dal pavimento. Lui li raccolse. Insieme superammo quel momento.
Solo quel giorno l'ho caricato di un peso, poi ho voluto essere da sola per tutto. Coi medici, con i miei problemi. Io devo vivere la malattia. La supererò, e se non sarà così vuol dire che per me doveva andare così. Si muore una sola volta, così come si vive una volta sola. Non si può stare a piangere per una cosa tanto naturale. Sono giovane, ma succede anche a quelli più giovani di me... e allora?
Ana parlava, ed io ascoltavo e sentivo un nodo stringermi in gola. Certi incontri lasciano senza parole. Sono lezioni di vita. Ed io sto imparando ad esistere.

domenica 13 novembre 2016

TRASCORRONO I MESI... e il tempo non basta più


Così succede che qualche "mercoledì" da condividere si accavalli, e qualcuno mi chieda... e i "Nostri Mercoledì"?
Stupita, mi sento anche lusingata. Caspita, allora mi seguono proprio, tanto da tenerci a ciò che pubblico. Come fosse una "rubrica".
Del resto continuare a... è tutto. Momenti belli, gioiosi e anche pseudo cronache di ansie, difficoltà superate comunque passate.
E allora a Chi mi chiede dei Nostri Mercoledì, rispondo...
Beh, ci sono sempre, magari non ho fatto in tempo... oppure c'era qualche faccenda importante da risolvere. Ad esempio... non per ritornare sull'argomento... la "riconquista" di un diritto perso perché scaduto.
Mah... saranno poi davvero i diritti a scadenza?
Va be', non tutte le domande hanno risposta certa, o se la vogliamo dire tutta... meglio non farsi troppe domande e andare avanti, a testa bassa e con la voglia di spuntarla sempre. Fino alla fine.
Ma bando alle chiacchiere, e per non perdere altro tempo... ecco l'Album dell'ultimo Nostro Mercoledì fuori porta.
Per ultimo ma di sicuro non ultimo... Mercoledì 2 Novembre...
Vico e Rodi del Gargano.
Dieci giorni dopo, un sabato sera. E tanto per cambiare ancora con la spesa settimanale da sistemare.
Continuare a... è così. Informale ma Vita vera da donare.


COME UNA VACANZA

sabato 12 novembre 2016

INSIEME...



11 Novembre 2016. Si ufficializza un felice gemellaggio. Due Associazioni decidono di procedere insieme, avendo un unico obiettivo. Il benessere e il miglioramento della qualità di vita del paziente oncologico.
L'Albero della Vita nasce nel 2013. Il GAMA Oncologico, che inizialmente ha visto la luce come solo gruppo di auto mutuo aiuto, diventa associazione nel 2014.
Oggi, insieme presentano il VADEMECUM del paziente oncologico. Che cosa fare una volta che è stato diagnosticato un tumore.
E' stato più volte ripetuto che una diagnosi del genere stravolge la vita, non solo di Chi viene colpito dalla malattia ma di un'intera famiglia. All'improvviso bisogna affrontare problemi nuovi, cercando di contestualizzarli nel quotidiano. Di questo si è consapevoli, ma non è affatto facile. Si parte così con un immediato senso di solitudine. A Chi rivolgersi... come fare?
Il primo sicuro punto di riferimento certamente è il medico di famiglia che deve consigliare e indirizzare allo specialista, e poi informare circa i diritti che riguardano il malato oncologico. Dalla domanda per l'invalidità alla richiesta del codice di esenzione ticket, a seguire le facilitazioni in campo lavorativo.
In seguito per sapere esattamente a cosa si ha diritto converrà rivolgersi ai centri di ascolto o agli uffici interessati.
Il percorso terapeutico oncologico per i tempi e la diversa tipologia rappresenta sempre un'incognita e in quanto tale comporta destabilizzazione psicologica del malato e dei familiari. Quindi non è da sottovalutare la possibilità che potrebbe anche essere necessità di un sostegno psicologico o di una terapia farmacologica. Non c'è assolutamente da vergognarsi per questo, anzi è prova di matura consapevolezza.
Nella presentazione del VADEMECUM particolare attenzione è stata prestata al diritto di non soffrire. La legge 38 che consta di 12 articoli, datata 2010 è mirata a questo. Il malato non deve soffrire per logica obsoleta, ha diritto ad una buona qualità di vita che gli permetta dignità fino all'ultimo dei suoi giorni, secondo i criteri di "equità" e "appropriatezza".
Fondamentali in questa nuova ed inaspettata "parentesi di vita" che comunque va affrontata al meglio per poter essere superata sono il CENTRO ASCOLTO ONCOLOGICO e i GRUPPI DI MUTUO AIUTO.
Il Centro Ascolto Oncologico offre gratuitamente informazioni, orientamento, sostegno e ascolto ai malati oncologici e ai loro familiari sui servizi di diagnosi e cura, sulle modalità assistenziali e sulle opportunità lavorative e previdenziali previste.
Il Gruppo di Auto Mutuo Aiuto è una risorsa per affrontare, in uno "spazio" di libertà, la malattia oncologica. Nel gruppo si impara a convivere con la malattia, si favorisce l'espressione di pensieri ed emozioni e si migliora la comunicazione con i familiari, i medici e gli operatori.
In conclusione il paziente oncologico diventa sempre più "protagonista" e perde l'immagine desueta di "vittima". Ad aiutarlo in questo vari supporti. Il tutto mirato a smitizzare un "concetto", a ridimensionare emozioni e pensieri negativi.
Da soli non si va da nessuna parte. Insieme ce la possiamo fare e anche meglio.

venerdì 11 novembre 2016

LE DUE PORTE


Una della Mente, l'altra del Cuore interagenti tra loro. Dovrebbero pure essere in perfetto equilibrio, dovrebbero, perché spesso questo non accade e tutto diventa più difficile.
E incontro ogni volta Lei, con le Sue parole crociate e gli occhi lucidi. Chissà quante caselle riuscirà a riempire, sempre che riesca qualche volta coi pensieri vuoti. Stamattina era in piedi dietro una porta per cercare di capire. E dice che si sente combattuta tra l'agire che non sempre le viene facile, picchi di forza, molto simile ad aggressività, necessaria per contrastare la negatività di pensiero, e il dolore che si porta dentro e appare anche fuori. Io non posso fare a meno di fermarmi a parlare con Lei... vorrei poterla aiutare in quello che è il ruolo di caregiver di un uomo che è stanco, e mai ha accettato la malattia.
Un giorno Lui fu un po' più loquace e si lasciò andare in un'esternazione che parve una dichiarazione d'amore. Senza di Lei, non potrei. Per me è vitale.
E Lei era lì, si commosse e si rianimò, prese coraggio e...
Aiutami ad aiutarti... e poi sorrise, sperando in un futuro, dalla durata imprevedibile ma migliore.
E a proposito di compagne caregiver, ce n'è un'altra che incontro spesso, serena sempre all'apparenza ma con una forte sofferenza interiore. Una volta confessò quasi con vergogna di non essersi sentita mai amata da Suo marito. Carattere duro e ombroso, riservato per un passato intimamente doloroso.
Di recente però mi ha raccontato che quando Lei gli prende le mani livide per la chemio e le massaggia, Lui risponde con una carezza. Cosa mai fatta prima.
Vedi...? Forse è questa la chiave per uscirne fuori.
Avrebbe replicato.
Lui l'ha guardata senza dire niente.
Ma perché fa così... io voglio aiutarlo.
Mi ha detto lei in tono piagnucoloso ma sincero.
Forse perché già si sente umiliato così, e poi è riuscito appena ad essere quello che sentiva già prima della malattia, ma non metteva fuori. Tu allora, fai così... ricambia la carezza, sosta su quelle mani, e non parlare. Recupera il tempo perso finora, segui il Cuore senza dimenticare i "discorsi" della Mente.

giovedì 10 novembre 2016

TUTTO INCLUSO


Vita... tutto incluso nel pacchetto. Giorno dopo giorno, ogni giorno diverso... tante briciole di Vita. Con quel che comporta di gioioso o meno, con la capacità di contrastare l'imprevisto, accettarlo in parte e aspettare che torni la bonaccia. Tutto incluso.
E se ieri è stata una giornata, oggi pure di "tutto rispetto". Euforia... serenità... entusiasmo di continuare. Per un verso. Dall'altro non sono mancate ansia, trepidazione e tenerezza. Chissà se Chi doveva l'ha capito.
Ho vinto la mia battaglia del momento. Con determinazione e grinta sono riuscita ad ottenere il rinnovo del codice di esenzione. Lo 048... confesso che negli ultimi sei mesi senza, mi sono sentita orfana, perché quello che un giorno mi parve una marchiatura a fuoco, col tempo è diventato un distintivo a stellette, simile a quello che portano i militari. Una stelletta per ogni grado avanzato. E direi che questo paragone, venuto così come al solito di getto, ci sta proprio. La "mia piccola combattente"... già perché il mio aspetto non lo darebbe a credere, almeno mio marito non lo credeva, eppure oggi mi ha chiamato così.
E il... qui non venga più di un anno e mezzo fa è stato sfatato. Chi la dura la vince ed io ho vinto, e a casa ho portato il mio bel foglio di esenzione, scadenza 7 novembre 2017. Due 7 nella data, e non poteva essere che così. Il 7 mi ha sempre portato fortuna.
Trionfante ho fatto poi uno strappo alla regola con un bel caffè con gelato al fior di latte, mi sono fatta per regalo un ombrello nuovo, rosso, mio marito... pure Lui mi ha regalato un completo.
Gioia e serenità, ed anche soddisfazione. Un punto in più alla mia autostima.
Bene, ma la Vita non è solo questa, così nella seconda parte della giornata ci sono stati altri momenti, stati d'animo completamente diversi. Opposti. Ansia... incertezza... timore di sbagliare. Concitazione. Un crescendo di situazioni da fronteggiare. Ho fatto anche questo. E spero vada tutto bene,
Bisogna però mantenersi lucidi e positivi.
Stasera per i miei pensieri in sintesi, ho immaginato la "strategia" per vivere limitando al minimo le "flessioni" per l'animo, soprattutto quando ha raggiunto una certa età come il mio.
Una coperta fatta di tanti quadrati colorati cuciti insieme. Quasi tutti vivaci, solo qualcuno di colore blu come la notte ma illuminata di stelle. La giusta coltre per un Cuore esposto alla variabilità dei venti, soprattutto quelli freddi e sferzanti. Improvvisi.

mercoledì 9 novembre 2016

BACCHE ROSSE


Che giornata...! E' tornato vivo e bruciante il ricordo di quel periodo. Sapevo che sarebbe stata un po' fuori dal mio solito, ma non così.
Sono partita da volontaria nelle vesti di paziente e per tutti quei passaggi, oggi alla fine non sapevo più chi fossi.
E su... per il prelievo e un'impegnativa da consegnare. 
E giù... per indossare il camice ed andare. Ma non dove sarebbe ovvio pensare.
Ancora giù... oltre le tante siepi fino alla palazzina del Poliambulatorio per ritirare un referto.
E di nuovo su... Scusi dottore, tocca a me?
Si, però manca la Tua cartella e quelle altrui... ti dispiacerebbe andare a prenderle?
Certo, ci mancherebbe... e quindi di nuovo su per le benedette cartelle.
Mentre il "mio dottore" prepara la relazione che servirà per l'ennesima battaglia. I miei diritti che dovrebbero tener conto dei tanti doveri portati a termine. Anche come paziente. Una 048 che non ha mai aperto polemiche, poco replicato, ha fatto file a non finire. Ultima quella di stamattina. Un'ora e mezza di attesa per un prelievo, due buchi e una vena rotta. Come bilancio, niente male. Per cui sono ancor più convinta di meritare un premio. Magari un bel rinnovo del codice di esenzione, che mi fu concesso l'anno scorso a stento e chissà come, come proroga acquistata al mercato e con la raccomandazione nemmeno velata... qui non venga più.
E invece domani sarà un mercoledì diverso dai miei soliti. All'ASL di nuovo e spero senza mercanteggiare, ché è cosa umiliante e disumana.
E scrivo, pure con disappunto e poi mi pento.
Non è per volubile capriccio, ma perché penso alle persone come me, che vivono male queste cose non come me che in fondo sto bene, qualche acciacco e via. E più ci penso e ancora di più a loro mi sento legata. Io sono consapevole, più facilmente accetto i "perché". Loro non vorrebbero conoscerli, eppure devono subirli. Con dolore, rabbia... tanta sofferenza, cercando di non far ingiallire la speranza.

A TAVOLA (2° GAMA ITINERANTE - IL BUON CIBO)





Intorno ad una tavola apparecchiata si chiacchiera, si discute, si prendono persino importanti decisioni. Condividere un momento di convivialità è pure conoscersi meglio e dimenticare per un po' problemi e ansie. E se il cibo è stato buono e il vino sincero, i Cuori si scaldano e prendono voce. Risate e canzoni in allegria per una ricarica a pronto uso, da portare con sé al ritorno a casa.
Questa in sintesi la conclusione del Nostro evento. Dopo Spiritualità e Cultura non è mancato il buon cibo, a pranzo in un ristorante tipico del centro storico.
Due lunghe tavolate e prodotti del luogo sapientemente serviti hanno rallegrato la vista e confortato gli animi. Salumi e latticini, verdure tra cui il famoso asparago selvatico orsarese avvolto in un sottile strato di guanciale, funghi ripieni, "pettoline" ... tutto questo tra gli antipasti, e poi a seguire orecchiette al ragù, troccoli ancora ai funghi, e spiedini e bistecca... ed altro. Un ricco menù insomma, grazie alla cura dell'Amico, membro del gruppo che ha organizzato il tutto nei minimi dettagli. Al resto abbiamo pensato Tutti Insieme cantando alla Vita e alle piccole gioie che riserva, come questi momenti ogni volta unici e indimenticabili.
Condivisione di emozioni, nella consapevolezza che ognuno mantiene la propria individualità, la propria personalità, la propria originalità, ma che arriva il momento in cui si vola tutti insieme, perché "insieme... è meglio".
Le Nostre menti infatti, unite divengono molto più che la somma individuale delle medesime, una sorta di "sovramente" che può arrivare a vette altissime.
Che sensazione bellissima regala la sola idea di volare sempre più alto... quanto è rassicurante pensare di non essere mai soli, nel poter condividere momenti di ansia, dolore ma anche quelli di sano divertimento.
Come nelle Nostre "serate conviviali", e i "GAMA ITINERANTE" quando qualche trasgressione alimentare è concessa ed è obbligo bandire i pensieri negativi.
Positività a largo spettro quindi, come il più efficace degli antibiotici... per persone eccezionali che respirano più del normale.

lunedì 7 novembre 2016

STORIA E "MAGICHE" TRADIZIONI (2° GAMA ITINERANTE - LA CULTURA)





Un gruppo che si impegna a 360° per il benessere del paziente oncologico e la sua famiglia. E le nostre "uscite"sono intese anche in tal senso, perché siano condivisione di emozioni e arricchimento a tutti i livelli.
Prima di giungere nel cuore di Orsara, quindi tappa a TORRE GUEVARA.
Un antico palazzo nel mezzo di un'ampia area rurale, dal nobile passato scritto sulle sue stesse pietre. Il tempo e i disastri naturali hanno lasciato i segni, infatti la costruzione porta quelli del terremoto del 1930 e del sisma del 1961, quando le scosse fecero crollare parzialmente le coperture dell'edificio. In seguito è rimasto del tutto inagibile dopo il terremoto del 1980.
L'ultimo sisma, quello del 2002, non sembra invece aver danneggiato ulteriormente la dimora dei Guevara.
Il palazzo di Torre Guevara è sito nella piana compresa tra i due affluenti Sannoro e Lavella, a nord del torrente Cervaro, in territorio di Orsara di Puglia. La costruzione rientrava nell’elenco delle dimore reali della corte aragonese. Il palazzo è eretto sul versante nord della conca attraversata dal torrente Cervaro, in un’area ricca di cacciagione. La zona, oltre a fornire relax ai vari feudatari e regnanti di passaggio, veniva utilizzata per il ripopolamento faunistico.
Torre Guevara è una struttura che ha trecento anni di storia. Il palazzo fu eretto nel 1680. I Guevara, signori di Bovino, acquisirono il Territorio di Orsara di Puglia e decisero di regalarsi un edificio degno della loro dinastia. Fu Giovanni, quinto duca di Bovino, a far costruire Torre Guevara, per i soggiorni di caccia nel territorio di Montellare. Fece erigere l’imponente edificio nel cuore stesso di un’area geografica delimitata a nord dall’antica città di Troia, a sud-ovest di Orsara, a sud di Bovino e ad est di Castelluccio dei Sauri. Una zona ricca di cacciagione, immersa nel verde e nella poesia di un paesaggio dolce come le linee delle colline daune. Il Palazzo di Torre Guevara fu utilizzato come sontuosa tenuta di caccia. Ospitò re e regine.
Una storia ricca di fascino, dunque la cui memoria degli antichi fasti sprona a riportare come in un museo bellezze artistiche e culturali.
Dopo la sosta a Torre Guevara, eccoci ad Orsara, dove solo pochi giorni fa, ad Ognissanti il cuore del paese ha "preso fuoco". Nessuna paura... è tutto ancora lì, vetusto e suggestivo.
Al rintocco della Chiesa Madre, gli oltre 100 covoni di legna preparati in ogni piazza e strada si sono trasformati in altrettanti falò da cui altissime fiamme e scintille hanno illuminato a giorno la notte più lunga e luminosa dell'anno. E' il momento che gli orsaresi dedicano da tempo immemore alla celebrazione dei “Fucacoste e cocce priatorje” (Falò e teste del purgatorio). Il fuoco, la condivisione del cibo, gli spettacoli musicali e le performance degli artisti di strada sono solo alcuni degli elementi che fanno di questo evento uno dei più attesi dell’anno.
A poche ore dall’evento, le famiglie cercano di accaparrarsi le zucche migliori per i propri bambini. Sono i più piccoli, con l’aiuto di nonni e genitori, a intagliare queste grandi “mongolfiere” color arancio per renderle “umane” e adeguarle a ospitare un lume al loro interno. Affinché la festa sia perfetta, occorre accatastare per tempo tutto il legname necessario a preparare un falò che faccia invidia a quello del vicino. E poi non bisogna dimenticare vino, carne, pane, patate e dolci tipici, cioè tutte le pietanze e gli ingredienti che saranno consumati quando, in ogni stradina del borgo, si terrà un banchetto a base di piatti “poveri” ma gustosi e in tutto il paese saranno esposte centinaia di zucche lavorate in modo creativo e illuminate al loro interno. Orsara si trasforma così in un luogo magico. Davanti all’uscio di ogni abitazione si vedono grandi tavolate. Si mangia per strada, in una grande comunione collettiva che riempie il borgo di voci, risate, musica e allegria. E poi c’è il mistero di una notte che sembra davvero fare abbracciare due mondi. L'uno materiale e visibile, l'altro ultraterreno e impalpabile, ma pieno di suggestioni. La tradizione vuole che le anime del Purgatorio (Cocce priatorije) possano purificarsi attraverso il fuoco e trovare la via del Paradiso, che viene indicata loro dai lumi nascosti dentro le zucche.
E’ la festa della luce, dunque, non quella delle tenebre.

(continua...)

UNDE MALUM... ? (2° GAMA ITINERANTE - LA SPIRITUALITA')




Oggi ho vissuto una bellissima giornata in gruppo. Un evento. Il 2°GAMA ITINERANTE.
Cultura, spiritualità, buon cibo in condivisione, come sempre. 
Questa uscita è capitata al momento giusto, quando c'era necessità di verifica e ricarica. Un test, insomma. E nel caso non si fosse capito, questa è stata l'occasione che ha fugato ogni dubbio.
Il gruppo si è mostrato coeso, compatto, legato da solidi sentimenti di affetto e solidarietà.
Già... da soli non si va da nessuna parte. Ma davvero. E al contrario, Insieme si arriva molto, molto lontano. Anche ad accettare situazioni pesanti, vivere il presente come fosse l'unica dimensione del tempo.
Per quanto siano concetti ripetuti e digeriti più volte, è sempre un bene riascoltarli. E quando succede all'esterno del Nostro amorevole e benefico cerchio, la cosa risulta ancor più emozionante ed efficace.
Stamattina l'omelia di un sacerdote è stata promemoria, e carezza e conforto per l'animo. In una piccola chiesa scavata nella roccia, in località Orsara di Puglia, è stata celebrata la Santa Messa apposta per Noi. Un momento di forte coesione spirituale, durante il quale ognuno ha offerto ciò che di più prezioso vive nel proprio attuale momento storico. La malattia... esserci nel pieno, dopo e anche sostenere Chi la vive.
La domanda di sempre che nei momenti peggiori si ripresenta. Da dove viene il male? Perché Dio, buon padre lo permette?
La risposta è in ognuno, ma la sofferenza spesso offusca la vista dell'animo. Così che si intuisce ma non si afferra, dimenticando che Gesù stesso prima di morire, esclamò a gran voce... Dio mio, perché mi hai abbandonato?
In quel momento era un uomo che pativa l'agonia della Croce, e in quanto tale soffriva nel corpo e in Cuor Suo viveva la paura della morte.
Il male quindi non viene da Dio, bensì dalla condizione umana.
Siamo nati per morire... ha detto don Stefano. Personalmente preferirei parafrasare questa affermazione. Siamo nati e viviamo prima di morire. Così mi pare più naturalmente giusta.
Ma il giovane sacerdote ha pure concluso portando l'esempio di una giovane mamma, che malata di cancro ha preferito che vivesse la Sua bambina, rinunciando alle cure. Al momento della nascita si era stretta alla creatura e al compagno di vita, con parole di gioia.
Siamo nate e non moriremo mai.
Non muore Chi vive confidando nella Luce.
(continua...)